Chapter twenty-five

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Indosso dei tacchi di dieci centimetri, eppure sono ugualmente costretta a inclinare di molto il capo per riuscire a guardarlo negli occhi.

«Anche tu non sei male, Taylor.» gli sorrido in modo affabile e lascio che mi guidi verso il parcheggio del campus.

«Sei mia per una sera, allora, tigre?» domanda all'improvviso, ormai vicini alla sua Maserati.

Non rispondo, poiché la quantità di sensazioni che sto provando in questo momento mi sta travolgendo in una maniera così intensa e nuova che non ho neppure la capacità di parlare.

Mi limito semplicemente a salire in macchina e a venire inebriata dal profumo maschile e sensuale presente nell'abitacolo.

Matt mi chiude la portiera con eleganza, per poi prendere posto al sedile del guidatore e mettere in moto.

Gli bastano poche manovre per uscire dall'area del dormitorio e immettersi nel traffico di Miami.

«Dove mi porta stasera, signore?» domando a un certo punto, voltandomi verso di lui.

Schiocca la lingua sul palato e solleva velocemente le sopracciglia, mentre con una mano cambia marcia e con l'altra tiene il volante.

«Dovrai aspettare circa venti minuti per saperlo, tigre. Porta pazienza.» mi lancia una veloce occhiata, per poi rispostare lo sguardo sulla strada e prendere una curva.

Sospiro.

«Non ho pazienza. Dammi un indizio.»

Matt rotea gli occhi al cielo in modo divertito, ma risponde ugualmente: «D'accordo. Si trova a... Miami.»

Sbuffo pesantemente e gli tiro un buffetto sul braccio, falsamente infastidita dalla sua risposta.

«Avanti, dammi un indizio vero... Ti prego.» mi volto col busto verso di lui, mentre la parte più curiosa di me e con meno pazienza comincia a predominare totalmente.

Odio aspettare.

Non riesco mai ad attendere neanche dieci minuti prima di sapere o vedere qualcosa.

Inizio a innervosirmi e a non riuscire a pensare ad altro se non a ciò che mi aspetta.

Eppure, se a me questa cosa infastidisce particolarmente, a Matt sembra divertire, poiché sorride esasperato e si inumidisce le labbra.

«Attenzione... Allison Jackson che prega qualcuno per la prima volta... Posso chiamare il New York Times per avvisarli?»

Mi scappa un sorriso divertito, ma lo scaccio via subito dopo, sperando che non se ne sia accorto.

«Sentiti onorato, Taylor. Non accetto appuntamenti da tutti.» mi risistemo sul sedile ed emetto un verso falsamente soddisfatto.

Avverto all'istante il suo sguardo posarsi su di me e bruciarmi la pelle con un'intensità indescrivibile.

«Chi ti ha detto che era un appuntamento?»

Punto subito dopo i miei occhi nei suoi e resto in silenzio per circa una decina di secondi.

«Non lo è?» inarco un sopracciglio, mantenendo comunque un lieve e impercettibile sorriso.

Lui alterna il suo sguardo dalle mie iridi alle mie labbra per un po', fino a quando non risponde:

«Lo è.»

Ed ecco che una piccolissima crepa si forma nel mio cuore, dando vita a un minuscolo spiraglio di... luce.

Una luce che si presenta solo e unicamente quando sono con la mia sorellina Emily, ma che in questo momento mi ha totalmente destabilizzata.

(Un)expectedWhere stories live. Discover now