capitolo 12

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Frequentai le lezioni, senza mai sollevare lo sguardo ma dopo l'ultima ora non ce la facevo più. Scappai in bagno.

Dovevo smettere di piangere, non ero il tipo che piangeva così spesso. Ero la ragazza forte, quella che aiutava, non quella che veniva aiutata. Ero la spalla su cui piangere, non quella che piangeva. Forse ero diventata più sensibile con quella creatura nella pancia. La odiavo. Odiavo la voglia di ingoiare cibo schifoso a ogni ora del giorno, odiavo ingrassare, odiavo essere così sensibile a ogni cosa.

Mi asciugai le lacrime e uscii dal bagno percorrendo il corridoio pieno di armadietti che portava a ogni aula e a ogni lezione. Notai che un ragazzo che non conoscevo mi stava venendo incontro.

"Ehi" salutò. Mi studiò per un momento poi continuò con le sopracciglia aggrottate: "Tutto a posto?" "Sì." Mi affrettai a rispondere sfregandomi gli occhi e fingendo un sorriso.

Lo guardai per un momento e rimasi stupefatta.

 Dire che era un bel ragazzo sarebbe stato un eufemismo. I capelli spettinati erano tra il castano e il biondo, gli occhi erano dell'azzurro più intenso mai visto, gli zigomi erano alti e perfetti. Il suo fisico era imponente e sembrava muscoloso.

Aveva un bel sorriso, ma quello di Sam...

Aveva uno sguardo intenso e profondo, ma Sam...

Non riuscii a fare a meno di paragonarlo a Sam.         

"Io sono Alex." Mi allungò una mano, la strinsi. "Brittany."

"Non voglio farti arrabbiare ma girano delle voci su di te nella scuola, pensavo che le dovessi sapere. Tutto qui."

"Cosa dicono?"

Si grattò il collo, nervoso.

"Che aspetti un bambino."

Le lacrime mi bagnarono gli occhi e poi le guance, le sue braccia si strinsero intorno al mio corpo.

Era uno di quegli abbracci comodi, eppure mi mancava qualcosa. O qualcuno, forse.

Alzai lo sguardo e notai che tutti gli studenti erano rivolti verso di noi. Compreso Sam. Incastrai la testa nell'incavo del collo di Alex. Non volevo più vedere tutte quelle persone che mi fissavano. Non volevo essere vista, volevo sotterrare la testa e il corpo. Sono stata a scuola solo due giorni quest'anno e se ne sono accorti tutti. Quel bambino mi stava rendendo lo zimbello della scuola.

Ma non era colpa del bambino. Era colpa mia.

Sam si avvicinò a noi e poi disse con tono scontroso: "Pettyfer, devo parlare con lei."

Alex sciolse le braccia dalla mia vita, lasciandomi libera, e io seguii Sam che mi guidava verso il piano superiore vuoto. Mi prese la mano e mi trascinò dentro uno dei bagni delle insegnanti.

Mi spinse contro il muro tanto forte da farmi male e mi chiesi cosa gli avessi fatto, ma poi si avvicinò al mio viso con un'espressione passionale.

Sentivo il suo respiro caldo che mi danzava sulla pelle della guancia, mi posò due dita sulla guancia e mi fece voltare in modo da essere uno di fronte all'altro, con i respiri che si fondevano.

"Tu sei mia, non devi più abbracciarlo." Mi urlò a fior di labbra, poi fece scontrare le sue labbra con le mie, come se volesse divorarmi, come se quel bacio fosse ciò che necessitava.

Lui aveva bisogno di baciarmi, io avevo bisogno di non crollare.

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Note autrice:


allora, ho un paio di cose da dirvi. intanto grazie mille per le visualizzazioni che la storia sta avendo, grazie anche per i voti che fanno sempre piacere. l'unica cosa che vi chiedo è di commentare un po' più spesso perchè ci tengo a sapere se la storia vi piace o no.

se avete tempo e voglia, passate a leggere la OS che ho scritto "Away" è molto corta ma io ci tengo un sacco.


ultima cosa, se qualcuna vuole pubblicità me lo può chiedere in privata.

lasciate una stellina che è gratis

xx

-G

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