«Ah, ora sono diventata un affare?» ridacchio e finalmente mi decido a bere questo caffè, che nel frattempo è diventato tiepido in modo fastidioso.

«Il migliore dell'anno» ribatte pronta lei. «Anzi, degli ultimi quattro anni, per l'esattezza.»

«Cara, tu mi lusinghi!» dico, posando la tazzina vuota sul ripiano. Finalmente mi dirigo alla cassa e sento uno dei clienti sospirare di sollievo. Ci faccio poco caso, anche perché al momento mi sembra quasi di camminare su una nuvoletta. Il barista di prima mi fa l'occhiolino e inizia a battere il mio conto. Lo guardo con più interesse ora che ce l'ho davanti: è davvero molto carino, con la chioma rasata ai lati e un bel paio di magnetici occhi verdi. Fisico palestrato e un tatuaggio tribale che si intravede dalla manica completano il corredo e quando mi tende lo scontrino non posso fare a meno di sorridere ancora, per l'ennesima volta questa mattina. Sto meditando di dirgli qualcosa di spiritoso, magari addirittura di chiedergli se ha voglia di uscire a bere una cosa in serata, quando Cristina riprende a parlare e calamita nuovamente la mia attenzione.

«Pensi di riuscire a venire a Milano la prossima settimana? Così ne parliamo di persona con l'editore» dice e io mi limito a salutare il ragazzo con un cenno prima di lasciare il bar. Peccato, vorrà dire che dovrò tornare a fare colazione in questa zona molto presto.

Mi inoltro per via Manno, godendomi la leggera brezza che filtra tra i palazzi e che stempera la calura di queste afose giornate di maggio. Dovrei essere al mare, adesso, a godermi il sole e il caldo, e non certo qui in città a lavorare fin dal mattino presto. Quando la mia esperienza editoriale è cominciata, quattro anni fa, ero abbastanza ingenua da pensare che mi sarei potuta mantenere solo con la scrittura, lasciando il mio vecchio lavoro e godendomi la bella vita, soprattutto quella estiva. Purtroppo il mio sogno ci ha messo molto poco a infrangersi contro la dura realtà e così sono tornata a lavorare nel negozio dei miei, anche se la mia trilogia è andata abbastanza bene da permettermi di mettere un po' di soldi da parte per il futuro. Nella sfortuna, comunque, devo dire di essere abbastanza fortunata. Ogni volta che ripenso a Cristina che si destreggia nella calca metropolitana sotto i quaranta gradi e l'asfalto rovente, mi rendo conto che forse non dovrei lamentarmi così tanto. Almeno qui, quando il vento tira nella direzione giusta, riesco perfino a sentire il profumo del mare. Per non parlare del fatto che, almeno il fine settimana, posso godermi la bellezza di Chia e del suo mare cristallino.

«Ale, ci sei?» mi risveglia Cristina e io torno al presente, in tempo per fermarmi di botto al semaforo rosso del Bastione ed evitare che la mia fantasia mi trascini sotto un'auto in corsa.

«Sì, scusami, stavo pensando. Non dovrebbero esserci problemi, avviso i miei che dovranno fare a meno di me per qualche giorno.»

«Perfetto. Ah, e Ale...» Fa una pausa e il mio sesto senso si mette subito all'erta. Cristina non tituba mai, a meno che non sappia che infastidirà il suo affare più remunerativo degli ultimi anni.

«Sì?» la incalzo, muovendomi irrequieta sul posto. Davanti a me sfrecciano parecchie auto, che inquinano l'aria e l'acustica con i loro suoni e odori. Non sarà Milano, ma anche Cagliari al mattino dà il meglio di sé, in quanto a traffico. Per fortuna che non abito troppo lontano e posso evitare di muovere la macchina, o a quest'ora sarei già stressata e inacidita. E prenderei assai male la ritrosia della mia agente. O almeno, peggio di quanto già non faccia.

«Crì, che succede?» dico, cercando di concentrarmi per estrapolare la sua voce dal rumore che sento dentro e fuori dal telefono.

«Ecco, ci sarebbe un dettaglio di poco conto...» dice lei e già so che è tutto fuorché un dettaglio di poco conto, o non si farebbe tutti questi scrupoli a dirlo.

«Che dettaglio?» domando, e finalmente il verde scatta e posso attraversare. Cammino piano, perché sono quasi arrivata al negozio e una volta lì dovrò chiudere. Per fortuna è ancora relativamente presto e non è che rischio di essere licenziata in tronco dai miei se tardo di qualche minuto. «Dai, Crì, cosa può essere di così tragico?»

Amore a prima rigaWhere stories live. Discover now