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"A volte perdonare
è l'unica strada percorribile"

MARGOT

Le giornate di shopping con mia madre sono sempre stancanti. Decide lei cosa devo comprare, cosa devo provare e ancor prima cosa dovrei scegliere.

Sbuffo sonoramente quando indosso il vestito che mi ha preso.
«No mamma ti prego, sembro pronta per il ballo delle elementari con questo» è orribile e mi cade malissimo.
Non se ne parla. Ma poi di velluto, chi cazzo è che indossa ancora il velluto?
Non lo trovo elegante e non lo metterò mai.

Torna dopo 5 minuti con un altro vestito e questo mi fa ricredere sui suoi gusti. È veramente bello.

Gli passo l'altro, che ho avuto la prontezza di togliere subito, con la sua stampella mentre guardo estasiata l'ultimo.

Lo infilo da sopra ed è perfetto. È rosso, lungo che scende stretto sui fianchi disegnando perfettamente le mie forme. Il mio riflesso mi lascia senza fiato.
I miei tatuaggi sulle braccia vengono lasciati scoperti, quelle sulle spalle vengono incorniciati perfettamente dalle bretelle fine e lo scollo mette in risalto ancora di più il mio seno. A finire il tutto ci sono delle strisce trasparenti che si allungano per tutta la stoffa che rendono un vedo non vedo favoloso.

È lui. L'abbiamo trovato.

Esco camminando piano e anche mamma rimane senza parole.
«Sei bellissima con questo Margy» i suoi occhi lucidi mi fanno reprimere i brividi che mi da quel soprannome. 

Si avvicina e si posizione dietro di me, riflessa anche lei nello specchio al lato dei camerini.
È poco più alta di me solo perché indossa sempre i suoi tacchi preferiti. Mi prendo un attimo per osservarci vicine, è da parecchio che non lo faccio. Il taglio dei nostri occhi non è uguale anzi non si somigliano quasi per niente ed il colore diverge per le sfumature di verde, l'unica cosa che li rendeva identici era il luccichio quando entrambe sorridevamo. Ora non so nemmeno se quella luce esista ancora per i miei.
Lei ha capelli castano chiaro mentre i miei sono neri, la forma del viso è quasi uguale, la fisicità anche. Nell'insieme non ci somigliamo poi così tanto...

«Mi dispiace tanto per tutto quello che è successo, vorrei poter cancellare tutti gli errori che ho fatto ma non posso. Quindi ti prego, non trattarmi da estranea Margy, ti voglio tanto bene ed in tutte le scelte che ho preso ho sempre cercato di fare il meglio per noi» mi giro e l'abbraccio.
Non ho molto da poterle dire. «Vorrei che questo nuovo inizio lo sia anche per noi due»

Vorrei anche io poter cancellare tutto, ogni singola cicatrice, ma non posso e ormai il mio carattere da stronza è stato forgiato su misura per me.

«Ti voglio bene anche io mamma, proviamoci» dispiace anche a me per quello che ha dovuto passare lei, però avrebbe potuto fermare tutto molto prima, ma non l'ha fatto.
Lei ha scelto di subire, peccato che io non volessi.
Lei ha scelto per entrambe la prigione peggiore di tutte.

Ha capito forse in fondo di aver sbagliato, quindi potremmo provarci, sempre meglio averla come amica...

«Che cosa pensi di fare per il tuo compleanno? È tra poco» mi sorride staccandosi dall'abbraccio e accarezzandomi la guancia.

Mi giro di scatto tornando a guardare il mio riflesso e soffermandomi sul mio polso destro. Come se potessi vedere ancora i segni lasciati da lui quel giorno.
«Niente, sai che non amo festeggiare» faccio finta di sistemarmi i capelli per nascondere il leggero tremolio delle mie mani.

Non è più il mio compleanno da quel fatidico anno. È solo l'anniversario della morte della mia felicità da bambina.

«Va bene dai scegli qualcos'altro se vuoi» mi sorride e si siede sul divanetto, guardando un po' il telefono, alternando lo sguardo tra quello e me.

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