Sono le due: questo significa che Alberto, Thomas e Giulio sono al Mc Donald's, come ogni venerdì. E lei dovrebbe essere sola a casa, almeno così spero.
Guido il più velocemente possibile accecata dalla rabbia e mi rifiuto di piangere tutte le lacrime che ho in corpo.
Arrivata al cospetto della sua villetta, citofono ripetutamente sapendo che è in casa, visto che le sue tre macchine sono tutte qui nel suo garage. Dopo cinque, forse dieci in realtà, suoni al citofono, sento la sua bellissima voce dirmi:
<<Charlotte, per favore... Vai via.>>
Decisamente no.
<<Dafne, apri.>>
<<Non hai capito, è finita.>>
<<Apri, dobbiamo parlare almeno un'ultima volta.>>
<<Vai via, ti prego.>>
Vedendo il suo essere irremovibile, decido di sfoderare il mio asso nella manica. Con la vocina da bambina le dico:
<<Dafne... La tua piccola non merita almeno una spiegazione?>>
Sento un sospiro provenire dal citofono; dei secondi ricchi di tensioni passano, e alla fine di questi ultimi, il cancello si apre.
La mia rabbia torna più forte di prima, anche quando la vedo bella come una divinità con i capelli raccolti in una coda bassa ed un vestito bianco latte che lascia intravedere tutto.<<Allora? Spiegami, adesso. Che ho fatto di male, Dafne?>>
<<È tutto sbagliato. Ho sbagliato tutto con te, non avrei mai dovuto portarti a letto.>>
<<Ma ti sembro un giocattolo o cosa? Cosa pensi, che io non abbia forza di volontà?>>
<<Penso solo che dovremmo entrambe dimenticarci di tutto. Ho sbagliato con te. E non ti amo, come tu non ami me.>>
Nel dire questa frase abbassa gli occhi al suolo, il che mi fa incazzare ancora di più.
<<Ripeti l'ultima frase guardandomi negli occhi.>>
Le dico io avvicinandomi a lei per risultare più minacciosa, azione poco intelligente, visto che il suo ammaliante profumo mi avvolge all'istante.
<<Io non... Non ti a-amo. Amo Alberto, come ho sempre fatto, è lui la persona per me. Mettitelo in testa.>>
Per non sentire il mio cuore che si spezza, prendo un vaso di fiori appeso alla parete dell'ingresso di casa sua, lo sbatto a terra frantumandolo e la guardo negli occhi.
<<Sei solo una grandissima stronza, marcisci insieme ai nostri ricordi. Sei assolutamente ridicola. Fai schifo.>>
Le vomito addosso queste parole pur di non pensare al dolore lancinante che provo. In mezzo a quest'ultimo, non mi rendo conto di non vedere più tutto con chiarezza a causa delle mie lacrime, così mi asciugo gli occhi con una mossa rapida e vedo Dafne accasciarsi per terra. Inizia a piangere senza staccare i suoi occhi dai miei, chissà come si sente. Mi fa male vederla così.
<<Che fai ancora qui? Alberto tornerà a momenti.>>
Io sbatto le palpebre per impedire alle lacrime di farmi lo stesso effetto di prima, mi slaccio la collana che mi ha regalato e gliela lancio accanto.
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Professoressa, è vero ciò che sentiamo?
RomanceCharlotte, un'alunna come tante altre, inizia un nuovo percorso scolastico: le superiori. Lei sta superando una fase molto delicata della sua vita e non ha spazio per nuove emozioni, ma se queste ultime fossero talmente forti da prevalere persino su...
(43) Marcia dentro.
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