Capitolo 6

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Eloise afferrò la mano del principe di Venturies, che la guidò nella pista da ballo. Si posizionarono proprio accanto alla coppia degli sposi.
La principessa Laurel sembrava raggiante: il suo vestito dorato risplendeva ancor più del sole, come per attirare tutta l'attenzione su di lei; suo fratello, invece, sembrava...irrequieto. Si guardava costantemente attorno, cercando un qualcuno o qualcosa che però sembrava non essere nei paraggi.
"Tutto bene, mia signora?" chiese William, scrutando la principessa con espressione confusa.
Mia signora.
Qualcosa in quel soprannome le fece sentire un brivido piacevole lungo la schiena. Poi, però, si sentì come in imbarazzo...si stava forse dimenticando di Raphael? Il suo, Raphael? Quello di cui era innamorata da una vita?
Si schiarì la voce, ruotò la testa e i suoi occhi incontrarono quelli del ragazzo davanti a lei, che attendevano curiosi una risposta.
"Certamente." Rispose solamente, regalandogli un debole sorriso.
Il ragazzo ricambiò per educazione, ma lei era ben certa che lui sapesse il suo reale stato d'animo. Non c'era niente che andasse effettivamente nel verso giusto.
Fino a quando poi lo vide. Lo vide dall'altra parte della pista da ballo, nella sua formalissima armatura da soldato, in una perfetta posizione eretta. I suoi capelli rossi, non coperti da alcun elmetto, erano completamente liberi e mossi dal vento che entrava dalla finestra alle sue spalle. C'era qualcosa nel suo essere così composto che lo rendeva ancora più affascinante, se possibile.
Notò poi che stava parlando con un uomo, un ragazzo, in realtà, non più grande di suo fratello. Dagli scuri capelli corvini, egli si stagliava davanti alla guardia, e ciò non le rese possibile osservare il suo volto. Lei però sapeva di non averlo mai visto prima.
Cercò di leggere il labiale di Raphael, per capire di cosa stessero parlando. Riuscì a captare parole sparse, come:" Voi", "Andare" e le cordialità, come:" Piacere di conoscervi" e "Arrivederci", ma niente di più complesso o specifico.
L'orchestra cominciò a suonare la canzone. Eloise si rese immediatamente conto che lo stile di ballo scelto sarebbe stato il valzer, e si concentrò per evitare di fare figuracce davanti a tutti. William le si avvicinò, cauto, e le tese una mano, che lei prese senza esitare. Lui la strinse, delicato, e l'avvicinò a sé, invitandola a seguire i suoi movimenti per andare a tempo con la canzone.
Eloise si rese conto sin dal primo passo che William era davvero un esperto nel ballo. Non sbagliava mai alcun passo, non perdeva mai il ritmo. Il suo orecchio per la musica era certamente strabiliante.
Il ragazzo l'accompagnò in tutti i suoi passi in una maniera esemplare, facendole non solo udire il ritmo, ma anche facendoglielo sentire. La sua mente e il ritmo cominciarono ad andare di pari passo. Per quei primi due minuti, l'unica cosa che importava davvero ad Eloise era il battere regolare del contrabbasso che ne regolava i movimenti dei piedi e delle gambe. Il vestito seguiva i suoi movimenti delicati ma decisi, facendo brillare le piccole pietre incastonate nel corsetto.
Poi, il legame sottile ma profondo che si era originato tra lei e la musica venne interrotto dalla vista del cavaliere dai folti capelli rossi mentre ballava con un'altra donna proprio accanto a lei. E fu in quel momento che andò a sbattere contro William, pestandogli un piede.
"Oh, vogliate perdonarmi, sono proprio maldestra stasera" ammise Eloise, guardando il principe negli occhi.
"Mia signora, ve la state cavando egregiamente".
Mia signora.
"Capita molto più di quanto si pensi, anche al miglior danzatore, di sbagliare passo o di fare qualche piccolo errore" aggiunse il principe, a bassa voce, sorridendo.
"Voi non mancate mai nemmeno un passo, ma come fate?" chiese curiosa la principessa.
"Sin da piccolo ho un legame speciale con la musica. Mio padre si ostina ad impormi lezioni di valzer quasi tutti i giorni. In più, nella mia gioventù, ero solito ad udire mio nonno praticare il violino, e ricordo bene che, ogni volta che udivo la melodia provenire dai corridoi del palazzo, ne rimanevo come incantato. Da lì ho cominciato ad apprezzare veramente la musica e a stabilire una connessione così profonda con essa".
Eloise lo ascoltò con un sorriso triste, meravigliata dal suo racconto così intimo e personale, che però lui aveva voluto condividere con lei. Era davvero un ragazzo d'oro, ma probabilmente non era quello giusto per lei, quello a cui lei sentiva di appartenere nel profondo del suo cuore...
Quello che, in quel momento, stava ballando con un'altra.

A Tale of Crimson LiesWhere stories live. Discover now