Parte I

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Denki non riusciva a crederci.

Il test tra le sue dita, l'ennesimo provato, lo confermava. Aspettava un bambino e non poteva che esserne più felice. Sfiorò la pancia, un lieve gonfiore attorniava l'ombelico ma si nascondeva tra i pantaloni e le t-shirt.

«Chissà cosa dirà Toshi...».

Era così felice che non riusciva a non commuoversi. Non provava la benché minima paura, con il suo Alpha al fianco qualsiasi sfida avrebbe potuto superare.

«Non avrei mai immaginato che a diciannove anni sarei rimasto incinto» disse, una mano premeva contro la bocca. «Ma sono felicissimo! E' come se tu fossi il mio regalo di compleanno in anticipo!».

Denki andò in cucina. Il miglior modo per fare una sorpresa al suo Alpha era un dolce al cioccolato, dato che ne era più che goloso.

«Siamo fortunati» Denki già iniziava a rivolgersi al suo piccolo non nato. «Ho tutti gli ingredienti. Possiamo fare questa sorpresa a papà».

Il cuore gli sussultò nel petto. Papà? Quattro lettere estremamente dolci gli fecero battere il cuore.

Il giovane pasticciere iniziò la preparazione. Tra una canzone e una carezza leggiadra alla pancia passarono alcune ore.

Lentamente il cielo cambiò colore; dal bel cristallino passò a un vibrante arancio per poi spegnersi nell'oscurità della stellata sera. Denki non si era perso un istante del cambio d'abito della volta celeste.

Aveva sempre amato guardarla, specie di notte.

La cucina era stata pulita, la piccola torta al cioccolato e fragole si stava raffreddando su un'alzatina al centro del tavolo del cucinino. L'odore di zucchero e cacao galleggiava in tutto il minuscolo appartamento.

Sul comodo divano prese posto. Era stato in piedi per tutto il tempo e iniziava a sentire la stanchezza aggrapparsi agli arti. Senza neanche rendersene conto i suoi occhi si fecero pesanti e lui cadde in un profondo sonno che durò appena un paio d'ore.

Quando riaprì gli occhi all'impellente bisogno di svuotarsi la vescica, lo accolse l'oscurità. I pallidi raggi della luna filtravano dalla finestra, alla sua sinistra, del salottino.

«Toshi...» borbottò, le mani strofinavano teneramente gli occhi.

Il silenzio gli rispose. Erano le due del mattino. Denki controllò minuziosamente il cellulare nella speranza di un messaggio o una chiamata da Toshi.

«Non hai mai finito a quest'ora di lavorare al bowling...» sussurrò. «Dove sei?». Lo chiamò.

Il suono del "tu-tu" si propagò a lungo nell'altoparlante e gli si conficcò a forza, insieme a una certa ansia, nell'orecchio.

Denki era sempre stato un Omega ansioso ma che sapeva nasconderlo. Un sospiro pesante lasciò le sue labbra.

«Forse papà è ancora impegnato al lavoro... Gliel'ho sempre detto di cercare altro perché è intelligente!» borbottò mentre accendeva la tv. «Al bowling lo pagano da fame e lo sfruttano solo! E lui è troppo buo-».

Denki allungò il collo istintivamente verso il servizio del telegiornale. Su una strada che lui avrebbe riconosciuto tra mille, circondato da ambulanze e polizia, un giovane ragazzo veniva chiuso in un sacco e caricato su una barella.

In un secondo l'Omega fece caso a un braccialetto al polso bianco del povero malcapitato.

Sollevò il proprio, la medesima catenina dorata con le iniziali D e H.

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