La gita

27 4 1
                                    


La gita è quel momento dell'anno dove tutte le cattiverie vengono fuori.

Viene decisa a inizio anno da docenti che non vi prenderanno parte. Per questo scelgono sempre mete tristi e già scelte gli anni scorsi, come il parco faunistico delle tartarughe o l'orto botanico o il museo etnografico con le interessantissime lettere scritte dai gesuiti nel Seicento.

Durante la riunione per decidere gli accompagnatori viene posta particolare attenzione alla scelta delle riserve, che dovranno andare in gita se qualcuno degli accompagnatori dovesse avere impedimenti. Nel 90 per cento dei casi i prof accompagnatori stanno male la sera prima della gita.

Il costo medio di una gita si aggira sui 20/30 euro ad alunno, ma a inizio anno viene inviato alle famiglie un preventivo di 120 euro per stare sicuri con le spese. E nella speranza che qualcuno rinunci.

E invece non rinuncia mai nessuno, si iscrivono tutti, sempre. A questa notizia, poi, rinunciano sempre le famiglie di quelli bravi, che avevano sperato nella rinuncia di quelli che fanno casino.

Alla fine, comunque, il costo della gita sarà di 16 euro e 25 centesimi.

Per tutto l'anno e nei momenti meno opportuni, mentre si fanno il complemento oggetto, le proprietà delle frazioni o il past continuos,  gli alunni alzano la mano e fanno le domande sulla gita. 

Posso portare il telefono? 

Si portano i panini? 

A che ora torniamo? 

Posso portare il telefono? 

Andiamo in pullman? 

Può venire la mamma? 

Posso portare il telefono? 

Dove andiamo? 

Posso portare il telefono?

Se io non posso portare il telefono lo può portare il mio amico? 

A tutte queste domande la risposta è sempre la stessa: trovate tutto nel programma della gita. Tranne la domanda sul telefono: a quella si risponde sempre di no.

Il programma della gita viene inviato alle famiglie la sera prima, perché nessuno aveva voglia di scriverlo e poi ci si è dimenticati di farlo. Contiene evidenti imprecisioni e contraddizioni. Il titolo dice "Visita d'Istruzione al bio-museo degli Zucchini", che era la gita del 2009. Anche l'anno scorso, quando siamo andati al museo della carta, c'era lo stesso errore sul programma, ma nessuno se ne è accorto. Come ora di rientro è segnato un 15.00 che non sarà mai rispettato. Si tornerà come ogni anno verso le 19.45. L'unica cosa molto chiara che compare bene su ogni programma di gite è che tutti i genitori devono venire a prendere gli alunni. Al massimo possono avere una delega se si prendono più di un alunno. Perché per legge i prof non possono lasciare andare a casa da soli gli alunni.

I prof decidono di rovinare il giorno della gita fissando la partenza molto presto, verso le 6.45, anche se bisogna percorrere solo 30 km in pullman, anche se da Monza si va a vedere Milano o Chiaravalle. Anche se si va a vedere la cascina fuori paese.

I professori che vanno in gita rientrano a casa verso le 21.30:  rimangono ad aspettare nel parcheggio fino all'ultimo genitore. Passano il tempo telefonando ai genitori che non arrivano, che non hanno capito di dover venire a prendere i figli, che non sanno della gita, che non sanno di avere un figlio.

Nella mia scuola le gite sono sempre le stesse da trent'anni: le prime vanno a vedere la cascina didattica "il mulo felice" che si trova a Cascate dei Monti, a 15 km dalla scuola; le seconde vanno a visitare la casa di Teofilo Santorre Pastore, noto patriota italiano dell'Ottocento, con annessa visita al borgo di Camerata Cornello; le terze vanno a San Maurizino dei Caduti di Sopra a visitare le trincee della prima guerra mondiale.

Quest'anno, spinti da una immotivata voglia di novità, abbiamo optato, per le seconde, ad abbandonare la casa del noto patriota Teobaldo Santorre Pastore per visitare il magnifico centro di Cinisello Balsamo con il suo interessante museo delle lettere e delle poste. La decisione ha causato molte polemiche da parte dei genitori perché Cinisello Balsamo e il suo museo è la gita che i ragazzi hanno fatto in quinta elementare. Cazzi loro, noi li portiamo a Cinisello.

A fare da guida alle trincee della prima guerra mondiale c'è un alpino che quando parla deve controllarsi perché gli hanno detto che di fronte ai ragazzi non può bestemmiare. Al posto delle virgole usa un "diocà" che tecnicamente, secondo lui, non è una bestemmia. L'anno prima, invece, a fare da guida alla cascina didattica c'era un contadino che diceva sempre "diopò".

Qualche collega infatti mi viene a dire che era meglio la gita alla casa del patriota, dove abbiamo sempre trovato il guardiano novantenne che ci fa da guida e che è rispettoso con tutte le religioni. Anche se poi lui non risponde agli alunni neri o mulatti perché è ancora un po' razzista.

Prof infame per te solo lame - cronache semiserie ma fedeli di due anni di dadOù les histoires vivent. Découvrez maintenant