X - Coronae borealis

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Capitolo 9/10 - Parte 2
Parla Nicolò

Non avendo ricevuto risposta da parte di Viola, proseguii per il corridoio. Scesi le scale e giunsi nella hall dell'hotel, dove i ragazzi mi stavano aspettando.

-Dai amico, sei sempre tu quello in ritardo- si lamentò Fede.

-Ma zitto che sono sempre puntualissimo- gli risposi colpendolo alla nuca e trascinandolo con me fuori dall'albergo. Salimmo sul pullman, dove effettivamente mancavamo solo noi -o meglio io-, e ci sistemammo nei nostri posti. Non avrei mai ammesso di essere sempre l'ultimo della squadra ad arrivare, anche se era la verità.

Durante il tragitto ascoltai la mia solita playlist pre-partita e ne approfittai per giocare a Garden Escapes, o 'gioco del giardino', come lo chiama Dima. Non riuscii però a concentrarmi al gioco, poichè troppo concentrato a pensare ad altro, qualcun altro.

Già, pensavo a Viola. Da un mese o più era l'unico pensiero che avevo in testa 24/24h, ad eccezione delle partite e degli allenamenti, in cui ero sempre concentrato al 100%.

Può sembrare una cosa stupida, ma credo di essermi innamorato di lei al primo sguardo. Dalla prima volta in cui l'ho vista ho provato subito attrazione per lei, che pian piano si è trasformato in interesse e che infine è tramutato in vero e proprio amore.

Ed ero pure bello cotto. Non mi era mai accaduto prima d'ora in passato, lei mi aveva come stregato, anche senza fare nulla. Le avevo fatto capire più volte che i miei sentimenti per lei erano veri e anche forti, ma non ero mai riuscito a confessarle realmente tutto.

In breve, non le avevo mai detto 'ti amo', e non riuscivo a trovare il coraggio di farlo. Per questo mi rimproveravo costantemente, trasformando i miei pensieri in rimorsi di non agire.

Non avevo parlato con nessuno di questo, se non con mia sorella Martina. Qualche compagno mi prendeva in giro per questo, quindi probabilmente avevano notato il mio interesse per la cremonese.

Arrivati allo stadio, mi cambiai per prepararmi al riscaldamento, tra uno scherzo e l'altro con i ragazzi. Entrati in campo, notai i numerosi tifosi presenti, venuti da Milano solo per vederci vincere e alzare la coppa. E saranno accontentati.

Notai, durante il riscaldamento del Milan, quei soggetti che stamattina si erano permessi di sfiorare e ridere della mia Viola. La mia voglia di prenderli a pugni era alta, ma Alessandro, che se ne accorse, mi calmò.

-So che vorresti mettergli le mani al collo, ma calma, ci penseremo umiliandoli in campo- disse, e gli annuii.

Allora tornammo negli spogliatoi, pronti per scendere definitivamente in campo. Indossata la divisa, scesi le scale dei tunnel, salutando il mio connazionale Tonali, e mettendomi in fila dietro tutti.

Lo stadio ci accoglieva con pannelli, luci, teloni e fontanelle, oltre ai cori dei tifosi dal settore ospiti. Messi in fila, partì l'inno della Serie A, al quale seguì il saluto tra le due squadre e il lancio della monetina.

Strinsi la mano ad alcuni calciatori guardandoli con uno sguardo della serie 'vi uccido'. L'avrebbero pagata per cos'avevano fatto. Mi sistemai in campo e attesi il fischio iniziale.

Nei primi minuti tentammo di alzare il baricentro, guadagnando angoli o punizioni da fuori area. Dopo forse una decina di minuti, Edin mi vide e creò un corridoio perfetto per me. Passai in mezzo a due difensori rossoneri -tra cui Hernandez- e alzai la testa, dove trovai Lautaro in mezzo a proporsi.

Vidi poi però Fede arrivare dalla fascia sinistra, privo di marcatura, e allora calibrai il passaggio che si trasformò in un assist per un goal perfetto. Esultai assieme ai miei compagni, per poi tornare a giocare.

E dopo altri 10 minuti un altro, firmato da Edin, che stava facendo la sua partita del mese. Continuammo a cercare la rete fino a fine primo tempo, quando il mister si complimentò con noi negli spogliatoi.

Alla ripresa, la pressione si fece sempre più, con il Milan che continuava a tentare l'accorcio e noi che cercavamo il terzo per chiuderla. Al 70' il Mister mi sostituì, ed uscii dal campo con gli applausi dei tifosi.

Solo qualche istante dopo, il tre a zero arrivò, con sopra il nome di Lautaro Martinez. Tutta la squadra, compreso me, corse dietro a lui, che si tolse la maglia mostrandola alla Curva, sotto alla quale eravamo.

Ai tre fischi dell'arbitro, alzai le braccia al cielo. Corsi assieme ai miei compagni a festeggiare, ridendo e scherzando. In un momento di distrazione della squadra, mi infilai nei tunnel, cercandola. Sapevo che sarebbe scesa in campo, perciò le andai incontro.

I tunnel sembravano desolati, senza un'anima viva. La chiamai a voce alta un paio di volte, fin quando non la sentii rispondermi. Seguii la direzione del suono, e mi ritrovai di nuovo alle scale di accesso al campo.

La vidi comparire in fondo alle scale, bella come non l'avevo mai vista. Corsi giù per le scale, mentre lei le salì. Le nostre mani si incontrarono sul corrimano che ci separava, allora presi il suo viso tra le mie e la baciai, per la terza volta.

Lei ricambiò il gesto senza pensarci due volte, poggiando la sua mano destra sulla mia nuca e la sua mano sinistra sulla mia spalla, alzandosi in punta di piedi per diminuire la differenza d'altezza dovuta al gradino in più sul quale mi trovavo.

Ci staccammo, la guardai negli occhi e le lasciai il volto. Feci forza nelle braccia e scavalcai il corrimano che ci separava, permettendole di starmi ancora più vicino. Dopo essersi leggermente allontanata per farmi atterrare, si gettò tra le mie braccia, portando le sue dietro il mio collo e le sue labbra nuovamente sulle mie.

Sentii il suo profumo invadermi le narici, il suo calore avvolgermi, e le sue mani circondarmi il collo. Tutti quegli sguardi nascosti, le frasi incomplete, tutto, ora si stava annullando. C'eravamo solo noi. Io e lei. Nicolò e Viola.

Ci separammo di nuovo, guardandoci negli occhi, quando gli dissi, decidendo finalmente di confessare tutto: -Viola, non so più come fartelo capire, io ti amo da impazzire-.

Sorrise, e poi mi rispose: -Anch'io ti amo Nicolò- e ci baciammo di nuovo.

Dopo poco, mi ricordò il mio compito di dover alzare una coppa, e mi spedì in campo per la cerimonia finale che stava per aver luogo. Raggiunsi gli altri che continuavano a fare i pazzi e a festeggiare.

Poi entrò la coppa. I calciatori del Milan ritirarono le loro medaglie d'argento, e involontariamente ghignai quando vidi la loro faccia delusa. Specialmente quella di qualcuno. Dopo ci ordinammo in fila per legarci al collo la medaglia d'oro e alzare la coppa al cielo di Riyad.

Mi consegnarono la mia, che baciai, per poi fare la stessa cosa anche con la coppa. Pensai che entrambe erano fredde, a differenza delle labbra della mia Viola, che guardavo ridere allegramente.

Allora ricordando il suo 'ti amo' ricambiato, mi innamorai di lei di nuovo.

You're a Sky full of Stars - Nicolò BarellaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant