Barriera

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Non vedevo Bambi da un po', però la sentivo per Facebook. Era incredibile come fosse facile conoscere le sue maschere. Non ne erano solo due, ma a centinaia ed ogni volta che ne cadeva una subito ne subentrava un'altra, più inespugnabile della precedente.
Tuttavia, dei tratti decisi e sempre uguali li avevo trovati e mi spaventai nel vedere quanto fossimo simili.
Studiavo tutto ciò che faceva. Divenne la mia ossessione. Volevo far cadere ogni sua maschera e vederla 'nuda' com'era veramente. Volevo spogliarla di quella forza, privarla delle sue sicurezze. Volevo distruggerla.
Non ricordo quando questo pensiero di distruzione nacque. Fu un giorno che andai a trovare Pheonix alla facoltà. Era pur sempre il mio migliore amico.
Lo trovai a ridere con Bambi ed altri ragazzi che sembravano rapiti, schiavizzati, dal fascino crudele di lei.
L'unica volta che la vidi prima di allora fu alla festa in cui la conobbi e rivederla così diversa, sia negli atteggiamento che nello stile, mi fece ribollire il sangue dalla gelosia. Compresi che non avevo conosciuto che un sola parte di lei, una minuscola e quasi insignificante parte del suo essere.
Lei poteva avere chiunque intorno a sé, perché era bella, forte e sana. Io invece dovevo accontentarmi del mio spazio e di ciò che riuscivo a portarmi dentro.
Mi avvicinai al gruppo e vidi meglio la bellezza di Bambi che quasi mi tramortì.
Era davvero diversa, con quel suo abito stile Lolita bianco, due nastrini azzurri che le facevano da elastici per due code alte ai lati del capo stile giapponese. Un trucco sottile, ma deciso.
Sembrava un'altra...
« Ciao Pheonix, Bambi... » Dissi stringendo la mano al mio amico e salutando con un cenno del capo lei.
« Ciao Marchall. » Rispose lei senza scomporsi seguita anche dal mio amico.
Scorsi gli sguardo degli altri. Non erano molto contenti della mia intrusione. Volevano Bambi tutta per loro, ma lei era mia.
Era così diversa da quella sera. Ora aveva un portamento superbo e spietato, da donna che sa cosa vuole e come lo può ottenere.
Restai tutto il giorno con loro e se non mi intromettevo io, lei stessa mi rendeva partecipe delle conversazioni di tanto in tanto, sennò era come se fossi invisibile. Era come se apposta mi ignorassero gli altri, come a voler far pesare che la mia presenza non fosse gradita e per un attimo avvertì quel sentimento anche da parte di Pheonix.
Tutti pendevano da quelle labbra tinte di rosso scuro, simile al vinaccio. Tutti cercavano di catturare la sua attenzione, ma senza successo, però la scorgevo spesso puntare gli occhi su di me e poi subito portarli altrove, quasi imbarazzata.
Aveva quel suo tic strano di prendere una ciocca di capelli e portarla dietro l'orecchio.
Un gesto insolito che in genere fanno le persone quando sono attratte da qualcuno.
Non volli pensare minimamente che le potessi piacere. Certo stavamo bene insieme, ma come potevo davvero piacerle?
Fra le altre cose io non volevo stare con nessuno. Anzi, non potevo al dire il vero.
Fu quel sentimento di costante privazione a far nascere in me il desiderio di annientarla, perché una come lei non poteva né doveva stare con uno come me.
L'avrei distrutta distrutta pur di farla mia. Il che era decisamente un controsenso, ma quella bestia dentro di me era ormai libera da quella sua gabbia. Quel Mostro che nascondevo dentro di me era fuggito.
Nei giorni avvenire, per quasi sei mesi, iniziammo a frequentarci assiduamente e notai tante altre cose di lei che la rendevano simile a me quanto estremamente diversa.
Con il tempo conquistai la sua fiducia ed il suo cuore. Ormai l'avevo tra le mani. Faceva di tutti per farmi piacere.
Tutto ciò che ci separava man mano andava scemando eppure qualcosa di lei non mi andava giù, non riuscivo a sopportare.
Decisi di andare fino in fondo e mi fidanzai con lei. Pessima idea.
Era diventata un agnellino. Era remissiva, sempre a disposizione. Era rimasto poco o nulla della tipa tosta che conobbi.
Quel cambiamento mi dava la nausea, anche perché lo aveva avuto solo con me in quanto suo fidanzato.
Le spezzai il cuore qualche mese dopo, ma continuai ad avere una certa ritmicità con lei, che mi accontentava in tutto.
« Non mi amerai mai, perché sei incapace di amare all'infuori di te stesso. » Disse un giorno la mia Bambi mentre camminavamo verso casa. Io non risposi e lei continuò.
« Ti aspetterò. Anche in eterno. Te lo prometto. »
Non risposi nemmeno a quest'ultima affermazione, ma la bestia dentro di me esultava per ciò che aveva creato: una marionetta da manipolare a suo piacere.
Se penso al nostro primo incontro, fu l'unico momento davvero intenso e sorprendente che capitò fra noi. Tuttavia lei mi sorprendeva ancora ogni tanto, ma non le davo mai soddisfazione.
Mi piaceva vederla affannarsi per me e poi sminuire i suoi sforzi. Ma più facevo così, più inevitabilmente mi entrava dentro.
Iniziai ad uscire con Alexis e Sarah, a portarle sempre con noi, mettendo così in soggezione Bambi che tendeva ad isolarsi e allontanarsi.
Mi sentivo un Dio!
Io, il più odiato, il meno dotato, colui con un male inguaribile, aveva schiavizzato una della ragazza più belle e forti che potessero esistere.
Mi divertivo soprattutto a dividerla da tutti, a farmi desiderare e soprattutto creare lunghi periodi di distanza in cui non mi facevo né sentire né vedere.
L'avevo anche bloccata dalle chat di Facebook e palesemente glielo facevo notare indirettamente.
Tuttavia, nonostante tutto, non teneva un briciolo di dignità e ribellione nei miei confronti.
Arrivava un punto in cui si impuntava e lottava, cosa che mi esultava, soprattutto quando alla fine ne uscivo vittorioso.
Per legarla di più, agli inizi, le raccontai nello specifico del mio male.
« Sai... ciò che ho è una malattia immunodeficienza. Nel senso che i medicinali che prendo bloccano il male, ma mi abbassano le difese corporee e perciò devo prendere altre medicine che però alterano il mio male. Purtroppo non si sa né da dove viene né come si sviluppi e come si possa contrastare. Arrivato ad un certo punto non resta che operare la parte malata finché si potrà fare. »
Ingenuamente lei mi chiese di cosa si tettasse e dissi semplicemente « E' un tumore molto forte. Tutto qui. »
« Io ti voglio bene lo stesso e ti resto comunque accanto. » Mi rispose carezzandomi.
Qualche tempo dopo scoprii che non ero la prima persona che conosceva con un simile problema, con tale male.
Da quel giorno lei si applicò a trovare una spiegazione al mio tumore che, secondo lei, mi aveva mutato dentro dando vita alla bestia.
La sua intelligenza mi ha sempre sorpreso, riusciva ad arrivare là dove molti si fermavano ed anche in poco tempo.
Pheonix assisteva impotente a questa crudeltà. Quando io la distruggevo lui correva con la cassetta del pronto soccorso per curarle le ferite.
Non mi piaceva la cosa, però quando la mia Bambi tornava avevo modo di tornare a torturarla.

CapriccioOnde histórias criam vida. Descubra agora