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Per tutto il tragitto, Hime pensò a tutto ciò che era successo nel locale

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Per tutto il tragitto, Hime pensò a tutto ciò che era successo nel locale.

Pur impegnandosi a distogliere l'attenzione dalla vicenda, la sua mente finiva per riprodurre in continuazione lo scambio di battute tra Ōshiro e Renji.

Le sfuggiva sicuramente qualcosa a cui non poteva arrivare nemmeno con il suo intuito, perciò si premurò di chiedere qualcosa in più a Saori non appena si fossero viste di nuovo, anche se a giudicare dalle apparenze nemmeno lei sapeva nulla di quel ragazzo.

Alzò gli occhi al cielo. Essere così curiosa nei confronti di una situazione il cui protagonista era una persona così arrogante le dava sui nervi, ma non poteva fare a meno di chiedersi cosa ci fosse nella lettera e come mai l'anziano avesse una così buona opinione di lui da ignorare le offese rivolte a sua nipote.

Completamente immersa nei suoi pensieri, si rese conto di essere arrivata a destinazione solo quando il navigatore le notificò che l'abitazione si trovava sulla destra. Hime si guardò intorno; doveva trattarsi di una famiglia piuttosto benestante per potersi permettere un appartamento tradizionale con un giardino così ben curato.

Prima di suonare, controllò per sicurezza il cognome sulla targhetta al muro, Hayashi, e tirò un sospiro di sollievo quando vide che corrispondeva a quello della ragazza a cui avrebbe dovuto dare ripetizioni.

Mentre attendeva di essere ricevuta, le tornò alla mente senza motivo l'espressione del ragazzo mentre consegnava la lettera. Le sembrò addirittura di sentire di nuovo le sue parole che facevano a pugni con il suo atteggiamento. Ci tengo. A cosa teneva? Come poteva una persona come lui tenere a qualcosa se quello era il modo in cui si rivolgeva alla gente?

Non ci pensare più. Hime chiuse gli occhi e si diede due colpetti in testa con il palmo della mano. Non era necessario pensarci.

«Signorina, tutto bene?»

Una figura piuttosto bassa fece capolino dall'ingresso, così bassa che per un attimo non capì da dove provenisse la voce. L'ho appena immaginato? Si chiese spontaneamente, prima che il suo sguardo cadesse su una donnina di mezza età con i capelli grigi raccolti in uno chignon e un grembiule da cucina addosso.

«Ah, ho capito. Lei deve essere la signorina Aratame Benihime, non c'è dubbio. Alta, capelli neri, occhi ambrati. Dal vivo è persino più bella delle foto che hanno stampato di lei.» la donna le rivolse un sorriso. «Io sono Atsuko, la governante di casa.»

Hime chinò leggermente il capo in segno di gratitudine. Riceveva spesso complimenti e li accettava con umiltà perché era quella l'educazione che le era stata insegnata. In quanto alle immagini menzionate, capì immediatamente che si riferiva alle foto scattate in occasione del discorso di inaugurazione dell'anno accademico che aveva tenuto lei tre anni prima in qualità di unica studentessa ad aver superato senza errori gli esami nazionali e poi il test di ammissione per l'università di Kyoto.

Quello era anche il motivo per cui si trovava lì, dopotutto.

«La ringrazio. Per favore, mi chiami solo Hime e non badi alle formalità.»

«Come desideri. Da questa parte, prego.»

Si incamminarono verso la porta d'ingresso. Attraversando il giardino, si rese conto della presenza abbondante di ciliegi per tutto il perimetro.

La fioritura non era ancora ancora iniziata, ma i rami spogli iniziavano a tingersi dei primi boccioli primaverili. Quell'anno le sarebbe piaciuto osservare i fiori di ciliegio di Hirosaki nella prefettura di Aomori; per quanto il fenomeno attirasse turisti da ogni parte del mondo, i cittadini stessi consideravano la fioritura come uno dei momenti più belli dell'anno.

«Alla signora Hayashi piacevano i ciliegi, per questo ce ne sono molti.»

Sorpresa, Hime si voltò verso la donna. «Mi ha letto nel pensiero.» sorrise, poi lo sguardo tornò fisso di fronte a lei. «Le piacevano?»

Il bastone di Atsuko produceva un rumore sordo a contatto con le pietre disposte sulla sabbia e sull'erba. Con una mano dietro la schiena e le spalle ricurve, la donna le faceva strada indicandole di tanto in tanto qualche arbusto con la coda dell'occhio.

«È morta da ormai molti anni, ma questi ciliegi non hanno mai smesso di fiorire. I suoi figli erano molto legati a lei, per questo continuano ad averne cura.»

«Sono molto belli.» fu la sua sola risposta. Sentiva che non fosse giusto chiedere altro, nel rispetto di chi una volta aveva a cuore quei ciliegi e di chi onorava il ricordo che essi portavano con sé.

«Eccoci qui, accomodati pure.»

Quando Atsuko la accolse all'interno dell'abitazione, un brivido percorse l'intera spina dorsale a partire dal basso verso l'alto, lasciandole addosso una sensazione di disagio. Ogni oggetto di quella casa valeva più della sua stessa esistenza, dai vasi preziosi al tatami sul quale camminava, dai fiori ornamentali ai bonsai che abbellivano ogni angolo a lei visibile. Dalle sue labbra uscì un sospiro di sconforto; era proprio da lei sorprendersi per qualcosa che quella famiglia considerava normale sin dalla nascita.

Se avesse avuto abbastanza denaro, le sarebbe piaciuto vivere in un posto del genere: raffinato, luminoso e con un bel giardino fiorito.

L'anziana governante mormorò qualcosa, ma Hime non la stava ascoltando. Aveva smesso di farlo quando i suoi occhi si erano involontariamente posati sul dipinto di una donna.

Era così bella che stentava a credere fosse reale e a renderla tale non erano i gioielli o i tessuti che indossava, bensì la grazia e la compostezza che emanava solo restando seduta, con il viso piegato lateralmente e le mani sul ventre. Doveva essere la signora Hayashi perché in corrispondenza del dipinto, sul tavolino sottostante vi era una foto della stessa donna con una neonata in braccio e un bambino accanto.

«La stanza della signorina Nanami è da questa parte.» la voce di Atsuko le fece riprendere coscienza di sé. Da quando aveva messo piede in quella casa non aveva fatto altro che lasciarsi distrarre da ogni dettaglio.

«Ad ogni modo, ti chiedo di avere pazienza con lei. Si scoraggia subito se non riesce a capire qualcosa, è molto testarda e orgogliosa. Inoltre, è arrabbiata con suo fratello perché non l'ha consultata prima di chiamarti, perciò potrebbe essere abbastanza ostile.»

Hime non era esattamente una persona paziente. O meglio, lo era se la persona che aveva di fronte si dimostrava meritevole della sua pazienza. In ogni caso, Atsuko aveva descritto Nanami nello stesso modo in cui il vecchio Ōshiro descriveva lei: testarda, orgogliosa e ostile.

«Abbiamo qualcosa in comune, allora.» Hime sorrise. «Forse suo fratello avrebbe dovuto parlarne con lei prima, studiare se qualcuno ti costringe a farlo non serve a molto.» Dopo aver sfilato le scarpe, si affrettò a seguire la donna lungo il corridoio esterno della casa. Si fermarono entrambe davanti alle porte scorrevoli di una stanza. Capì subito di essere arrivata perché dall'altra parte del muro si sentiva forte e chiaro una voce femminile piuttosto allegra e vivace.

«Non ha voluto sentire spiegazioni, ha detto solo che questa era la cosa migliore per lei.»

«In questo caso, farò del mio meglio per convincerla.»

Atsuko colpì due volte con le nocche la superficie di legno della porta. «Bene, allora buona fortuna!»

Fragole e ciliegi in fioreWhere stories live. Discover now