La lezione si svolse in fumo

Oups ! Cette image n'est pas conforme à nos directives de contenu. Afin de continuer la publication, veuillez la retirer ou télécharger une autre image.

La lezione si svolse in fumo. Fatemi spiegare meglio: la maggior parte dell'ora e mezza di lezione fu completamente incentrata sulla vita personale del professor DellaMorte. Lui rispondeva in modo vago, lasciando i discorsi sul superficiale e fu una delle poche cose che mi piacquero. Fu così che scoprimmo che era un ex studente della professoressa Zea. Uno dei più brillanti, in realtà. Ora stava intraprendendo un corso per insegnare all'università ed era, forse, il professore più giovane di tutte le sedi che la mia università possedeva. A quanto pareva, si era trovato così bene in queste mura, da volerci restare come insegnante. Dovevo capire molto già da questo piccolo e psicotico particolare. Gli ultimi cinque minuti, invece, chiese lui a che punto eravamo arrivati con il programma e ci consigliò almeno di rileggere i vecchi capitoli. Lo so, approccio molto da scuole superiori, ma vedendo la sua giovane età, non mi sarei aspettata molto altro. Nemmeno io, in realtà sarei stata in grado di fare qualcosa di diverso.

Tutto il mio corso, a quanto pareva, dopo la lezione non ne doveva seguire altre. Caso strano, chiunque – anche i più scettici durante la sua entrata non molto trionfale – si fermò con il professore per farci foto o per farsi raccontare altri dettagli della sua vita. Con mio sommo e immenso poco dispiacere, io avevo ben altri impegni, così riuscii a fuggire svelta. Fuori, il sole era già sceso sotto l'orizzonte e la poca luce che restava era abbastanza per vedere dove mettevo i piedi per arrivare al bar di Matteo. Mi rifugiai dal freddo e mi infilai dietro il bancone, sulla seggiolina che lasciava sempre libera per me. Quando mi vide spogliarmi del cappotto e della tracolla, il mio migliore amico mi venne incontro.

«Ehy! Sei arrivata presto oggi. Freddo?» mi salutò, lanciandosi sulla spalla lo strofinaccio che stava usando per asciugare i bicchieri.

Il mio posticino era vicino al termosifone. Già. Amavo il freddo per tre ragioni: rendeva il paesaggio molto più particolare, il numero di insetti scendeva a quasi zero e potevo decidere quando avere caldo. Una delle sensazioni più belle al mondo. In risposta al castano, annuii sfregando i palmi sulle mie cosce per scaldare la pelle grazie all'attrito con il tessuto dei jeans. Con uno sbuffo divertito, Matteo tornò al suo lavoro, accogliendo e salutando i clienti. La fortuna portata dal mio sgabellino, era il poter vedere chiunque arrivasse, prima che loro notassero me. Per questo, quando gemetti infastidita, Matteo mi lanciò un'occhiata di sfuggita, prima di puntare gli occhi sulla porta a vetri.

«Ti prego, salvami.» mi lamentai, accovacciandomi ancor più verso il calorifero e tentando di nascondermi tra le fessure roventi.

Teo non riuscì a fare nemmeno un passo in mia direzione, che la porta si spalancò ed entrò un'intera aula nel bar. Alcuni dei ragazzi e qualche ragazza salutarono il barista, poi, con l'emozione sempre più crescente, gli presentarono il nuovo professore. Ancora vestito da Vanitas. Vidi Matteo restare di stucco di fronte al personaggio che più amavamo in quel periodo. Una cosa che accomunava il nostro trio meraviglia, erano sicuramente gli anime. Durante le presentazioni e il crescendo dell'emozione degli studenti, mi rannicchiai sempre più verso il calorifero. Speravo con tutta me stessa che non succedesse niente che portasse l'attenzione su di me. Volevo essere un piccolo manichino invisibile. Ancora una volta, la sorte non era a mio vantaggio. La porta a vetri si spalancò di colpo e un'affannata Aria si palesò sulla soglia, attirando l'attenzione dei poveri malcapitati vicini. Non le bastò, a quanto parve, perché puntò i suoi occhi subito su di me, ignorando bellamente chiunque e iniziò a gridare a squarciagola.

The Gods Above UsOù les histoires vivent. Découvrez maintenant