«Come?» mi fingo impassibile e sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per poi entrare insieme a lei nello spogliatoio.

Sam sospira rassegnata e posa il borsone su una delle panche. «Mi chiedevo da quando hai iniziato a baciare i ragazzi senza volerli sedurre.»

Scrolla una spalla, mentre io inizio a spogliarmi del jeans che indosso e a infilare l'uniforme della squadra.

«Non l'ho baciato io, e comunque ha chiarito che non sarebbe cambiato niente.» infilo il top verde e arancione e lego i capelli in una coda bassa. «E sinceramente sono assolutamente d'accordo.»

Una sensazione di lieve angoscia mi attraversa il petto per una frazione di secondo, non rendendomi però minimamente capace di dare una spiegazione e una giustificazione.

Lascio però perdere e finisco di prepararmi, aspettando che Sam faccia lo stesso. Intanto, nello spogliatoio entrano le altre ragazze, ma la rossa davanti a me continua comunque a parlarmi:

«Un momento, cosa ha detto?» aggrotta le sopracciglia e lega la sua chioma ramata in una coda alta.

Scrollo le spalle. «Che quel bacio non avrebbe cambiato nulla tra di noi.» ripeto come se fosse una cosa assolutamente ovvia.

Sam, però, alle mie parole assottiglia le palpebre e cerca di studiare ogni singola parte del mio viso, in cerca forse di una qualche forma di disaccordo.

Assente, poiché neanche io ho intenzione di dare tanta importanza a un gesto tanto banale e semplice.

Perciò roteo gli occhi al cielo nel momento in cui domanda: «Sei convinta anche tu di questo? Perché dalla tua faccia sembra che ci sia rimasta abbastanza male.» incrocia le braccia al petto, mentre io scuoto il capo in segno di diniego e sospiro.

«Questa è l'unica espressione che possiedo, Sam. Non posso rimanere male per una persona di cui non mi importa nulla.»

Cerco di essere il più convincente possibile, poiché non ho affatto intenzione di continuare a giustificarmi e dare spiegazioni riguardo questo argomento. Sto già provando una delle situazioni che odio più al mondo: il disagio, e non voglio minimamente protrarlo oltre.

Per tale motivo, le rivolgo un cenno del capo e la induco a dirigerci verso l'uscita dello spogliatoio, in modo da cambiare argomento.

Sam, fortunatamente, capta i miei pensieri e rilascia un sospiro.

Mi volto quindi verso il resto della squadra, che ha praticamente iniziato adesso a prepararsi e ordino:

«Vi voglio fuori tra trenta secondi, non uno in più.» detto ciò, esco dallo spogliatoio insieme alla rossa, e cammino a passi sicuri verso il centro della palestra.

La squadra di basket ha appena finito di allenarsi, e i giocatori camminano verso le panche per dissetarsi e sedersi.

In particolare, lo sguardo mi ricade su un biondino di un metro e novanta, che afferra la bottiglietta d'acqua e si versa in faccia il liquido fresco, per poi asciugarsi il viso e il collo con un asciugamano. Scuote subito dopo il capo, facendo volare alcune goccioline di sudore dai capelli bagnati, e fa un cenno d'assenso col capo a qualcosa che dice Jason.

Rimango ferma qualche secondo a osservare ogni singolo centimetro della sua pelle tonica e sudata, ma riesco ugualmente a tornare in me e ad aspettare il resto delle cheerleaders.

Fortunatamente per loro, arrivano dopo una manciata di secondi, correndo e precipitandosi nella mia direzione con uno strato di ansia in volto.

Sorrido compiaciuta.

(Un)expectedWhere stories live. Discover now