Le ragazze di oggi non sanno difendersi

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Avevo ancora le gambe che tremavano ma mi alzai in piedi e mi diressi verso l'umile mobile di legno dove conservavo le armi. Estrassi il mio pugnale preferito che usavo sempre in queste occasioni speciali: un pugnale di piccole dimensioni in metallo con una decorazione realizzata da me stessa di Clitemnestra che uccide Agamennone.

Quella storia l'avevo sentita raccontare anni fa nella locanda di paese e mi affascinò particolarmente. Agamennone era partito per la guerra di Troia dove sicuramente aveva tradito sua moglie con tante altre schiave. Un'altra donna avrebbe aspettato il marito, Clitemnestra invece si trovò un uomo che amava davvero, regnò su Micene per più di dieci anni facendo prosperare la città e allo stesso tempo crescendo i suoi figli. Quando Agamennone tornò organizzò un omicidio coi fiocchi e uccise suo marito. Doveva essere una donna con un carattere straordinario.

Mi avvicinai al ragazzo, tenendo stretta l'elsa del pugnale. Sorridendo ripensando a quella storia.

- Oh miei dei che stai... -

Non finì mai la frase. Con un colpo secco sul collo gli trafissi le corde vocali e quello che c'è nel collo. Ai miei piedi una chiazza scura del sangue della mia vittima.

Sorrisi compiaciuta. Non avrebbe dovuto trattarmi così. Non sono un oggetto e nonostante ne avessi voglia anch'io avrebbe dovuto chiedere se mi andava di fare sesso. Invece no, mi aveva buttata sul letto. Amavo quel momento, in cui uccidevo i miei amanti. Gli uomini lo facevano di continuo, perché non avrei dovuto farlo anch'io?

Mi vestii con un semplice chitone marrone chiaro, stretto in vita da una cintura di cuoio. Senza mettermi i sandali calpestai pienamente il sangue del ragazzo che poco prima avevo usato per darmi piacere, presi un pezzo di pane e uscii di casa. Respirai l'aria fresca del mattino a pieni polmoni.

Attraversai il prato di margherite che mi separava dal mare e arrivai in spiaggia. Sentii un verso acuto in lontananza e lo vidi arrivare: Elefiri.

Era un falco di piccole dimensioni. L'anno scorso dopo un forte acquazzone l'avevo trovato fuori casa mia con un ala spezzata e per più di un mese lo curai come se fosse mio figlio. Da quel momento in poi mi viene a trovare ogni mattina e io ogni tanto gli porto qualcosa da mangiare.

Il falco atterrò sul mio braccio che avevo saggiamente coperto da una fascia di cuoio che avevo fabbricato apposta. Gli diedi il pezzo di pane, lui mi ringraziò con un inchino come lo avevo addestrato a fare quando gli davo il cibo, lo prese col becco e lo portò dove probabilmente c'era il suo nido.

Solo dopo mi occupai del cadavere, dandogli una degna sepoltura come facevo sempre. Forse per alcuni ero crudele a uccidere dei ragazzi in questo modo, ma non al tal punto da sbarazzarmi dei loro corpi.

Misi due monete sui suoi occhi e bruciai il corpo, come era tradizione fare con i defunti.

🌜🌝🌛

La sera andai come al solito alla locanda. Era un buco di vecchi pervertiti che guardavano le povere giovani cameriere. Ogni volta che le toccavano partivo con le minacce e una volta avevo anche ammazzato uno che aveva esagerato. Tutti mi temevano, giustamente. Mi divertiva un sacco guardare le loro facce preoccupate o spaventarli con occhiate sospette.

Mia nonna era una delle prime amazzoni. Aveva personalmente conosciuto Otrere e aveva preso parte alla sua rivoluzione femminile uccidendo suo marito. Adoravo quelle storie. Si era poi unita a un gruppo di amazzoni nomadi, dove poi entrò a far parte anche mia madre. Morirono entrambi in guerra nella battaglia contro Atene.

La Mortale E La LunaWhere stories live. Discover now