La lezione online - giorno 35

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Il codice morse ha dato i suoi frutti. Mi ha risposto uno studente. 

È un giapponese di undici anni. Ormai l'ho adottato nella mia classe. Per lui è un po' scomodo seguire le mie lezioni per via del fuso orario, ma al momento è l'alunno più motivato della classe. Gli altri non si sono ancora accorti che c'è un nuovo compagno. Non so ancora come si chiama. Per ora sto cercando di capire come fargli avere i libri di testo. Che poi magari abita a Bergamo di Sotto. 

Ho alzato la media: ora ne ho diciotto. Ottimo risultato. 

Mentre spiego tutto questo una ragazza alza la mano. È la ragazza carina di diciotto-venti anni. È ancora qui. Mi fa una domanda sullo studio di funzione con disequazioni di secondo grado. Le ricordo che non sono la sua prof donna di matematica di 65 anni. Le risponde il ragazzo giapponese. 

È molto bella ma sono timido. Le chiedo un colloquio nel pomeriggio per parlare della sorellina. Si presenta il papà. Oh, in tre anni di medie non si era mai presentato, nemmeno su convocazione del preside dopo che la figlia era stata sospesa per aver bucato con la punta del compasso un compagno. Dal fisico, credo che di lavoro faccia il marine. Dalla faccia, lo jihadista.
"Tutto bene, grazie, buona giornata." 


Un'altra alza la mano. Mi chiede se ho visto il suo gatto. "Allora è tuo il gatto, ti metto la nota." Le dico che credo di averlo visto passare il giorno prima in cucina, ma ora non so dove sia. Mi dice che va a cercarlo e non la vedo per due giorni. 


Uno studente mi chiede se ho corretto il suo tema. Gli dico che abbiamo fatto l'ultimo tema il 5 febbraio. L'ho restituito in classe il 10 febbraio. Anzi, gli dico che me lo deve ancora restituire, anche perché essendo un 4 devo archiviare la verifica, altrimenti il 4 non vale. Grave errore: non rivedrò mai più quel tema.


Quello che ha dimenticato lo zaino a scuola il 22 febbraio mi dice soddisfatto che il suo tema è a scuola. Quella che ha tanti parenti mi dice che ha visto il suo tema tre case fa. Dietro un alunno vedo due persone che fanno un albero di Natale. Siamo ad aprile. L'alunno mi spiega che i genitori non sanno più cosa fare in casa.  

 Non so più come comportarmi per farmi ascoltare.

Ho pensato che potrei fare come nei rapimenti: mi taglio un pezzo di orecchio e lo mando agli studenti. Ho ventiquattro pezzi di corpo da tagliarmi? E se mi taglio le orecchie, come
faccio a sentire se qualcuno mi dice quando è nato Boccaccio? In tutto questo, mi chiedo perché un giapponese di undici anni dovrebbe abitare a Bergamo di Sotto.

"Dai, ditemi quando è nato Boccaccio. Non pretendo l'anno preciso, mi basta anche il periodo."  

Prof infame per te solo lame - cronache semiserie ma fedeli di due anni di dadWhere stories live. Discover now