Lotta

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I notiziari non facevano che parlare della scomparsa di Bambi. Nessuno aveva la più pallida idea di cosa le fosse accaduto e perché.
Ero compiaciuto del mio operato. Nessuna traccia, nessun sospetto.
Trovavo ridicolo tutto quell'affanno., nauseanti i continui piagnistei dei suoi genitori.
Ero stato sempre contrario alla pratica del supplicare, nessuno che pensasse che che il rapitore o assassino potesse crogiolarsi proprio in queste manie, a tal punto da goderne addirittura.
Erano tutti così patetici.
Non avevo partecipato neppure a una delle tante trasmissioni sciacallo del momento. Non ero considerato neppure alla stregua di un conoscente. Fatto fuori subito dai sospetti. Un qualcosa che in parte mi rassicurava, ma che dall'altra mi umiliò particolarmente.
Ero ferito da quell'ignorarmi completamente, come se il ragazzo malato e solitario non potesse essere in grado di arrivare a tanto. Che poi i film insegnano. A fare le peggio cose erano proprio quelli insospettabili, quelli considerati troppo deboli per anche solo pensarla una cosa simile.
Sicuramente la cosa non mi importava, più la platea guardava altrove, puntando il naso molto lontano dalla realtà, meglio era per me. Era tutto a mio vantaggio alla fine.

Entrai nel covo dove avevo rinchiuso la mia piccola prigioniera. Avevo rimasto la televisione accesa e a tutto volume, così da farle sentire ogni cosa, farle percepire che tutto ciò era colpa sua, che era lei a dare disperazione alla sua famiglia e chi le stava intorno.
Nulla la toccava, a volte temevo le sue emozioni, non le comprendevo ed era una cosa che non avevo mai sopportato.
Ammetto che a volte mi faceva paura, Avevo il dubbio su chi avessi davanti. Tuttavia la trovavo terribilmente affascinante.
Da quando l'avevo rapita lei era totalmente cambiata. Avrei osato di che fosse un Mostro. Un meraviglioso Mostro e che avessi sbagliato persona.
Non capivo come si facesse a restare impassibili davanti a tutta quella storia. Alcune notti veniva i brividi persino a me, piccoli attimi di rimorsi, dettati da una coscienza che non pensavo di avere. Rimorsi che fortunatamente lasciavo annegare nel mio subconscio ormai del tutto sopito.
A volte mi sentivo preso in giro e ciò mi caricava di una tale rabbia che l'avrei colpita fino a farle perdere i sensi. Tuttavia, nella testa c'era il perenne pensiero che se l'avessi fatto non mi sarei fermato e il mio giocattolino si sarebbe rotto on modo permanente.
« Davvero non ti importa? » Chiesi con tono di sfida fissandola nell'angolo in cui era.
Il suo sguardo fisso su di me, fermo, superiore, con le mani legate dietro la schiena e in ginocchio.
Non una parola uscì dalle sue labbra. Sembrava imbalsamata.
« Chi sei davvero!? »
Parlavo a vuoto. Non rispondeva. Era tutto così frustrante.
Strinsi i pugni e digrignai i denti. Tornai su sbattendo la porta dietro di me, creando un eco per tutta l'abitazione.
La persona che avevo lì sotto non era Bambi. Chiunque fosse era una Bestia forse anche più pericolosa di me e col tempo mi accorsi che quella Bestia mi piaceva particolarmente. Adoravo vederla uscire fuori e divenne sempre più un ossessione per me. Volevo stanare quel Mostro, farlo uscire fuori, farlo mio.

Il volto era rivolto al soffitto, gli occhi persi, le labbra schiuse. Seduta e con le gambe incrociate, le mani giunte al grembo.
Così la trovai quella sera. Sembrava uno di quei gatti che fissano qualcosa che gli altri non scorgono.
Mi dava ai nervi. Non ne potevo più. Era frustrante. In gabbia a volte mi sentivo io. Così decisi che ci sarei andato pesante. L'avrei fatta crollare. in un modo o nell'altro. Avrei fatto uscire fuori tutto il Mostro che dimorava nella sua carne e l'avrei divorato.
Nei giorni a seguire la affamai, le levai quel minimo di comodità per la propria dignità. Iniziai a essere sempre più aggressivo. Liberai il Mostro dentro di me che ormai era affamato abbastanza da non temerla più.
A volte non mi rendevo conto neppure di ciò che le facevo, ma di certo mi rendevo conto di quanto il mio operato fosse inutile.
Nessuna supplica, lacrima, o minimo cedimento nella sua irreale compostezza, la turbò. Nulla tradiva le sue reali emozioni, ammesso che ne avesse.
Più lei era così, più io mi scatenavo, beandomi di quella bellezza tutta nuova che lei sprigionava. Tuttavia, col passare del tempo, iniziai a stancarmi. Emotivamente e fisicamente mi sentivo sconfitto. Lei, senza fare nulla, mi stava distruggendo e allo stesso tempo nutrendo di un Amore malsano che non pensavo di poter provare e iniziai ad avere paura di lei.
Quella che doveva essere una punizione mi si stava ritorcendo contro. In più, la notizia della scomparsa di Bambi andava via via scemando, non era più di moda e persino i suoi genitori sembravano essersi ormai rassegnati alla sua assenza.
Tutti continuavano a ignorarmi. Continuavo a essere invisibile.
Le mie visite divennero sempre meno frequenti. Aspettavo che morisse di stenti, ma quella sembrava avere la pelle davvero dura. Riusciva a sopravvivere a qualsiasi cosa. Non avevo mai creduto potesse esistere un simile individuo. Da dove prendesse tutta quella forza non l'ho mai capito, ma ormai mi rendevo sempre più conto che quel suo essere così imbattibile mi stava mandando ai matti. La desideravo e la odiavo, la prendevo e torturavo, la legavo e la respingevo.
Ormai ero in conflitto fra il volerla uccidere e il lasciarla andare. Lei non era ciò che pensavo, era molto più simile a me di quel che pensassi e ciò mi destabilizzava. Lei lottava con la mia psiche e io stavo perdendo miseramente.

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