capitolo trentadue

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(LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE, SUPER IMPORTANTE!!!"

paulo dybala, il mio più grande migliore amico una volta e il mio più grande odio poco dopo, è a casa mia.

non so cosa dire, non so cosa fare.

calma rebe.

"che cazzo ci fai lui qui?" chiedo rivolgendomi a mio fratello.
"dopo la conversazione dell'altra sera, mi sono detto che avrei dovuto fare qualcosa...
ho pensato che fossi pronta a rivedere paulo così l'ho invitato qui.." dice fede.
"che cazzo federico, non lo voglio qui" dico.
"becki, sarete solo vuoi due...provaci almeno" dice fede.

sposto lo sguardo su paulo.
i suoi occhi verdi sono lucidi.

"non ci penso nemmeno" faccio la dura.

corro in camera mia e mi ci chiudo dentro.

FEDERICO

"vedrai che prima o poi si deciderà a parlarti... dovrà farlo per forza, siamo tutti in ritiro" dico cercando di rassicurare paulo.
"lo spero fede... è meglio che ora tu vada, tra poco inizia il ritiro" dice.
"hai ragione, tu fa pure come se fossi a casa tua" dico posandoli una mano sulla spalla.
"grazie fede" mi ringrazia lui.

prendo tutte le mie cose, saluto mia sorella tramite la porta chiusa ed esco andando verso il tc.

sono abbastanza preoccupato per mia sorella, ma nel peggiore dei casi potrebbe  restare chiusa in camera sua fino a domenica.
è una ragazza intelligente, non farà cazzate.

"terra chiama federico chiesa, rispondere prego" dice loca sollevandomi dai miei pensieri.

siamo seduti alla tavola della cena, mentre aspettiamo il secondo.

"ma che hai? sembri preoccupato" mi chiede west.
"no niente, è solo rebecca" rispondo.
"ohhh il nostro argomento preferito" esorta dusan ricevendo un'occhiataccia da parte mia.
"cos'ha fatto quella peste sta volta?" mi chiede moise.
"ma niente...ho invitato paulo qui per provare a farli fare pace" rispondo.
"amico sei in un grosso guaio" dice dusan.
"dite che ho sbagliato?" chiedo.
"cazzo si fede!" esclama moise.

ecco, mancavano solo più loro.

REBECCA

"cucci" dice paulo dall'altro lato della porta.

"non è che puoi uscire?" mi chiede.
"vattene via paulo" rispondo.
"sono di sotto, quando vuoi...ti aspetto" dice.

lo sento scendere le scale.

andiamo rebecca, lui c'è sempre stato per te.

mi alzo dal freddo pavimento della mia stanza e apro la porta.

scendo le scale.

"mi dispiace...che ti sei fatto male, intendo" dico riferendomi alla lesione che paulo ha praticamente appena subito.

mi siedo affianco a lui sul divano.

"sono contenta che ti sposi con oriana, è quella giusta" dico.

lui mi guarda e sforza un sorriso.

"so di essere stato una merda, ma non avrei mai voluto lasciarti qui...non avevo scelta rebecca, la società ha scelto per me" dice.
"se fosse stato per me sarei rimasto qui a torino per sempre, specialmente da quando sei arrivata tu" dice.

inizia già a scendermi qualche lacrima.

"mi sei mancato paulo, scusa se non ti sono più stata affianco" lo abbraccio.

"sono fiera di te" singhiozzo.
"sono io a dover essere fiero di te" dice lui.

restiamo abbracciati per tantissimo tempo.

gli occhi// kenan yildiz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora