Lo seguo con lo sguardo mentre attraversa il corridoio dalla finestra con i vetri oscurati all'interno della stanza e poi rivolgo l'attenzione all'uomo.
Lui mi guarda ovvio e io, spazientito, con un sopracciglio alzato borbotto un: «Cosa cazzo ha da guardare?»

Mi squadra sorpreso.
«Si sieda cortesemente.» mi indica la sedia davanti alla scrivania con una mano.

Sospiro e faccio come mi ha detto.
Appoggio le braccia sul tavolo e le manette a contatto con il legno provocano un suono fastidioso.

Lui afferra un fascicolo dal cassetto, lo mette davanti a sé e prende alcune foto. Le appoggia sul tavolo e le gira nella mia direzione.

Sono tre.
Tutte del diciotto maggio 2023.

Raffigurano dei fotogrammi di me che entro nel vialetto di casa King.

Mi indica la foto al centro, quella dove si vede il mio volto scoperto, illuminato dai lampioni sui marciapiedi.
«Questo è lei, vero?» chiede tamburellando l'indice sulla foto.

Guardo il ritratto e poi alzo l'angolo della bocca.
«Di certo non ho un fratello gemello.»

L'ansia mi sta divorando vivo. Infatti la mia gamba destra ha preso a tremare e le mani si muovono dondolando, facendo strusciare il metallo delle manette sul tavolo.

«Faccia poco lo spiritoso signor Miller. Se fossi in lei non farei di certo queste battutine da quattro soldi.» mi risponde scorbutico.

Si appoggia con la schiena sulla sedia in pelle e incrocia le braccia al petto.
«Cosa ricorda di quella sera?»

«Niente.»

«Niente?» ripete confuso. Sospira e si guarda attorno prima di raddrizzare la schiena e avvicinarsi con il busto verso di me.

«Deve rispondere sinceramente. Le foto prese dalle videocamere di sicurezza riprendono lei che si intrufola in casa della signorina King. Questo lo ricorda, vero?»

Serro le labbra e guardo di lato, sospiro di nuovo e guardo l'agente barbuto davanti a me.
«Come è che si chiama, Agente? Credo di averlo dimenticato.» cambio discorso sperando di ingannarlo.

Alza un sopracciglio.
«Non è che lo ha dimenticato, è che non lo sa proprio il mio nome. È un pochino diverso il fatto, non trovi?» inclina la testa di lato e incrocia le mani.

Sbuffo ignorandolo e mi appoggio contro lo schienale della sedia.
«L'ho detto già a Jeff quando mi ha portato qui ieri sera. Agente, sono solo andato a casa della signorina King sotto sua richiesta. Mi ha telefonato e ci sono andato.» spiego ansioso.
«Quando sono arrivato mi ha fatto entrare e abbiamo bevuto un po', forse solo un bicchiere di champagne. Da lì il vuoto più assoluto. Io non ho abusato sessualmente di nessuno, cazzo.» continuo.

Lui di risposta sbatte una mano sul tavolo.
«Non mi prenda per il culo! Sei nei guai fino al collo, Miller. Queste stronzate raccontale a qualcun'altro ma non a un'agente di polizia.»

Indurisco la mascella e lo guardo torvo.
Ah sì?
«È la verità.» ribatto.

«La testimonianza della signorina King dice tutt'altro! Dice che sei andato a casa sua e hai cercato di violentarla.» esclama arrabbiato.

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