Londra 1941 - In ottime mani

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Londra, 1941

"Muoviti, muoviti, muoviti!"

Più veloce di così non posso, siamo già a 60 chilometri orari, già siamo totalmente fuori dai miei...

"Più veloce, ho detto!"

Crowley spinge il pedale dell'acceleratore, la lancetta del tachimetro schizza come mai ha fatto, non riesce a tenere traccia della mia velocità reale.

Da quando è rientrato da quel locale per un incontro di lavoro il mio adorato proprietario non è in sé. Ha letteralmente lanciato nel bagagliaio la valigia con le bottiglie di whisky che stasera dovrebbe portare in teatro, ma che ormai saranno in frantumi e si è accasciato tremante sul volante. Le sue iridi occupano tutto il bulbo oculare, non ha mai inspirato né espirato, la fronte è corrugata, le sue flessuose dita stringono lo sterzo con così tanta forza che credo riuscirà a staccarlo prima della fine del viaggio. Appoggia gli occhiali appannati sul sedile. Qualcosa non va. Deve aver ricevuto qualche brutta notizia. In generale non è un bel periodo. Da quando è scoppiata la guerra la nostra vita in città è ben diversa. Ma sfrecciando per il centro di Londra e vedendo decine di mie colleghe incendiate mi ricordo del privilegio di essere l'auto di un demone e non di un povero umano qualsiasi.

"Merda! Merda! Merda! Aziraphale come puoi essere stato così stupido! Sei così intelligente, come può un angelo così intelligente cadere in un'imboscata simile, io davvero non..."

SI TRATTA DI ANGELO??

Ce la metto tutta per seguire gli ordini dagli sguardi umidi di Crowley. Mi indica una chiesa e miracolosamente la strada più breve che scelgo è al momento priva di macerie o auto incendiate.

Mi posteggia in una via laterale. Mi preoccupa vederlo entrare così vulnerabile in un luogo sacro. Si schiarisce la voce, indossa il cappello e inforca di nuovo gli occhiali, tentando di tornare in sé. Poi guarda il cielo e schiocca le dita.

"Rimani parcheggiata qui. Qualsiasi cosa accada."

Dopo pochi minuti una bomba fa esplodere la chiesa a due isolati da me. La chiesa dove era indirizzato Crowley. Resto illesa, come sempre.

Dopo un tempo che mi appare interminabile sento la voce del mio proprietario pronunciare dolcemente "Passaggio a casa?"

Poi sale in auto, sporco di cenere e polvere, ma sereno. Qualche secondo dopo sale anche Angelo, con una valigia in mano e un'espressione sognante che non gli ho mai visto.

Mi dirigo al teatro come da direttive precedenti.

"Sai, è stata una cosa molto gentile quella che hai fatto per me" Angelo dice timidamente, accarezzando la maniglia della valigia e rivolgendo teneri sguardi al mio proprietario che ha nuovamente smesso di respirare.

"Sta zitto!"

"Ci deve essere qualcosa che posso fare per te... In cambio."

Il cuore di Crowley smette di battere.

Oh sì che c'è, certo che c'è!

Ma tutto quello che riesce a pronunciare, senza guardare l'Angelo che gli è accanto è: "Smettila. Siamo a posto così. Bene, ho una faccenda lavorativa da sbrigare. Spargere la bevanda del demonio."

Poi riprende a respirare e per riacquisire autocontrollo preme il piede sull'acceleratore, facendomi raggiungere una velocità che non ci siamo mai permessi in presenza di Angelo, che grida spaventato reggendosi alla portiera.

Mi parcheggia davanti all'ingresso degli artisti del Windmill Theatre.

"Il teatro. Bravi!" Angelo pare entusiasta del nuovo lavoro di Crowley. "Sofocle. Shakespeare!"

Diario di una BentleyWhere stories live. Discover now