ㅤ ㅤㅤ愛. ⸻ 𝒔𝒖𝒑𝒆𝒓𝒃𝒊𝒂 :: 001

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❝ in the realm of superbia, 𝐦𝐢𝐠𝐡𝐭𝐲 and 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝
a queen commands with an 𝐚𝐮𝐭𝐡𝐨𝐫𝐢𝐭𝐚𝐭𝐢𝐯𝐞 hand.
organizing 𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐬, ephidia's 𝐚𝐟𝐟𝐚𝐢𝐫𝐬 she steers,
in politics, law and justice her 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐢𝐧 appears.

𝐫𝐢𝐜𝐡𝐞𝐬 abound within superbia's gate,
where 𝐩𝐨𝐰𝐞𝐫 and 𝐨𝐫𝐝𝐞𝐫 intricately conflate.
the inquisition tribunal, a formidable 𝐦𝐢𝐠𝐡𝐭,
punishing transgressors, seeking 𝐭𝐫𝐮𝐭𝐡 in the night. ❞

𝐒𝐄𝐑𝐄𝐍𝐈𝐓𝐘
the bard


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⌗ 𝟎𝟎𝟏 :: 𝐓𝐑𝐀𝐌𝐀 !!

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⌗ 𝟎𝟎𝟏 :: 𝐓𝐑𝐀𝐌𝐀 !!


C'è una fiaba che tutti sanno, una storia che vien tramandata di generazione in generazione da migliaia di anni. Tutto tace nella terra di Ephidia, finché qualcuno, entrando in camera del proprio bambino, si accorge delle lenzuola in disordine, della finestra aperta. E allora un grido di alza fino ai cieli di ogni regno, perché capiscono che i loro figli sono scomparsi.
Qualcuno dice di essere riuscito a scorgere il volto del rapitore, altri un lembo del lungo mantello, alcuni hanno trovato sul comodino un pezzo di carta con su scritto una poesia. Così alla fine hanno deciso di chiamarlo il Cantastorie. Ogni anno, il Cantastorie porta via ben ventotto bambini dalle loro case, quattro per ognuno dei sette regni: Superbia, Avaritia, Acedia, Luxuries, Gula, Ira e Invidia.
Da tempo i sovrani di ciascun regno sono alla ricerca di una soluzione per queste continue sparizioni, ma nessuno ha ancora trovato rimedio. Il tribunale addetto a giudicare i peccatori, il Tribunale dell'Inquisizione, ha incaricato una sezione speciale di occuparsene. Senza che nessuno lo sappia, reclutano una spia, che possa essere rapita a sua volta per seguire gli scomparsi. A volte non viene scelta, altre volte perdono i contatti con quest'ultima, mai torna indietro. Nessuno torna più indietro. Ma cosa succede una volta arrivati a destinazione? Dove finiscono tutti i ragazzi rapiti? E soprattutto: perché li rapiscono?


───── ☆ Accademia della Selva

Se c'era una cosa che Dominic Fitzherbert odiava, era la riunione per l'arrivo dei nuovi studenti che si teneva ogni fine luglio. Era alquanto stancante restare ad ascoltare tutte le idee dei docenti senza poterne proporre effettivamente una lui, che era il preside e aveva semplicemente lo scopo di coordinare il loro operato. Non insegnando nessuna materia non sapeva quali modifiche avrebbero potuto migliorare il programma di studi, quindi preferiva tirarsi indietro ogni volta. Ma sotto sotto, dentro di lui, ardeva come una fiamma giovane il desiderio di dire la sua, di alzare la mano e poter annunciare a tutti « Ho un'idea per questo! » oppure « Ho un'idea per quello! ».
Ma no, a quanto sembra la vita gli aveva riservato il ruolo più noioso di tutti, anzi odioso. A lui toccavano le riunioni con i superiori, a lui firmare scartoffie, a lui essere aggiornato sulle ultime novità, a lui che tutto nella struttura fosse perfetto. Cominciava proprio a stancarsi. Dopotutto faceva quel lavoro da più di cento anni.

Nella Sala delle Riunioni entrò una donna, silenziosamente. Isabelle non voleva interrompere un momento così importante, voleva solo sentire quello che avevano da dire. Non era riuscita a liberarsi prima, era intenta a riordinare gli scaffali della grande biblioteca che Niko aveva di nuovo messo in disordine, alla ricerca della "Metafisica" di Aristotele, che era riuscito a trovare dopo ben due ore.
Isabelle non voleva privarlo dei suoi piaceri, ma vedere le cose in disordine la disturbava tremendamente. Scostò i bei capelli color dell'ebano dal volto, come per attirare l'attenzione di Dominic, che se ne stava zitto zitto a capotavola, e fargli capire che era arrivata. La donna non ricopriva altro se non l'umile ruolo di infermiera della scuola. Non aveva una particolare vocazione per la medicina o la psicologia, semplicemente le avevano chiesto di occuparsi degli studenti e lei aveva accettato, alla ricerca di denaro da inviare ai suoi genitori malati.
Per tutto l'anno poteva rimanere a scuola, come gli altri professori, da quando insegnavano non erano più usciti di lì. Non ne sentivano il bisogno, all'accademia c'era tutto quello che potevano desiderare.
Invece del preside, a girarsi fu Eliza, una delle professoresse, della scuola. Elizabeth Whitman era una donna ancora giovane, ma perfettamente in grado di gestire tutti gli studenti che voleva. Isabelle era rimasta colpita dal nome della materia che le era stata assegnata. Controllo del potere, si chiamava. Ormai ci aveva fatto l'abitudine: tutti gli studenti avevano dei poteri unici. Ogni anno, prima della riapertura, il preside li invitava ad aiutare i ragazzi a reprimerli, pur contribuendo alla loro istruzione. In questo modo, alla fine dell'anno, gli studenti potevano tornare a casa soddisfatti.
La riunione era quasi giunta al termine, Isabelle lo capì non appena vide Luna e Mikhail che cominciavano a litigare, come di routine. Seraphina allora si alzò dalla sua sedia e cominciò a dirigersi verso le sue stanze, seguita a ruota da Niko e poi dal preside, finché nella sala rimasero solo i due litiganti e quella che si considerava ormai il terzo incomodo. La giovane cercò di calmare i due, ma la faccenda si risolse solo più tardi, quando fu ora di andare a dormire. Alla fine non era stata una giornata così stressante, Isabelle aveva dovuto fare di peggio. Tra luglio e settembre poteva riposarsi, era da settembre che tornava il problema. O meglio, i problemi, perché di ragazzi problematici ce ne erano sempre più di uno.



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