Incontro

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Quella sera non mi andava di uscire. Avrei preferito starmene a casa a studiare. A breve avrei dovuto dare un esame molto difficile da superare e poi c'era la tesi da preparare.
Mi ero messo in un angolo in disparte da tutto quel casino di invitati, a sorseggiare un bicchiere di vino rosso del '67.
Stavolta Phoenix aveva superato sé stesso. Era famoso per le feste che preparava e per il suo compleanno aveva dato il meglio di sé.
Aveva gusto. Peccato che lo stile disco-pub non mi interessava.
« Marshall! »
La voce di Phoenix piombò nella mia testa prima ancora che lo vedessi.
Aveva questa sua brutta abitudine di apparire alle spalle della gente.
Mi voltai verso di lui alzando un sopracciglio e un angolo delle labbra quasi come se stessi ringhiando.
« Phoenix... » Dissi con serietà. « Sai che prima o poi ti ritroverai un mio pugno in faccia? » Aggiunsi finendo la frase con tono teatrale.
Prima o poi quel pugno glielo avrei dato per davvero. Non lo sopportavo proprio quando faceva così.
Lui, con quei suoi capelli ricci e biondi, faccia del tipico bello e stronzetto, dagli occhi verdi, mi dava davvero ai nervi.
Phoenix si fermò a fissarmi un po' perplesso. Doveva aver intuito che le parole dette non erano un mero scherzo.
« Piuttosto... » Dissi cambiando aria. « C'è qualcosa di interessante? A telefono mi hai accennato ad un qualcosa per cui sarei dovuto venire. »
Sorseggiai ancora un po' il mio bicchiere di vino, ma poi qualcosa mi bloccò il bicchiere a metà tragitto.
Davanti a me apparve una ragazza che a pelle mi attirò.
Aveva gli occhi di un nocciola intensi, capelli lunghi e ondulati, ribelli, color castano/mogano.
Era bassina e magra, ma dalle gambe scoperte sotto il vestito notai subito che non era magra per davvero, bensì ben proporzionata.
Pelle chiara, rosea.
Nulla a che vedere con la mia pelle pallida che mi faceva paragonare ad un vampiro.
Lei aveva un viso ovale e delicato, poco truccato. Io spigoloso e affusolato, simile nella forma a quello di Phoenix.
L'abito che indossava era a giro maniche ed aveva uno scollo a V, il colore era blu, dalla forma a tubino, risaltando le sue forme femminili.
Rideva lei, con Alexis e Sarah, ma qualcosa mi diceva che non gradiva tanto la presenza di quelle due maggiorate, finte bionde e lentine azzurre.
« Chi è quella piccoletta? » Chiesi indicandola con il bicchiere e l'indice, senza voltarmi verso Phoenix.
« Lei è Bambi. Il motivo per cui volevo tu venissi. » Disse ridendo mentre mi scrollava felice.
All'ennesimo scrollo lo allontanai in malo modo, tanto che lui indietreggiò alzando le mani, scuotendo il capo rassegnato.
Posai il bicchiere sul primo tavolino che incontrai.
Ero attratto da quel 'cerbiatto'. Volevo salvarlo da Alexis e Sarah.
Non vedevo che lei e non sentivo che la sua voce.
« Alexis, Sarah. Non mi presentate la vostra amica? »
Mi intromisi così, di punto in bianco, sfoggiando il più bello ed accattivante dei miei sorrisi che, accompagnato dal mio abito nero in stile '800, emanava un fascino tutto suo.
Le due biondine restarono anch'esse perplesse, come prima Phoenix.
« Mi chiamo Bambi Innocent. E voi, ragazzo di altri tempi siete? »
Rideva ancora lei e quella risata era furba e maliziosa.
Portai la mia attenzione su Bambi, fissando il riflesso dei miei occhi stanchi, se pur vivi, nei suoi sgargianti e pieni di vita.
« Il mio nome è Marshall Forest. Ai vostri ordini cerbiatto. » Risposi esibendomi in un inchino e baciamano dei tempi andati.
Lei mi regalò, oltre ad un sorriso, un lieve rossore al volto che la fece ritrarre divertita.
Stava al gioco. Era la prima volta che mi capita di trovarmi così bene con qualcuno al primo impatto.
Lei era diversa.
Poi d'un tratto, qualcosa mi tirò per la spalla spostandomi la visuale di colpo.
« Hey Bambi. Alla fine l'hai fatto venire. »
La voce squillante di Phoenix distrusse quel momento sereno, quell'Incanto.
In quel momento era come se non sentissi più nulla, ma vidi chiaramente Bambi abbracciare felice Phoenix e dargli qualcosa, dimenticandosi totalmente di me, come se non ci fossi mai stato.
Feci qualche passo indietro, tramortito da tutta quella 'vita'. Iniziai a sentire forti fitte alla pancia, partire dal fianco destro. Fitte a cui ormai ero abituato.
Poi, ancora una volta, qualcosa mi scosse, ma non era Phoenix. Quel tocco era più caldo e delicato.
Voltai il viso ed incrociati gli occhi di Bambi.
« Tutto bene? » Mi chiese con voce preoccupata.
Davvero si stava preoccupando per me? Perché lo faceva?
Mi sentii umiliato e con ferocia la scostai incattivendo il mio sguardo.
Dissi semplicemente « Tutto bene. Ho solo un leggero mal di testa. »
Stava per dire altro, ma la precedetti, stoppando anche l'avvicinarsi di Phoenix, Alexis e Sarah.
Sembrava che tutti si fossero accorti del mio improvviso malore, cosa che non succedeva da tanto.
« Credo che tornerò a casa. Si è fatto tardi e vorrei studiare. » Aggiunsi con tono rigido.
Mi tirai la giacca nera con le mani sul petto con uno strattone moderato. La testa alzata verso l'alto, come a guardarli tutti da su a giù.
Adoravo quando gli altri restavano senza parole. Me ne andavo sempre trionfante dopo l'umiliazione subita.
L'incontro con Bambi era stato breve ma intenso.
Dovevo rivedere quel cerbiatto.
Come poteva esistere una Creatura così pura e semplice?
Qualcosa in lei mi aveva preso e volevo scoprire cosa fosse stato.
In verità una simile attrazione verso qualcuno mi era successa solo con Alexis che al tempo si rivelò una delusione.
Guardai il cielo della città, le cui stelle erano nascoste dall'inquinamento luminoso. A stento la Luna si riusciva a vedere.
Il volto di Bambi non accennava a sparire. Aveva un profumo intenso e non invasivo, che però penetrava e non se ne andava più. Un misto fra selvaggio e vaniglia.
Un profumo così non lo avevo mai sentito.
Feci qualche passo avanti. Ero ancora fuori dal locale quando quel profumo mi percosse nuovamente con la sua tenue intensità.
Mi girai di scatto e vidi Bambi che mi fissava a bocca aperta.
Stava per dirmi qualcosa?
Vidi mutare quel suo viso da stupita in un dolce sorriso.
« Scusa, non volevo disturbarti. Ti ho visto andar via e mi sono preoccupata. Sembrava stessi male. » Disse con voce cordiale raggiungendomi.
Cone aveva fatto a percepire le mie fitte? Ormai ero bravo a nasconderle.
« No, no. » Mi affrettai a dire. « Sono solo stanco. Non sono abituato a questo genere di riunioni. »
Le sorrisi affabilmente. Poi l'espressione di Bambi mutò. Era incattivita quasi, scocciata e nervosa.
« A chi lo dici... Mi ci hanno costretta a venire. » Disse incrociando le braccia sotto al seno, facendo qualche passo più in là con lo sguardo perso.
« Praticamente mi acconciano come un bambola di porcellana e devo starci sennò frignano. Le donne le odio proprio. »
La sua voce non era più dolce e delicata, bensì aggressiva, fredda e decisa. Non era più quella di prima e se il cambiamento non lo avesse fatto davanti ai miei occhi avrei creduto di avere davanti una sua gemella.
Mi piaceva!
Forse era questo che istintivamente, inconsciamente, mi aveva catturato di lei.
Il suo sguardo era diventato più tagliente.
« Beh... Se vuoi, andiamo a farci un giro. » Proposi un po' titubante.
Qualcosa in lei mi costringeva ad una certa riverenza nei suoi confronti, cosa che non avevo con nessuno.
Io non mi sottomettevo mai.
Bambi si voltò verso di me sospirando. Era stanca.
« Francamente vorrei, ma preferisco tornare a casa. Se vuoi, puoi farmi compagnia fin dove le strade non ci divideranno. » Rispose stropicciandosi con una mano quei suoi capelli fulvi e ribelli.
Mi aveva sorpresa la sua proposta e, senza pensarci, le dissi «Si! Magari ci conosciamo meglio. Non mi sembri così zucchero e fiocchetti. »
Abbozzai un sorriso furbetto e lei ricambiò come se la sapesse lunga a riguardo.
« Tu dici? Di certo non sono diabetica. » Rispose accattivante e sensuale mentre con grazia mi superò per avviarsi lungo la strada.
Ero sbigottito e sorpreso da quella ragazza. Volevo sapere tutto di lei. Ogni cosa.
L'affiancai qualche istante dopo e quel sorriso beffardo era ancora sulle sue labbra.
« Che studi frequenti? » Chiesi per rompere il silenzio che mi sembrava essere durato anche troppo.
« Frequento la facoltà di psicologia. Adoro studiare la mente umana. Anche se simili non sono mai identiche le une alle altre. Mi piacciono soprattutto quei casi particolari a metà fra i criminali e pazzia. Un po' come Joker e Hannibal. »
A quella spiegazione i suoi occhi si erano tinti di sadismo, come se fosse eccitata e ciò infervorò anche me.
Ciò nonostante sentivo la presenza in lei di una forte ingenuità.
« Tu invece? Cosa studi? » Mi chiese di rimando volgendomi quello stesso sguardo sadico che mi lasciò senza fiato.
Pareva non rendersi conto delle sue molteplici espressioni.
Scostai il volto dal suo. Se l'avessi fissata ancora potevo innamorarmene.
« Studio medicina... »
« Come Hannibal. Interessante. » Mi interruppe con tono di sfida e gioco.
« Già... » Dissi. « Pensa che come lui adoro la carne e se mi trovassi in una situazione estrema mangerei pure quella umana, per non parlare del fatto che sono un bravo cuoco. » Continuai gonfiandomi di orgoglio.
Mi aspettavo qualche risposta di disprezzo, di scherno, invece Bambi mi sorprese ancora.
« Io adoro il sangue, ma non sono un vampiro, però ne sono attratta. » Disse con tono più dolce. Stavolta lo sguardo era un po' malinconico.
« E allora dimmi... Come mi cucineresti? »
Quella domanda mi spiazzò completamente. Tra l'altro me lo disse con tanta ingenuità ed innocenza che il Mostro sopito in me iniziò a mordere le sbarre della gabbia in cui lo avevo rinchiuso per uscire e uccidere Bambi.
In quel momento tante cose mi vennero in mente su come mangiarla. Tuttavia era la prima volta che mi sentivo disgustato da me pensando di fare del male a qualcuno. Anzi, di fare del male a Bambi.
« Ci sono vari modi e poi non sprecherei nulla. » Dissi con sarcasmo. Non mi andava di dirle come l'avrei cucinata e mangiata, anche perché la preferivo viva.
Lei sorrise, poi lo sguardo si incupì.
« Qualcosa non va? » Chiesi preoccupato.
Temevo di averle detto qualcosa di sbagliato e che ora lei volesse allontanarmi. Magari le avevo fatto ribrezzo. Come le avrei potuto dare torto? Con chi sano di mente si parla di cucinare le persone?
« Mi sono venuti a prendere i miei a metà strada. Prima di uscire dal locale li avevo avvisati, ma non pensavo sarebbero venuti a prendermi. Che palle! » Disse scocciata grattandosi la testa.
Volsi lo sguardo verso una macchina scura di cui non riconobbi il modello. La odiai quell'auto e chi vi era dentro.
Ero stato troppo poco con Bambi.
« Ci rivedremo? » Chiesi di getto prendendole il polso. Non volevo se ne andasse.
In un primo momento, Bambi rimase scossa da quel gesto involontario ed anche io, poi mi sorrise come alla festa, staccandosi delicatamente.
« Di sicuro Phoenix farà in modo che accada. È come un fratello per me. » Disse avviandosi verso la macchina.
Arrivata ad essa mi salutò con la mano. Io ricambiai, ma mi sentii un idiota.
Vidi la macchina girare e sparire nell'oscurità, con la mia Bambi dentro.
Restai solo e prima di riuscire a muovere un passo dopo l'altro verso casa mi ci vollero dei minuti pieni.
Non riuscivo a levarmela dalla testa. In lei avevo visto due cambiamenti di atteggiamenti nell'arco di pochi istanti, come se avesse cambiato maschera. Non riuscivo a distinguere quale delle due Bambi fosse reale. Forse entrambe. O magari ve ne era una terza.
In una sera quella ragazza mi era entrata dentro, ma non potevo averla.
Il mio male lo avrebbe impedito. Un male che mi portavo dentro da anni e che col tempo mi avrebbe distrutto. Avrebbe dato vita a quel Mostro che dimorava dentro di me e che cercavo di contrastare.
Come avrei potuto proteggere Bambi da quel lato oscuro che avevo dentro di me?
Io ci convivevo da anni. Da quando appresi la notizia dell'esistenza di questo male, di questo Mostro, che intaccava le difese immunitarie e che ogni medicina che prendevo lo avrebbe reso dormiente, ma indeboliva la mia salute sempre di più.
Vivevo per morire a causa delle cure che mi davano per farmi vivere.
Tutto ciò col tempo mi aveva trasformato facendo fuoriuscire il peggio di me, ma il Mostro era sempre ben controllato
Arrivai a casa senza accorgermene e per distrarmi mi dedicai allo studio, mettendo da parte Bambi, il suo profumo e le sue maschere.

CapriccioOù les histoires vivent. Découvrez maintenant