(42) Noi su un pezzo di carta.

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Persa fra i miei pensieri non guardo più Alberto, ma lui mi ricorda della sua presenza quando mi riafferra le mani con la sua stretta sudata.

<<Stai zitta, cazzo! È solamente colpa sua. Io ti amo.>>

<<Ma lo capisci che è tutto finito? Il nostro matrimonio era già rotto, anche prima che io la conoscessi, io e te fingevamo solamente che andasse tutto bene.>>

<<Non è vero. Non divorziamo Dafne, dammi una seconda possibilità e ti darò il mondo.>>

Peccato che io il mondo lo abbia già, per me è Charlotte.

<<Basta, basta con questa messa in scena. Speravo che avremmo potuto parlare dei nostri figli e di come ci saremmo organizzati con i giorni, non che mi facessi la predica come un bambino. Io e te non siamo più nulla, mettitelo in testa e non caricare colpe su nessuno se non sull'amore che sparisce. Tutto è destinato a finire, anche noi.>>

Cerco di allontanarmi da lui, solo che vedo un radicale cambiamento nei suoi occhi, il quale mi pietrifica.

<<Grandissima figlia di puttana, ho cercato di fartelo capire con le buone, ma vedo che non ha funzionato. O tu strappi i documenti del divorzio e ti dimentichi di questa storia, o a Charlotte finisce male. È chiaro?>>

Alberto usa un tono basso e roco e mi stringe le braccia fino a farmi male.
Il cuore mi si accartoccia e la gola diventa secca. Tutto gira attorno a me e credo di stare per svenire.

<<C-come?>>

Dico sperando di aver sentito male.

<<Hai capito benissimo, allontanati da lei immediatamente. Io e te torneremo ad essere la famiglia perfetta. Ci vediamo a casa, vado a prendere i bambini dal centro ricreativo.>>

Alberto esce velocemente facendomi cadere in un baratro di terrore e dolore. Le orecchie iniziano a fischiare e credo di non vedere più nulla: tutto attorno a me è nero.

Quando mi sveglio mi trovo in una stanza luminosa con dei fili attaccati al braccio: sono in ospedale.

<<Ben risvegliata, signora! Come si sente?>>

<<Ehm... Sono tanto stanca. Che è successo?>>

<<È svenuta mentre era al bar Sole, signora. Ma non si preoccupi, i suoi valori sembrano non avere nulla di alterato, solo che il battito del suo cuore non riesce a calmarsi. Per questo motivo le devo prescrivere delle pillole, ma di questo ne parliamo dopo, la vedo pallida. La lascio riposare. Se ha bisogno, schiacci il bottone e qualcuno verrà da lei.>>

Io biascico un:

<<grazie>>

stanco e tutti i ricordi affiorano alla mente.
Alberto che mi tortura le mani, i suoi occhi infuocati, la sua prepotenza e... le minacce nei confronti di Charlotte.

E ora che devo fare?

Non riesco a riposare a causa di tutti i pensieri che mi frullano in testa e credo di non aver mai avuto così tanta paura in vita mia.
Io voglio solo vivere una vita felice con la mia Charlotte...
Ma proteggerla è tutto ciò che conta, e purtroppo per farlo la devo tenere lontana. Alberto sarebbe davvero capace di farle qualcosa: il pensiero di questa famiglia lo ossessiona.

Chiedo di essere immediatamente dimessa dall'ospedale e, dopo diverse titubanze dei medici, li convinco ed esco. Ignoro il mal di testa allucinante, chiamo un taxi e decido di recarmi in un'edicola per compare una busta da lettere, una penna ed un foglio.
Una volta recuperato tutto mi metto in un angolino nascosto seduta ad un tavolino e scrivo una lettera per la mia Charlotte.

"Cara Charlotte,
in questa lettera sarò breve e concisa, spero che non ti farò troppo male.
Tu sei stata un sogno per me, un'illusione, un momento di libertà e giovinezza, ma come tutte queste cose, anche noi dobbiamo avere una fine. Non ti chiedo di dimenticare ciò che siamo state, perché nemmeno io lo farò, ma cerca di usare tutta la maturità che hai in corpo per comprendere che sono una donna troppo grande per te, che sono sposata e che ho due bambini. Adesso ti sembrerà tutto surreale: sembrava andare tutto bene, lo so, ma dobbiamo lasciarci andare. Questa relazione fa soltanto del male a tutte e due, ed entrambe sappiamo che è durata già troppo. È da tanto che volevo dirtelo e credo che questa pausa mi sia servita per capire che quello che ho provato per te non è amore, è semplice affetto parafrasato male. Non cercarmi, te lo chiedo per favore.
Spero tanto che capirai, un abbraccio.

Dafne."

In vita mia non ho mai scritto così tante scemenze una dopo l'altra, ma andava fatto.
Nel mio cuore saprò per sempre che quello che provo per lei è un amore che mi ha completata e che non c'entra nulla con ciò che ho provato per altri uomini. Piego la lettera mentre piango silenziosamente e ci scrivo sopra:
"Per Charlotte Bianchi."

Decido di portare io stessa la lettera fino a casa sua, visto che mi trovo a poca distanza, così mi incammino lentamente verso la sua via a testa bassa. Stringo forte forte a me la lettera, fino a stropicciarla leggermente. Guardo a destra e a sinistra per cercare la sua macchina, ma nulla: è uscita.
Ne approfitto per correre verso la buca per lettere, la apro, ma la mia mano resta sospesa in aria impossibilitata a lasciare quel pezzo di carta che significa tantissimo.
Le farò troppo male.
Non voglio che il grande amore della mia vita soffra...





















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Ciao lettori... non uccidetemi. 💃🏽

Professoressa, è vero ciò che sentiamo?Where stories live. Discover now