1. CADUTA

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Non mi aspetto che mi crediate. 
Certe storie sono tanto assurde da essere un enigma sia per chi le racconta, sia per chi le ascolta. 
Sei ancora qui?
Non dirmi che non ti avevo avvertito.

Il mio nome è William Newell. sono nato nel settantotto, al momento ho ventidue anni. tempo fa passeggiavo al ritorno da una festa alla quale ero rimasto leggermente, e dico LEGGERMENTE ubriaco. Forse non avrei dovuto bere quella fila di gin tonic offerti dai miei amici e ora confermo ciò che ho appena detto.
Ad ogni modo, ero lì, ritornando a casa mia in un vento gelido che mi faceva venir i brividi. piccoli fiocchi bianchi cominciavano a cadere. Ero un pò meno brillo in quel momento, ma comunque frastornato. Credo fossero le due. Forse no, era l'una. ero troppo stanco per pensare all'orario. 

mi trovavo a camminare sul lungomare, con i lampioni e la loro luce gialla. Numerose macchine rimanevano immobili vicino alla costa. Non una singola anima che camminava o che guidava: la strada era vuota. Il mare e il cielo si fondevano in una tinta nera come il carbone.

Sentii un rumore elettrico e subito i lampioni si spensero. Un improvviso black out. Tutto divenne nero, ma al posto di fermarmi, continuai a camminare. Sarò onesto: neanche io sapevo il motivo, ma mi sembrava quasi che fosse... giusto.

Inciampai.
Ovviamente. Che sfortuna. Perchè capitano tutte a me?

Sapevo benissimo che non sarei riuscito a usare le braccia per fermarmi: ero stanco, e nella caduta le mie braccia non si mossero, nonostante l'istinto di sopravvivenza.

E quello fu il momento. Il momento in cui la mia vita cambiò. per sempre.
Al posto di sentire la mia faccia sfracellarsi sul duro e freddo marciapiede, non provai nulla.
A dir la verità, non mi feci nulla.
Cominciai a cadere.

Avevo attraversato la realtà stessa.
E cadevo.
Nel nulla.

la caduta - edizione italianaWhere stories live. Discover now