Da dove comincia questa avventura?

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Il motivo che mi ha spinto a creare un mito ambientato in Liguria affonda le sue radici in cento anni di storia, ma cercherò di riassumere la vicenda per evitare di scrivere un romanzo nel romanzo.

Il motivo che mi ha spinto a creare un mito ambientato in Liguria affonda le sue radici in cento anni di storia, ma cercherò di riassumere la vicenda per evitare di scrivere un romanzo nel romanzo

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Francesca contrasse le febbri reumatiche nel 1924, quando aveva dodici anni. 

Le fu prospettato che non avrebbe superato la maggiore età e così, nell'attendere con stoicismo che la profezia si avverasse, cucì il corredo per le sue sorelle, consapevole che tanto a lei non sarebbe servito.

 Accadde però l'inaspettato: Francesca si innamorò, perdutamente ricambiata, di un giovane dalla voce soave come quella di Orfeo. 

Il ragazzo, incapace di accettare il volere del destino, iniziò a dedicarle serenate sotto la finestra. Forse sperava di persuadere i genitori di Francesca a permettergli di sposarla o, forse, desiderava che la musica, padrona nel dominare il tempo, potesse prolungarle la vita.

Da studiosa di scienza, sono incline a credere che la prognosi del medico fosse errata, da romantica incurabile, ritengo che la musica le abbia regalato un futuro.
Orfeo salvò di fatto la sua Euridice!

Francesca, giunta all'età di ventisei anni, cinque anni dopo la data prevista per il suo trapasso, sposò Angelino e, durante i difficili inverni della Seconda Guerra Mondiale, diede alla luce tre bambini.

Purtroppo il suo cuore rimase delicato e un altro medico (poiché il primo non aveva azzeccato molto) le consigliò di vivere in un luogo dal clima mite, sicuramente non in provincia di Varese, con i suoi inverni rigidi e le estati torride. 

Carla, la primogenita, cercò un appartamento in Liguria dove i genitori potessero trascorrere in serenità gli anni della pensione. Trovò loro una casa, poi anche lei si innamorò, si sposò e diede alla luce una bambina che crebbe tra Lombardia e Liguria.

La piccola aveva il mare dentro di sé, amava trascorrere ore in acqua, dormire cullata dalle onde e giocare con pesci e alghe. Nel blu potente e fresco di quel mare profondo, si sentiva a casa.

Quella bambina ero io. Francesca mia nonna e Carla mia mamma.
Se quella bambina non avesse dato retta agli adulti che le dicevano che non si può vivere in mare, il mito di Perla non sarebbe stato solo un mito, ma la realtà.

Questo romanzo, dunque, è tra le tue mani grazie alle donne della mia famiglia. 

Francesca, che ha dovuto migrare in Liguria per questioni di salute. Carla, che non mi ha mai impedito di stare in acqua per intere giornate. Pierangela che, credendo in me più di quanto faccia io, mi ha spronato a studiare alla Holden. E la sottoscritta... perché scrivere vivendo in mare sarebbe stato alquanto difficoltoso.

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