capitolo 20

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Passai tutte le ore di lezione a torturare me stessa pensando a ciò di cui avrei dovuto parlare con Sam. Il programma scolastico si era davvero complicato in quelle due settimane che avevo passato a casa, o forse io ero troppo impegnata a pensare alla voglia di budino alla fragola per concentrarmi sulle parole confusionarie della prof di matematica, infatti fu un sollievo quando entrò una segretaria dicendo che il consigliere scolastico doveva parlare con me. All'inizio fui riconoscente alla donna che mi aveva rapita dalle grinfie di equazioni e prodotti notevoli poi l'ansia si impadronì di me. Non ero mai stata nell'ufficio del signor Fitch affianco a quello del preside e avevo sempre avuto ottimi voti, di cosa voleva parlarmi?
Bussai poi entrai nella stanza con la porta di vetro e venni accolta da un omone alto e con delle spalle da far ingelosire i giocatori di rugby.
Mi allungò una mano. "Io sono il consulente Fitch, ma puoi chiamarmi George. È un piacere conoscerti." Gli strinsi la mano a mia volta. "Brittany Campbell, ma suppongo lo sappia già. Di cosa mi deve parlare?"
Indicò la sedia che stava di fronte alla scrivania e lui si sedette sulla poltrona dall'altro lato.
"Siediti, devo dirti parecchie cose. Potrebbe volerci un po'. Allora, per prima cosa parliamo delle due settimane di assenza, i tuoi voti sono alti quindi non c'è problema per farti recuperare, mi preoccupa di più per quello che pensi di fare nei prossimi mesi. Voglio essere chiaro, si vede che sei incinta." Era così diretto che quasi non caddi stesa a terra. Poi mi ricomposi e risposi.
"Non ho ancora deciso niente per adesso ma le saprò dire come penso di fare, grazie dell'interessamento, se è tutto io andrei.." Dissi nervosamente alzandomi dalla sedia verde. "No, no, risiediti non ho finito. Mettiti calma, Brittany, voglio solo il bene dei miei studenti. Spero mi dirai presto cosa pensi di fare, ma devo parlarti anche di un'altra cosa. Al campeggio estivo durante il falò tu suonavi, me l'ha detto il coach Lynn. Canti anche?" La domanda mi sorprese. "Uh, si canto e scrivo i testi e la musica però non in pubblico." Sembrò illuminarsi. "Fantastico, fantastico. Vedi, la scuola in collaborazione con tutte le scuole della nazione sta organizzando un concorso di musica e ci servono dei musicisti come te. Chi vincerà il concorso vincerà un corso estivo nel conservatorio di New York, e per un'estate starà là. È uno dei più importanti conservatori dell'America e alla fine del corso lo studente più meritevole riceve una borsa di studio per entrare nella scuola di musica e frequentare i corsi per tutti i tre anni. È una grande occasione per te!"
Era tutto quello che avevo sempre sognato. Io a New York. Io e la mia chitarra in un conservatorio. Io e i miei testi a studiare musica. Io immersa in gruppi di ragazzi che pensavano solo alla loro passione, la nostra passione. La musica.
Ma in quel momento capii che non sarebbe andata proprio così.
Sarebbe stato io e i pannolini sporchi a New York. Io e i ruttini sulla spalla in un conservatorio. Io e le notti in bianco circondata da ragazzi spensierati.
"Mi scusi, George, ma in questo momento non posso proprio partecipare al concorso, e poi non sono abbastanza brava per vincere. Ora devo proprio andare."
Presi la mia borsa e non andai sul retro dove dovevo incontrare Sam, andai dritta verso l'ingresso principale e verso l'auto di mio padre.
"Ciao, piccolina, tutto bene? Non hai fatto sforzi, vero?"
"No papà." Dissi e feci un sorriso verso di lui.
Mai fatto un sorriso più finto.

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