Capitolo 13

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Evangeline

I primi raggi mattutini entrano dalla finestra illuminandomi il viso.

Mi sto rigirando nel letto e non ho voglia di aprire gli occhi per nessun motivo.

Da quando il mio letto è così comodo?

E da quando le mie lenzuola profumano di muschio bianco e tabacco ? Aspettate... tabacco?

Spalanco gli occhi alzando il mio busto in uno scatto repentino, poggio le mani sulle lenzuola in cui sono avvolta e cerco di mettere a fuoco lo spazio circostante.

La prima cosa che noto é una figura imponente che mi fissa stando pioggiata alll stipite della porta.

I suoi due occhi gelidi come il ghiaccio mi bloccano, il mio sguardo scorre sul suo viso e si blocca all'altezza delle sue labbra tra le quali stringe un sigaretta.

Inizio a boccheggiare in difficoltà.

<<Scusa, non volevo svegliarti, sono solo venuto a prendere i miei vestiti per andare a correre, torna pure a dormire, é presto.>>  dice avanzando in direzione di quell'armadio bianco in contrasto con le pareti nere della stanza.

I suoi capelli sono spettinati e la sua voce é roca, deve essersi appena svegliato.

Fisso la sua schiena scolpita coperta solamente da una maglietta bianca che evidenzia per bene tutti i suoi muscoli.

Cristo Evangeline contieniti.

<<Che ore sono?>> chiedo, ma la mia voce non esce sicura come avevo immaginato.

<<Sono le 5:15>> mi mostra l'orologio che ha al polso.

Cosa?

<<Sono le cinque di mattina e tu stai andando a correre?>> chiedo in un misto tra stupore e curiosità.

<<Vedo che sei perspicace raggio di sole>> dice facendomi l'occhiolino.

Con un solo gesto é riuscito a farmi tremare le gambe.

Ha decisamente troppo potere su di me.

<<E posso chiederti perché?>> azzardo.

Magari non ne vuole parlare, forse lo fa da sempre perché gli piace e durante il giorno non ne ha il tempo.

<<Mi rilassa, un po' come il fumo. Corro per cinque chilometri ogni mattina.>> dice con nonchalance scrollando le spalle.

<<Tu che fumi quanto una ciminiera come cazzo fai a correre senza che ti collassi un polmone dopo dieci metri? Ti prego dimmi il tuo segreto perché le mie gambe non collaborano più dopo qualche minuto>> Dico buttandomi di schiena sul letto.

Lui prima di rispondere inizia a spogliarsi per indossare i vestiti da corsa.

<<Penso si tratti di genetica, corro da quando ne ho memoria e non ho mai fatto molta fatica, il senso di spensieratezza ha sempre prevalso sulla stanchezza e il dolore.>>

La sua schiena muscolosa contornata da tutto l'inchiostro nero con cui si è marchiato la pelle mi distrae completamente dal discorso.

Ha così tanti tatuaggi che mi è difficile scorgere un singolo lembo di pelle "pulito."

Mi era capitato di vederne alcuni sulle sue braccia ma non pensavo fossero così tanti.

<<Beh complimenti alla mamma allora.>>  é l'unica cosa che esce dalla mia bocca prima che possa collegarla al cervello.

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