Cool kids

18 4 3
                                    

Era un ragazzo e doveva avere all'incirca la mia età, per quanto sembrasse più grande. Dalla tonalità di voce sembrava essere amichevole e solare, ma non appena mi voltai incrociai il suo sguardo serio in viso, a tratti un po' ambiguo. Indossava gli occhiali da sole e aveva i capelli acconciati in un ciuffo laccato alquanto discutibile. C'erano altre persone oltre a lui, sentivo il loro sguardo addosso, ma in quel momento ero così tesa da non pensarci. <<Cosa?>> domandai con voce strozzata, sentivo di avere le orecchie tappate. A quel punto lui e gli altri scoppiarono a ridere, era certo che stessero ridendo di me. Mi trattenni dal non avere un attacco di panico di fronte a loro, o avrebbero riso ancora più forte. Successivamente, come il ragazzo tornò serio, a seguire fece il resto della compagnia come tanti burattini. <<Ti ho chiesto se sei nuova, perché non credo di averti mai vista, e questo posto è davvero piccolo: tutti conoscono tutti>>, a quel punto sospirai tranquillamente, pensavo sarebbe stata una di quelle imbarazzanti, e risposi prontamente: <<Oh giusto, che stupida! Si, sono nuova>> mi grattai il retro della testa nervosamente. <<Lo sapevo, che ci posso fare, il mio sesto senso non fallisce mai; ad ogni modo benvenuta a Beach City, io sono Buck, Buck Dewey>> disse facendo un piccolo sorriso, forzato ma apprezzavo comunque il gesto. Molto probabilmente cercava di mettermi a mio agio in tutti i modi possibili. "Ma allora è così che si chiama, Beach City" pensai in un primo momento guardandomi ancora una volta intorno. Inusuale come nome, ma in fondo aveva senso considerando la meravigliosa spiaggia che offriva. Dopo i miei ragionamenti, ancora una volta ritornai allo sguardo del ragazzo, sempre più pungente, stava ancora aspettando la mia risposta. Procedetti nel farla: <<Io sono Eve, e voi invece siete...?>> domandai guardandoli, e per sfidare la mia paura questa volta mi soffermai attentamente sul loro aspetto, accorgendomi che in realtà non erano poi così minacciosi. Vi erano due ragazze: una era così bassa da sembrare una ragazzina di quinta elementare, aveva una bionda chioma di capelli folti, con alcune ciocche colorate verde smeraldo. L'altra era molto più alta, la carnagione color del cacao e i capelli corti, scuri come la pece. Alle loro spalle si intravedeva un secondo ragazzo dall'aspetto riservato e con gli auricolari sulle orecchie, col ciuffo biondo platinato, rivolto verso l'alto, e il volto e gli occhi chiari. Era carino, era molto carino. La prima che prese parola fra i tre fu la ragazza di colore, si fece avanti, avvicinandosi pure fin troppo per i miei gusti, ma non sembrava avere per niente brutte intenzioni. <<Piacere di conoscerti Eve, io sono Jenny!>> tuonò con voce stridula, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, e mi sforzai anche io di ricambiare per quanto i miei denti storti fossero motivo di grande insicurezza. A quel punto si fece da parte per dare spazio agli altri, la bionda bassina mi sorrise gentilmente: <<Sono Sadie>> affermò sfiorandomi una spalla con le mani colme di anelli e smalto nero, rabbrividì quando mi accorsi che quella era la spalla della voglia. Sadie se ne accorse, e la allontanò un po' incerta. Avrebbe pensato di me come una che detesta il contatto fisico, cosa del tutto sbagliata, cercavo solo di nascondere il mio difetto. Ma lei non sarebbe stata in grado di capire. E adesso eravamo arrivati alla terza figura, che avanzò con passo tranquillo, quasi indifferente, e, allungando la mano con una certa freddezza nel gesto, affermò: << Io sono Panna acida, piacere di conoscerti>> lo guardai ricambiando in maniera incerta la stretta di mano, cercai a stento di non ridere per la sua risposta. "Panna acida", non potevo crederci. Non fui in grado di tenere a freno la lingua:<<Sarebbe un soprannome o qualcosa del genere?>> domandai impacciata, ed è stato proprio in quel momento che ancora una volta il gruppo di ragazzi scoppiò a ridere in coro. Ma avevate capito no? Questa volta ridevano con me, non di me. Mi dispiaceva comunque per il ragazzo, non aveva affatto un sorriso stampato sul volto, ma ehy... quì si parla di me e del mio tagliente sarcasmo, giusto? Ad ogni modo sussurrai uno "scusa" così che lo sentisse soltanto lui, e a giudicare dal suo cambio di sguardo lo aveva sentito bene. Nonostante le risate rispose comunque: <<no, per quanto sia strano è il mio vero nome>>, <<beh lo trovo comunque originale>> sorrisi, e questa volta sinceramente. Perfetto, e adesso che cosa avrei dovuto fare? Loro si sono presentati, io mi sono presentata, questo mi rendeva parte della compagnia? Avrei dovuto, non lo so, proporre di andare da qualche parte? Ma che cosa dico, sono loro che dovrebbero farlo! La nuova arrivata tra noi cinque sono proprio io. <<Allora, cosa si fa in questa città per un po' di divertimento?>> domandai cercando di sciogliermi un po', e comportarmi con tanta nonchalance per sembrare più "intrigante". Riprese parola Buck: <<Un po' di tutto, bagni al mare, giretti così per le strade, si va a mangiare qualcosa, Jenny ha i genitori che gestiscono una pizzeria quì vicino, mentre un amico di Sadie lavora in un locale che vende ciambelle, ah e poi abbiamo il luna park e in alcune sere ci saranno dei bei concerti estivi>>. Mi attivai appena sentì la parola "concerto", avevo sempre sognato sentire la musica dal vivo, ballare in maniera sfrenata e dare spintoni a tutti gli altri della folla. <<Che tipi di concerti ci saranno?>>, <<rock sfrenato, con molto horror e parole scottanti, sarà un successone! Oh, e la band che suonerà saremo noi quattro>> chissà perché la cosa non mi stupì affatto. Bastava solamente guardarli, avevo uno stile così alternativo, specialmente quella Sadie con i suoi capelli colorati. <<Davvero?>>, <<si, insieme siamo "Sadie Killer e i sospetti", io suono il basso, Buck la chitarra, Panna Acida si occupa di registrare le basi e del set dj, ed infine la nostra nanetta quì di fronte è la voce del gruppo, dovresti sentirla, ha una voce mozzafiato!>> esclamò Jenny strapazzandola di abbracci, mentre l'altra la guardava con un leggero rossore sulle guance. <<Chissà, magari una sera potrei venire a vedervi>> risposi facendo la vaga, <<ci contiamo, adesso noi dovremmo andare da una parte a prendere delle ciambelle, vuoi venire con noi?>>, <<ho già fatto colazione>> risposi, e uno sguardo deluso comparve sul loro volto, tranne Buck, quella era proprio la sua faccia. <<Ma se per voi non è un problema posso comunque farvi compagnia>> ed ecco che ritornò il sereno. Incredibile, valevo così tanto di fronte ai loro occhi? Erano quattro rockstar completamente fuori di senno, ma dopotutto anche io ero come loro. Cominciarono a camminare, e io li seguì collocandomi alle spalle dei ragazzi, non sapendo dove mi stessero portando. Li conoscevo da sì e no trenta minuti, mi sarei dovuta fidare? Forse no, comunque non avevo niente da perdere. I miei genitori erano tranquillamente in grado di vivere senza la mia presenza, qualora questi mi avessero rapito. <<Preferite dolce o salato?>>, domandò Jenny: <<salato!>> risposero gli altri tre in coro, <<ma allora perché ci stiamo dirigendo verso "il ciambellone"?>> proseguì imperterrita, <<così invitiamo il fidanzato di Sadie a unirsi a noi>>, <<Lars non è il mio ragazzo!>> esclamò lei prontamente, le ritornò quel timido rossore alle guance. Feci finta di comprendere il tira e molla tra Buck, Jenny e Sadie, ma non facendo parte del gruppo mi limitai a restare in un profondo silenzio imbarazzante. A quel punto Panna acida si voltò indietro e rallentò il passo per posizionarsi accanto a me. Non lo guardai, ma sentì i suoi occhi vitrei puntati dritti sul mio volto. Non aprì bocca, ma aspettai che fu lui a parlare per primo. Perché si era avvicinato per questo, giusto? Mica per restare in silenzio a fissare il vuoto. Era ancora del tutto incerto, più si avvicinava e più io sudavo per il nervoso, finché cominciò a domandarmi con voce bassa: <<va tutto bene Eve?>>, feci finta di essere spaventata, come se non l'avessi visto per tutto questo tempo appiccicato a me. <<Si>> risposi freddamente, cercando di convincerlo a non stare troppo in pensiero per le mie paranoie. Ma non aveva intenzione di arrendersi: <<Senti, so che per te non è facile la situazione, nuova città, nuove persone, la paura di dover conoscere altra gente diversa dal tuo vecchio gruppo di amici...e so che non conoscendoci può essere difficile per te inserirti nelle nostre conversazioni, ma non avere mai paura di risultare noiosa o inutile, se non ti avessimo trovata tutti e quattro interessante probabilmente non saresti quì con noi>> rispose, e fece un leggero sorriso. Ricambiai, mostrando per la seconda volta che parlavo con loro un sorriso sincero.

 Nel frattempo arrivammo di fronte al locale, che spiccava già a chilometri di distanza. Non perché fosse tanto grande, al contrario, ma per via dell'enorme ciambella di plastica colorata presente sulla tettoia: Ingombrante e persino storta, per poco non cadeva sulle nostre teste. Fuori vi era un ragazzo che smanettava al telefono, e sentendo le nostre voci sollevò pian piano il capo. Doveva essere lui quel Lars di cui parlavano. Probabilmente gli occhi mi stavano giocando un brutto scherzo, ma giurai che quel ragazzo oltre ai capelli avesse pure la carnagione fin troppo rosa, lo stesso colore di un fiore di ciliegio. Il ragazzo ci raggiunse e salutò i suoi amici, soltanto dopo aver stretto Sadie forte a sé si accorse della mia presenza. Rimase come folgorato: <<E tu chi saresti?>>, <<oh, lei è una nostra nuova conoscente, si è appena trasferita quì!>> esclamò con grande energia Jenny afferrandomi improvvisamente per le spalle, in modo da posizionarmi di fronte a lui. A quel punto il ragazzo sorrise timidamente, e anche io feci lo stesso a mia volta: <<Ciao sono Eve>>, <<benvenuta Eve, io mi chiamo Lars, e spero che i miei amici non ti abbiano traumatizzata>> ridacchiai nervosamente, mi avevano traumatizzata eccome. Buck era troppo serio e freddo, il che mi disturbava molto, e Jenny al contrario era pure fin troppo solare e logorroica per me. Sadie era apposto, ma ancora non convinceva del tutto. Però poi guardai Panna acida, e ripensai alle sue belle parole cariche di conforto: col tempo avrei apprezzato la loro compagnia, perché in fondo vi era bontà nei loro cuori. Così risposi: <<no, per niente>> ma senza nemmeno una punta di sarcasmo nella voce, il mio sguardo mostrava nient'altro che onestà. Incredibile ma vero, quella era la terza volta in un giorno, ed erano soltanto le 9:55 del mattino. 

Il pezzo mancante★Where stories live. Discover now