Chapter twenty-five

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E non voglio assolutamente far sì che ciò accada, poiché si tratterebbe di una dimostrazione di vulnerabilità, e non posso assolutamente permettermelo.

Per questo roteo gli occhi al cielo e interrompo questo discorso, onde evitare intraprendi uno dei suoi soliti argomenti sulle smancerie, l'amore, il romanticismo e bla bla bla.

Meglio di no.

«Sembro in ritardo, Charly. Anzi no, lo sono, perciò fammi andare.» uso appositamente l'appellativo che più lei odia in modo tale da spezzare quest'atmosfera, divenuta improvvisamente troppo intima.

I nomignoli dispregiativi che usavo all'inizio della nostra "convivenza" non sembrano più irritarla come una volta, poiché probabilmente - ahimè - ha imparato a conoscermi e sa bene che ha occupato un piccolo posticino nel mio cuore.

Minuscolo, direi.

«D'accordo, regina di ghiaccio. Va' pure.» arretra di qualche passo e mi lancia un'ultima occhiata.

Alzo la mano in un cenno di saluto e lei ricambia con un sorriso.

Subito dopo, afferro un coprispalle nero ed esco dalla stanza.

Non appena apro la porta, però, ecco che lo sguardo mi ricade su pavimento, e viene catturato - in particolare - da un... girasole.

Mi piego per prenderlo e lo avvicino al naso, annusandone l'odore di campo.

Mi scappa un sorriso, che mi costringe a chiudere le palpebre e a lasciarmi andare ai battiti accelerati del mio cuore.

Un cuore che questa sera si sta facendo sentire più di qualsiasi altra volta, riuscendo persino a... spaventarmi.

Rilascio comunque un sospiro e mi avvio verso l'uscita del dormitorio. A ogni passo, l'ansia crescente mi attanaglia sempre di più il petto, riuscendo però ad apparire al contempo piacevole, e che, non appena arrivo nel giardino del campus, si trasforma totalmente in delle stupide e impertinenti farfalle che si dispargono in tutto il mio stomaco.

Matt è lì fuori ad aspettarmi, vicino alla fontana al centro del prato, con un completo elegante nero e una camicia bianca, che spicca sulla sua pelle lievemente ambrata.

I suoi occhi sono puntati solo e unicamente su di me e mi osservano con uno strano luccichio all'interno delle iridi, accompagnato dal sorriso che gli increspa le labbra.

Ha una mano infilata nella tasca dei pantaloni neri, mentre con l'altra si gratta il sopracciglio destro.

Mi squadra a fondo e non posso fare a meno di notare il modo in cui schiude le labbra, per poi iniziare a guardarmi con una luce e un'intensità ancora più travolgenti.

Ci veniamo incontro l'un l'altra e, osservati dalla luna piena di questa notte, ci fissiamo per alcuni secondi, senza dire una parola.

I nostri silenzi si incrociano l'un l'altro, esattamente come i nostri respiri e i nostri occhi, fino a quando non è proprio lui a pronunciare con voce roca:

«Buonasera...» mi porge la mano, ampliando leggermente il suo lieve sorrisino.

Poso la mia mano sulla sua, avvertendo delle improvvise scariche elettriche non appena queste entrano in contatto.

Il suo pollice mi accarezza il dorso con dolcezza, riuscendo a farmi rabbrividire all'istante.

«Sei bellissima.»

Queste due parole gli scivolano via con un'elettricità dirompente.

Il formicolio all'altezza del mio stomaco si intensifica, ma rinuncio a mandarlo via e ripongo la mia totale attenzione su Matt.

(Un)expectedWhere stories live. Discover now