(48) Scelgo te.

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Sento uno sportello chiudersi, e la mia attenzione viene catturata da colei che l'ha chiusa: è la professoressa Clara Messineo.
Quanto la odio. Non ho mai odiato una donna in vita mia, ma lei non riesco proprio a farmela andare bene.

Indossa dei tacchi a spillo, sui quali si atteggia come se esistesse solo lei al mondo, ed un vestito fucsia molto attillato. Che si placasse.

Mentre la guardo con disprezzo da lontano, vedo una figura familiare e vorrei dire di esserne sorpresa.

Alberto le mette le mani sui fianchi, l'attira a sé e le dà un bacio sulle labbra da capogiro. I due si sbaciucchiano per un minuto abbondante davanti ai miei occhi, ma io sono ben nascosta nella mia Mercedes dotata di vetri oscurati, e posizionata a debita distanza. Quando i due finiscono, Alberto risale in macchina dopo averle dato una pacca sul sedere, ed io metto fine al video che gli stavo facendo. Questo benedetto video sarà la via d'uscita per questo incubo.

Non ho provato nulla vedendoli così, solo tanta pena per Clara, che si accontenta di andare a letto con uomini sposati e con l'apparato genitale piccolo. Ma da lei non mi potevo aspettare altro, francamente.
È vero, sono io colei che ha scelto di sposarlo, ma ero una ragazzina ingenua che ha ascoltato la propria mamma mentre le assicurava tanta felicità con quest'uomo.

Alle 7:56 entro a scuola squadrando dalla testa ai piedi la Messineo, e rifletto sul da farsi.

Voglio umiliare entrambi.

Alle 12:50 circa mi dirigo verso la classe di Charlotte, sapendo che Clara si trovi lì, spalanco la porta, e la incenerisco con lo sguardo. Rido dentro di me quando noto sulle sue labbra un rossetto dello stesso colore della macchia trovata sulla maglietta di Alberto.
Le dico:

<<tu, brutta figlia di puttana.>>

Tutti attorno a noi si zittiscono all'istante, Charlotte compresa, che mi guarda con sguardo curioso. È bella anche mentre è scioccata...

Senza perdere la concentrazione, mi godo la faccia di Clara, che capisce tutto all'istante.

Sbianca quando apro nuovamente bocca.

<<Sai, mi facevi già pena prima, figurati adesso. Andare a letto con lui? Davvero? Immagino che fossi proprio in astinenza da rapporti sessuali, se sei andata a letto con un uomo sposato.>>

Lei non mi guarda e si tortura le mani, rimpicciolendosi seduta dietro la cattedra, che doveva essere mia.

<<Vedo che non riesci nemmeno a guardarmi in faccia, sei ridicola. Assolutamente ridicola.>>

<<Ti senti forte, adesso che mi hai umiliata?>>

Io rido di gusto al pensiero che lei si sia illusa pensando che sia finita qui.

<<Io ti avrei umiliata? Cara, per questo basta la tua presenza, o la tua laurea da quattro soldi. Poi, al contrario di qualcun'altra, non sento il bisogno di "umiliare", come dici tu, gli altri per sentirmi forte, perché so già di esserlo.>>

Lei si alza e credo che sia intenzionata a darmi uno schiaffo, solo che viene fermata da Charlotte, che le prende il polso poco prima che mi colpisca, glielo stringe forte e le dice:

Professoressa, è vero ciò che sentiamo?Onde histórias criam vida. Descubra agora