John non aveva la minima idea di come risponderle, cosa dire per farla sentire compresa, ma Greta l'aveva preceduto, aveva sorriso e aveva terminato il discorso guardandolo negli occhi, con una luce che non le aveva mai visto prima.

«Ma con te è diverso. Se ci sei tu è tutto diverso. Perché riesci sempre a migliorare quello che hai intorno, e anche io mi sento migliore con te.»

*

John riapre gli occhi e la prima cosa che fa è chiedersi se quella conversazione sia successa davvero, quella notte di tanti anni fa.

Gli viene quasi naturale mettere a confronto quel ricordo con la litigata dell'altro giorno. Quella sera è stato un vero disastro: dopo il concerto, John era su di giri e voleva farlo sapere a tutti i suoi amici. Tutti, nessuno escluso. Dopo aver parlato con Dex e gli altri degli Energy Drinks, giunti al Beryl per vederli, era uscito fuori di soppiatto, con l'intenzione di chiamare Lester da una cabina telefonica. Greta l'aveva visto, l'aveva seguito per la strada e aveva capito tutto; da lì la situazione era precipitata. L'astio della ragazza per il suo mentore era sempre stato evidente, ma quella sera la cosa era degenerata, il tutto amplificato dalla gelosia, dall'alcol e dall'adrenalina post-concerto. John, innervosito dal suo eccesso di controllo, le aveva risposto male e il resto era venuto da sé, si erano rinfacciati a vicenda qualsiasi cosa potessero rinfacciarsi sin da quando erano ragazzini, avevano iniziato a urlare dando spettacolo davanti al Beryl, e per l'ennesima volta si erano separati. Non si erano ufficialmente lasciati, in realtà, eppure la situazione era mille volte peggio dell'ultima volta, almeno per lui.

Non appena si muove, un'improvvisa emicrania lo assale, e come colpito da una scossa si rannicchia su sé stesso, portandosi le mani alla testa. Alza lo sguardo, sente gli occhi secchi, di sicuro iniettati di sangue. Quando si volta verso il comodino lo trova pieno di fazzoletti, e tra loro spicca una bottiglia di whisky di cui è rimasto poco più che un sorso.

Guarda la sveglia: è pomeriggio inoltrato. Non ricorda quando si è messo a letto, né per quanto abbia dormito. Il suo pensiero va subito a Jason e Val, poi ricorda che erano stati loro stessi ad annullare le prove in quei giorni per permettergli di riprendersi. Aveva passato le ultime notti saltando da un bar all'altro, in compagnia di Dex che dall'ultimo concerto sta cercando di tirargli su il morale.

Mentre si rimette seduto, cercando di trattenere la nausea che dalla bocca dello stomaco si propaga fino a coinvolgere tutto il corpo in una sensazione terribile, John ricorda come in una flash il concerto della sera prima.

Si trattava di un gruppo hardcore di terz'ordine, la brutta copia di un gruppo di imitatori dei Germs. Venivano da uno Stato vicino, forse l'Indiana o qualcosa del genere, e Dex, prima del concerto, si era offerto di ospitarli alla casa occupata. Poi, durante il concerto, il cantante aveva preso a far roteare il microfono, tenendolo dal filo, come fosse un lazo. Come prevedibile, il microfono gli era sfuggito di mano e aveva preso Dex dritto in un occhio. Inutile dire che la sua offerta era stata ritirata e avevano quasi finito col fare a pugni col gruppo, lasciando la scena all'ultimo e scaricando l'onere di fare i doveri di casa ai punk più giovani.

Perciò, anche quella notte l'avevano passata in un bar, con l'occhio di Dex che si gonfiava e iniziava a lacrimare, e John che piangeva come un disperato per Greta. Di solito non la farebbe così drammatica, ma questa volta la situazione è diversa. Più seria. Più grave, forse, perché non riguarda qualcosa successo sul momento ma tutti gli sbagli che hanno fatto nel corso degli anni.

Ed è questo ciò che pensa ancora adesso, mentre si tira su e si passa una mano tra i capelli, si fa un caffè, una breve sosta in bagno ed è come nuovo. O almeno, gli piace pensare che sia così. Poi prende la bottiglia dal comodino e la finisce con un'ultima sorsata, ed è pronto a ricominciare.

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