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Pov Draco

Mi sentii soffocare da tutto in quella casa. Ogni volta che vedevo mia madre sentivo il peso di ciò che avrei dovuto fare sulle spalle. Ogni volta che la guardavo in viso e mostrava una forza sovrumana, come se niente le avesse fatto del male, di conseguenza dava forza anche a me. Non avrei deluso mia madre, avrei mostrato a tutti che i Malfoy non erano affatto ciò che bisbigliavano tra i Mangiamorte, non eravamo delle nullità, non eravamo incapaci, avrei fatto tutto da solo per mettere a tacere quelle dicerie.

La mia famiglia sarebbe tornata a risplendere nell'oscurità come un faro di notte, in mezzo alle acque di un mare in tormenta e perennemente sommerso dalla marea. Su in cima e giù nelle profondità. Non potevo permettere che venissimo cancellati, non potevo permettere a nessuno di attaccarmi l'etichetta di "buono a nulla". Il Signore Oscuro mi aveva scelto, me su tutti gli altri, evidentemente mi riteneva all'altezza di un omicidio così importante, ne ero grato, dovevo esserlo per forza o avrei recato dei danni a mia madre. Non potevo perderla, non ora che mio padre era ad Azkaban e chissà quando sarebbe uscito da quel posto.

Provai un brivido lungo la schiena solo a pensare di immaginare come fosse essere rinchiusi lì dentro e sperai che mai dovessi metterci un piede, era già abbastanza inquietante immaginarlo.

Ma i guai non vengono mai da soli, a cosa si aggiunge cosa ed ero turbato, adesso. Perché l'oscuro mi aveva messo alle calcagna la sua stupida creatura? Perché la aveva fatta piombare in casa mia? Non la volevo lì, da quando era arrivata in casa non c'era più ossigeno, portava cose spiacevoli quella lì. Come quelle rose nere al posto di quelle bianche che mia madre cresceva e proteggeva con cura, le uniche cose pure e lucenti che erano rimaste in quella casa. Le aveva profanate con la magia oscura, e questo non glielo avrei perdonato né mai più permesso. Come osava toccare le nostre cose? Era sua figlia, certo, ma non avrebbe mai dovuto toccare cose che non le appartenevano. Non era suo, qui era tutto mio, tutto dei Malfoy.
Mi corrodevo dentro a vista di quell'abominio, in più mi aveva portato in casa un gatto nero e lo sanno tutti che i gatti neri portano sfortuna. Proprio adesso, che avevo bisogno della dea bendata più che mai! Proprio adesso che avrei dovuto escogitare un piano per uccidere il vecchio preside e aprire le porte ai Mangiamorte. La testa già mi pulsava dai troppi pensieri. Non avrei dovuto perdere di vista l'obiettivo, lei era lì perché voleva qualcosa, ma certo, voleva impicciarsi delle mie cose, era una spia, peggio, era una spina nel fianco, ma io ero più scaltro di lei. Non le avrei mai mostrato nulla di ciò che avevo in mente di fare, non le avrei mai detto niente, più la tenevo alla larga e meglio era per la riuscita della mia missione.
E come osava mettersi seduta a colazione con noi? Come se noi la volessimo lì e per di più sulla sedia dal posto occupato da mio padre! Non volevo che sporcasse quel posto, doveva restare fuori dalla mia famiglia e mi fece strano andarmene e lasciarla lì, con mia madre.

E se le facesse del male? Se al mio ritorno la trovassi.. mi bloccai e strinsi i pugni, no non dovevo pensare a questo, non avrei dovuto pensare a queste cose. Lei non aveva mai ucciso, non la avevo vista mai fare niente di strano in realtà...

Andarmene da quella casa e lasciarla sola divenne sempre più complicato per me. Ero stato scelto, si fidavano di me, era tutto sulle mie spalle. Ero certo che ci sarei riuscito, per me, per la mia famiglia, per il mio futuro. Perché i miei genitori avevano già messo le mani sul mio futuro, una volta tornati in cima e raggiunta l'età e la fine della scuola, avrei spostato e messo su famiglia con una purosangue adatta a me, per non sporcare la nostra linea, ovviamente. I genitori di Astoria erano entusiasti ma per adesso non potevo pensare a quelle cose patetiche, dovevo prima pensare a un qualcosa.

Fu così che mi ritrovai per le strade di Notturn Alley. Cercando un qualcosa che potesse farmi venire il lampo di genio. Deglutii con in mano la bacchetta, strinsi il manico mentre con passo deciso svoltai per la mia strada. Il respiro accelerò, il cuore batteva forte per ciò che vedevo, lugubre e spoglio, proprio come il Manor. L'aria che mi circondava non era una delle migliori compagnie per avventurarsi lì.
«Draco, che ci fai qui!» mi sentii chiamare e mi raggelai quando notai mia zia Bellatrix raggiungermi e abbassare di poco il cappuccio.
«Facevo un giretto» dissi con voce sicura, non dovevo tradire me stesso, non dovevo farlo. Lei credeva in me. "È il più grande onore che tu possa ricevere, questo, Draco". mi disse mia zia. Certo che era un grande onore, era l'ora di dimostrare chi eravamo e avrei fatto il possibile per renderli fieri di me.
«Potrebbero vederti, sei uno sconsiderato!» mi ammonì e mi portò in un angolo più appartato, per mia zia era un grande onore avere suo nipote tra le fila dell'oscuro signore, mi stava indirizzando, non voleva che fallissi, non adesso che agli occhi dell'oscuro sarebbe caduta anche lei, visto e considerato che faceva parte della nostra famiglia. In più non accettava la Riddle, lei credeva che quella insulsa ragazzina le avrebbe ben presto preso il posto da "braccio destro" dell'oscuro. Mia zia sogghignava, raccontando che in qualche occasione la punzecchiava, continuava a farle delle battutine ma quella ragazzina non cedeva mai nella sua trappola, non replicava. Mia zia diceva che rimaneva composta e seduta senza mostrare nessun segno di cedimento, la odiava anche lei. Mi sarei dovuto allenare con lei, così che la avremmo potuta allontanare da noi, ma non avevo tempo di occuparmi di lei. Mia zia mi rimproverò, dicendomi che sarebbe venuta lei a farmi visita per escogitare un piano, non voleva che girovagassi da solo in quelle vie alquanto terrificanti. Alzai un sopracciglio ma dovetti ammettere che aveva ragione, avevo reagito senza pensare e se qualcuno mi avesse visto? Avrei compromesso tutto prima di entrare a scuola e non potevo permettermelo.
Mi disse che sarebbe venuto il momento giusto per me e così senza replicare me ne tornai alla mia casa. Lungo il vialetto guardai di nuovo quelle rose. Mi avvicinai lentamente con disgusto sul volto, provai rabbia. I rovi erano erti e le spine affilate stavano contagiando anche le rose bianche accanto, era una maledizione quella, non ne avevo dubbi. Solo poche ore erano passate e una rosa bianca già perdeva i petali vicino all'altra maledetta, si stava facendo spazio, si stava per prendere tutto il roseto se non l'avessi fermata. La mia mano tremò quando la allungai verso quei petali all'apparenza come gli altri ma più spesso, più resistenti. Quando sfiorai il petalo provai una sensazione strana, un freddo mi investì, tolsi immediatamente la mano, era per questo che non si respirava più in quella casa?

The Dragon's ThornWhere stories live. Discover now