Londra, 1967 - Troppo veloce

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Londra, 1967

Parcheggiata di fronte al Dirty Donkey mi godo il primo pieno di carburante vero degli ultimi quaranta e rotti anni. E soprattutto il mio incredibile nuovo adesivo. Il mio proprietario ci teneva tantissimo a decorarmi col proiettile-sul-parabrezza di James Bond che regalavano al distributore e io non potrei essere più entusiasta. Mi fa sentire così forte, aggressiva, cool. Poi sono contenta che ne sia rimasto affascinato anche lui, lo ha distratto almeno un po' da questo momento così stressante.

Non è un bel periodo per Crowley. Anche oggi, dopo la sosta alla stazione di servizio, ha organizzato l'uscita di lavoro per cui mi ha posteggiata qui all'improvviso. Era teso, stringeva lo sterzo nervosamente, è sceso dopo essere rimasto seduto qui a sbuffare e inveire a lungo.

Laggiù qualcosa sta cambiando, c'è fermento, varie volte è stato convocato di sotto e non l'ho rivisto per giorni, almeno in due occasioni è stato redarguito per i suoi comportamenti poco diabolici qui, dicono si sia troppo abituato alle usanze umane. I duchi infernali hanno iniziato a usare la mia autoradio per recapitargli messaggi minatori od ordini vari, una volta addirittura uno di loro si è materializzato nel mio abitacolo, mi si gela il motore solo a ripensarci.

È stata una sensazione strana, come un freddo improvviso, poi un calore esagerato, un fetore di zolfo e una sensazione di essere come usata, posseduta, quasi violata.

Sensazione che mi sembra quasi di provare in questo momento, un peso improvviso sul sedile del passeggero, un cambio di temperatura, ma senza il calore esagerato, piuttosto dell'elettricità nell'aria. Non c'è la puzza di zolfo, ma un odore dolce, delicato, ricorda quegli strani dolcetti da viaggio che Crowley a volte fa apparire per il suo...

ANGELO??

È proprio lui. Si è materializzato al suo posto. Ma appare strano rispetto al solito, non sorride, non ha quello sguardo limpido e vivace, anzi gli occhi sembrano tristi, umidi, quasi gonfi. Non mi ha nemmeno salutata. Poi perché è entrato di soppiatto come un demone? Avrei spalancato la portiera per lui.

"Scusami bellezza, non è un bel momento."

Già.

"Posso aspettarlo qui? Gli devo parlare con una certa urgenza."

Certamente.

"Grazie", tenta un sorriso stiracchiato ma non gli viene affatto bene.

Guarda fuori dal finestrino ansioso, si accarezza violentemente i pantaloni, stringe e allenta ripetutamente il papillon al collo. Sembra non trovare pace. Non l'ho mai visto così.

Poi esplode in un singhiozzo, inizia a lacrimare e a mugugnare pezzi di frasi che non riesco ad afferrare e comprendere.

"Perché, dico io, perché? Perché vuole fare questo, perché vuole farmi questo?"

Questo cosa?

"Ne abbiamo già parlato, centocinque anni fa. Non è giusto, per l'amor del cielo! Non si è reso conto in quest'ultimo secolo che ne vale la pena? Non sono riuscito a fargli cambiare idea? È mai possibile? Dopo tutto quello che..."

Poi le parole e i versi si fanno incomprensibili. Non capisco cosa preoccupi così tanto Angelo.

Che il mio proprietario voglia tornare all'inferno?

"Ma magari. Quello in qualche modo potrei accettarlo. Magari tornerebbe, prima o poi. Ma l'acqua santa... Lo distruggerebbe all'istante, non sarebbe un semplice discorporarsi, il mio... Crowley non esisterebbe mai più."

Questa notizia pesa come un macigno sul mio telaio.

Cosa ha intenzione di fare Crowley???

"È alla ricerca di acqua santa, ancora una volta. Con una rapina in chiesa, l'idiota. Non mi viene in mente nulla di più pericoloso per lui. E temo che voglia farla finita. Col mondo, la vita, me, te, tutto."

Diario di una BentleyWhere stories live. Discover now