«Sei in ritardo.»
Mi accoglie così, il bell'uomo dagli occhi azzurri. Niente "buongiorno", "come va?", "benvenuta", come suggerirebbero le regole della civiltà. Poi rimane piantato sull'uscio, e mi squadra manco fossi un'aliena appena atterrata sul suo portone di casa, e non la persona che nei prossimi mesi lavorerà con la sua... compagna? moglie? sorella, magari?
«Ciao» dico, sorridendo e cercando di non mostrarmi troppo turbata dalla sua maleducazione. «Sono Alessandra Murgia, ho un appuntamento con Diane.»
Lui non sorride. «Lo so. E sei in ritardo.»
«Be', sì... mi sono distratta guardando il paese, è davvero...»
La frase mi muore tra le labbra perché lui si gira e mi pianta in asso, rientrando dentro casa. Lascia la porta aperta, però, e io lo prendo come un invito a seguirlo. Mi chiudo il portone alle spalle e nel corridoio cala il buio, che mi costringe a camminare tentoni fino alla prima fonte di luce che riesco a intravedere.
Arrivo in un piccolo salotto, arredato con vecchi mobili in legno, un divano in pelle un po' logoro e una poltrona dello stesso color caffelatte altrettanto usurata. Su un mobile, però, fanno bella mostra di sé uno schermo e un impianto audio entrambi di grandezza indecente, ulteriore segno che il cachet della mia collega di scrittura dev'essere davvero molto più alto del mio. Due grandi vetrate permettono al sole di illuminare l'ambiente e il mio ospite bello e scortese ci si piazza proprio davanti, costringendomi a guardarlo in controluce.
Non parla, e il mio disagio aumenta vertiginosamente.
«Be', se puoi dire a Diane che sono qui...»
«Lo sa già» è la sua risposta lapidaria. Ha un tono di voce freddo e implacabile. Possibile che io sia in grado di generare tutta questa antipatia in qualcuno che nemmeno mi conosce? Va bene il ritardo, ma qui si sta proprio esagerando.
«Senti...»
«Diego» mi interrompe lui, omaggiandomi del suo nome anche se io non gliel'ho chiesto.
«Ok, Diego... Se potessi chiamare Diane...»
Lui si schiarisce la gola e poi esita. Anche in controluce, riesco a capire che adesso è in difficoltà, anche se non capisco quale possa essere il problema. Che la sua dolce metà non sia in casa? Magari si è dimenticata l'appuntamento e ha lui spetta l'ingrato compito di chiedere scusa al posto suo. Visto l'incontro mancato in casa editrice, non mi stupirebbe.
«Diane Vane sono io.»
Sputa fuori le parole tutto d'un fiato, e mi ci vuole qualche secondo per capirle del tutto. Quando ci riesco raggelo. Ma che fa, prende in giro?
«Molto divertente» dico, ma lui non sembra affatto ridere, anzi. Anche con il volto in penombra, riesco a vedere che gli occhi saettano da un lato all'altro del salotto, come in cerca di un rifugio.
«Dico sul serio.»
«See certo» ribatto, ma più insisto a negare l'evidenza più questa mi sbatte in faccia con tutta la sua forza. Porca vacca. Diane Vane è un uomo? Luke Skywalker deve essersi sentito nello stesso modo quando Darth Vader gli ha rivelato di essere suo padre.
Per la prima volta da anni sono senza parole. Possibile che roba come Cuori distanti e Legami sia uscita da un uomo? Mi rimprovero per i miei pregiudizi un secondo dopo aver fatto questo pensiero. Certo che è possibile, non vedo perché gli uomini non dovrebbero essere in grado...
«Immagino che sia un problema» dice Diane-Diego. «Se vuoi tirarti indietro lo capisco.»
«Come scusa?»

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Amore a prima riga
RomanceNUOVO CAPITOLO OGNI FINE SETTIMANA 🌷 Alessandra è un'appassionata di giochi di ruolo, una master e una nerd fino al midollo. La sua prima saga fantasy ha avuto un grande successo e mentre è ancora intenta a godersi il trionfo, il suo editore le fa...