XX - Hercules

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Staccai presto a lavoro. L'ultima riunione prima di quella dei bilanci mensili era appena finita e decisi di uscire direttamente. Mi diressi verso Appiano, poiché era il primo giorno di allenamento dei nuovi giocatori che avevano firmato con la società da poco.

Trovai nei pressi dei cancelli Noemi, che si propose ad accompagnarmi ai campi. Non c'erano tutti, perciò pensai fossero in pausa. Infatti poi me lo confermò la mia migliore amica. C'erano i nuovi ragazzi, ma non tutti, solo cinque.

-Ragazzi, lasciate che vi presenti Viola- disse Noemi.

-Ciaooo piacere, io sono Davide- si avvicinò un biondino. Doveva essere Frattesi.

-Carlos- disse un altro biondino al suo fianco.

-E io Marcus, piacere- finì uno più alto dei due precedenti.

-Tu non sei francese?- chiesi a Thuram, stupita dal suo italiano.

-Sì, ma sono nato a Parma. Per questo parlo bene l'italiano. Anche lui è francese- tirò al suo fianco un ricciolino.

-Benjamin Pavard, enchantée- disse questo. Lo guardai e affermai che era oggettivamente bello.

-Moi aussi- risposi -ciao Arna, bentornato- mi rivolsi ad Arnautovic, sullo sfondo.

-Grazie- disse lui stranito, effettivamente non mi conosceva. Lui era tornato dopo anni, e io lo ricordavo bene da tifosa, ma il mio saluto somigliava di più ad un amico di vecchia data.

-Tu lavori qui?- chiese Carlos, per rompere il ghiaccio.

-No, lavoro nell'azienda Armani, sono la sorella di Bastoni- spiegai.

-Sorella?- chiese Thuram.

-Gemella direi- la voce di Alessandro si avvicinò. Mi lasciò un bacio sulla testa e si diresse verso il campo da allenamento.

-Sei fidanzata?- chiese ancora Davide.

-Certo che è fidanzata- intervenne stravolta Nicolò, di ritorno dagli spogliatoi. Mi baciò sul collo e mi cinse con le braccia la vita. -Giù le mani Fratto- continuò ammonendolo.

-Era per chiedere, sono fidanzato- si difese lui, alzando le mani.

-Non vogliamo competere con te Bare- aggiunse Marcus. Dovevano già aver fatto tanta amicizia. Il nostro era un gruppo che sapeva come includere tutti. Ci fu una risata generale e poi i ragazzi ripresero l'allenamento.

Noemi mi prese in disparte e mi portò nel suo ufficio. Era frettolosa e veloce  nei passi. Sembrava dovermi parlare.

-Che succede? Sembri nervosa- chiesi una volta nella stanza.

Aveva una faccia pallida, e sembrava agitata, a differenza di qualche minuto prima. Chiuse la porta e mi guardò.

-Forse sono incinta- disse velocemente dopo qualche secondo.

-Cosa?!- esclamai. Iniziai ad allargare un sorriso.

-Ho comprato un test di gravidanza ma non l'ho ancora fatto- ammise.

-E che aspetti?- la incitai.

-Non qui, voglio tornare a casa- disse.

La invitai a raccogliere le sue cose e a dirigersi verso i cancelli. Passammo dai campetti per salutare Nicolò e Hakan.

Noemi era arrivata con il fidanzato, perciò le offrii un passaggio in auto per casa sua. Lei iniziò a spiegarmi di essersi sentita male negli ultimi giorni, e collegò la cosa ad un'eventuale gravidanza.

Arrivate da lei, la portai in bagno. Era inizialmente indecisa ma poi prese il test tra le mani e lo fece. Me lo consegnò subito dopo, poiché non voleva guardare.

Quando le due linee comparvero sul piccolo oggetto iniziai a sorridere e anche a commuovermi. La guardai e le dissi, girando il test verso di lei:

-Diventerò zia- e mi abbracciò.

**

A parte quel bacio di sfuggita stamattina, non vedevo Nicolò da 2 giorni interi, tra allenamenti e lavoro. Inoltre era appena tornato dal Giappone. Venne a prendermi a casa con la scusa di andare a fare un giro insieme.

Mi preparai velocemente e molto comodamente, conoscendo Nicolò voleva solo stare con me, non farsi vedere in giro.

Noemi stava valutando di dire ad Hakan a cena della bella notizia. Io mi limitai a tenere acqua in bocca prima che siano loro ad annunciarla.

Per dieci minuti buoni mi aveva tempestata di domande, non rivolte a me, come "e se Hakan non volesse?", "e se non fossi una brava madre?" oppure "e se fossimo troppo giovani?", "se il si test fosse sbagliato?".

La tranquillizzai dicendole che il test era sicuro perché aveva comprato il più caro, che Hakan era una persona matura e che sarebbe stata un'ottima madre per suo figlio o figlia che sia.

Nicolò frenò al semaforo risvegliandomi dai miei pensieri sulla mia migliore amica e anche futura mamma. Mi guardò dicendomi che "avevo un'aria pensierosa".

Risposi che stavo solo pensando e che non c'era nulla in particolare. Appena parcheggiò riconobbi il luogo: era il posto del nostro primo appuntamento, e del nostro primo bacio.

Eravamo tornati lì qualche volta, e lo facevamo principalmente di sera, per rilassarci, stare soli e guardare le stelle. Ok, forse anche per baciarci.

Arrivati nel punto, mi stesi sulla coperta che Nicolò prese dal cofano incastrandomi tra le sue gambe per appoggiarmi al suo petto. Lui mi cinse con le braccia i fianchi. Tracciai con le dita le linee dei suoi palmi.

-Si vede la Lyra stasera- mi sussurrò, come se ci fosse qualcun altro da cui non farsi sentire.

-Forse siamo noi che la facciamo comparire- sorrisi. Si chinò a baciarmi poco più in giù della nuca.

Mi chiese se avessi un elastico, e quando glielo diedi mi fece una coda improvvisata, come meglio gli veniva. I miei capelli non erano ricci quella sera, perciò non aveva il suo passatempo preferito.

Passava le sue dita tra i miei capelli, stando attento a non tirarli e ad aggiustarli nel migliore dei modi.

Continuava ad accarezzarmi il collo, la clavicola e la parte alta della schiena, lasciandovi talvolta qualche bacio e provocandomi i brividi.

Mi arrivò un messaggio e lo lessi di sfuggita: l'ho detto ad Hakan, domani ti racconto. Ti è permesso dirlo solo a Nicolò.

-Chi è?- chiese notando il mio sorriso.

-È Noemi- risposi poggiando la testa su di lui. Lo guardai e dissi: -aspetta un bambino-.

-Davvero?- esclamò, felice quanto me. Annuii e mi diede un bacio, probabilmente per trasmettermi la sua gioia.

-E noi quando lo facciamo un bimbo?- chiese.

-Vuoi un bimbo?- domandai, piuttosto sbalordita ma anche felice.

-Certo, voglio avere una famiglia con te- stavolta lo baciai io.

You're a Sky full of Stars - Nicolò BarellaWhere stories live. Discover now