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Erano passati cinque giorni dopo quello scontro di parole dette in quel soggiorno. Malfoy mi ignorava come poteva, mi studiava, teneva l'occhio vigile ogni qual volta ero intorno a lui e a sua madre. Pensai fosse sufficiente la mia presenza, non dovevo per forza parlare con lui. La mia sagoma trascinata qua e là sarebbe bastata per mettergli fretta, pensieri negativi, farlo incupire, martellargli la testa con pensieri, dubbi, cosa ci facevo li? Era chiaro, per farlo inciampare. E lui che non era stupido di sicuro lo aveva già capito.

Nonostante questo eravamo liberi in quella casa di gironzolare, parlo anche del mio gatto. Ogni qual volta miagolava, il biondino faceva una smorfia disgustata. Il pelo sulla coda stava ricrescendo, per fortuna. Gli avrei tagliato le mani, quella era stata la rivelazione totale che Malfoy non sapeva giocare con il fuoco.
Un fuoco va controllato, va domato, le fiamme vanno dosate e soprattutto indirizzate, non si può sperare che quella fiamma inghiotta due cose contemporaneamente, altrimenti si rischia di incendiare tutto. E me ne intendevo di fuochi, quelli magici soprattutto. Era la mia croce, era un fardello che portavo addosso. Avevo incanalato la mia rabbia in quel fuoco, per questo quando sentivo le mani troppo calde, dovevo isolarmi. Certe volte la mia magia era imprevedibile, stavo ancora cercando di capire come gestirla. Sembrava troppo da tenere a bada, forse ero complice di quel disastro, non riuscivo a buttare fuori nulla, più venivo colpita e messa all'angolo, più colpi prendevo. E non mi difendevo affatto, incassavo, assorbivo. Ero consapevole però che un giorno avrei resistuito tutto, con gli interessi si intende.

Accarezzai il gatto fuori in giardino, mi sedetti sugli scalini di pietra ancora caldi perché il sole oggi aveva deciso di ritagliarsi uno spazio. Il tempo passava e questa casa mi stava stritolando. Sentivo la pressione, sentivo la tristezza, sentivo il dolore. C'erano solo cose negative, forse era per questo che non riuscivo a parlare. Se fosse stato l'inverso di sicuro avrei trovato un modo per spezzare via quella gioia, avrei rovinato tutto ma qui cosa c'era da rovinare? Ci aveva già pensato il ministero e l'Oscuro a mettere fine a risate, balli e feste varie.

Un gufo, no, un barbagianni lasciò cadere il giornale come ogni mattina accanto allo scalino. Fui curiosa di leggere ciò che ci fosse scritto, di vedere le falsità che scrivevano, più che altro. Sembrava che la Gazzetta del Profeta sminuisse l'attenzione su ciò che stava succedendo. Lo presi e tolsi lo spago con il quale era avvolto. In prima pagina c'era una foto di Malfoy e sua madre, l'ennesima, probabilmente scattata qualche tempo fa all'uscita degli ultimi processi. Erano stati completamente assolti a quanto si diceva nell'articolo. Più in basso si leggeva di Diagon Alley, c'era qualcosa di strano, Ollivander aveva chiuso i battenti e non c'era traccia di lui. Ma prima ancora di aprire il giornale a quella pagina e leggere il contenuto, qualcuno me lo tolse dalle mani e non ebbi nessun dubbio su chi fosse.

«Che stai facendo? Ti stai impacciando di cose che non ti riguardano, Riddle» Malfoy tenne il giornale tra le mani, guardando la sua foto, suppongo.

«Il mondo non gira intorno a te, c'era una cosa molto più interessante di te in copertina solo per vendere di più» risposi e incrociai le braccia, era irritante quel biondino, portava al limite della pazienza.

«Dovrebbero ringraziarci allora, visto che riscuotono denaro con l'immagine mia e di mia madre, continuando a screditare la mia famiglia, come possono bene vedere siamo puliti da tutto questo» sentenziò. Non capivo se ci credeva nelle cose che diceva o parlava per darsi un qualche elogio e tirarsi su. Aprì il giornale «cosa sarebbe, Riddle, la notizia che ha attirato la tua attenzione?» mi chiese.

«Potresti trovartela da solo, visto il tuo spiccato senso della padronanza. "È il mio giornale, lo leggo prima io". Come i bambini» dissi imitando la sua voce e schioccai la lingua al palato in segno contrariato. Davvero cercava una supremazia in casa sua? Non ero entrata con un piede di guerra, non mi imposi mai nel rivendicare qualcosa che non fosse mio, soprattutto ma chi la voleva quella casa? Io no di certo, era piena di brutte vibrazioni, immaginai che ci fosse anche qualche fantasma, doveva esserci per forza, solo che ancora non si era palesato. Ma lui aveva i paraocchi a quanto pare si sentiva minacciato dalla mia presenza, e da una parte era meglio così per me.

The Dragon's ThornDove le storie prendono vita. Scoprilo ora