Prologo: Lamentele Alla Cannella

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I didn't choose this town, I dream of gettin' out


Tutto sommato, con il senno di poi, poteva andare peggio.

Certo, non essere accettata alla IULM dopo tre mesi sepolta in casa a studiare è stato uno smacco.

Ovvio, non essere abbastanza ricca da potermi permettere di frequentare lo IED non è uno scenario che avevo preso in considerazione, ma va anche detto che mettevo in conto di avere un piccolo gruzzoletto da parte che, in realtà, si è volatilizzato in meno di due settimane.

E sicuro, finire a Palazzo Nuovo tra le grinfie dell'amianto non era contemplato nel piano originale, ma davvero, poteva andare peggio.

Potevo scegliere di continuare gli studi scientifici e finire a studiare chimica e tecniche farmaceutiche come tre quarti dei miei ex compagni di classe.

Proseguire con studi inerenti le materie di indirizzo una volta finito il liceo è quasi naturale, lo capisco, ma quello che non è normale è che ventidue persone su una classe di ventotto si siano iscritte allo stesso corso di laurea. Non vale nemmeno la scusa del 'eravamo una classe così unita' visto che eravamo un puzzle di gruppetti da due, tre, massimo quattro persone, quindi le cose sono due.

O Breaking Bad ha deviato più menti del previsto, oppure la mia ex docente di chimica ha fatto il lavaggio del cervello a tutti e su di me non ha avuto presa.

"Ti giuro, ogni volta che metto piede qui dentro vedo metà della nostra vecchia classe. Come diamine è possibile?" Borbotto sottovoce verso Dafne che, con un sorriso affabile sulle labbra e i suoi dolci occhi nocciola, sembra quasi fluttuare accanto a me rivolgendo uno sguardo da principessa Disney a tutti quelli che incontra sulla sua strada.

Tra le due, lei è la farfallina sociale, pronta a rivolgere un sorriso e una parola gentile a chiunque, e io...

Diciamo che un pipistrello mi rappresenta alla perfezione. Perennemente in nero e con la voglia di socializzare pari allo zero.

"Perché questa è l'aula studio principale. E ti ricordo che qui l'intrusa sei tu, Cannella cara" mi riprende con lo stesso garbo che riserva a tutti, ma dopo sei anni di amicizia ho imparato a riconoscere quella punta di ironia e divertimento che nasconde sotto i suoi modi da bambolina.

"Non chiamarmi Cannella".

"E allora tu cambia profumo".

Il nostro battibecco muore sul nascere quando adocchiamo contemporaneamente due posti semi nascosti al fondo della biblioteca, le uniche persone che potrebbero sentirci chiacchierare distanti almeno una ventina di metri.

Sono due ragazzi, seduti uno di fianco all'altro, e finalmente sono persone che non riconosco.

Sia ringraziato il cielo.

"Devi finire di raccontarmi l'odissea di quella tua amica" esclamo non appena ci sediamo, e Dafne annuisce, legandosi i capelli castani in una coda come suo solito quando si mette a studiare.

"Giusto, giusto. A volte mi perdo anche io con tutte le novità di Costanza".

Arriccio il naso a quelle parole: "novità... Diciamo che sembra più un libro della Kingsley".

"Che pungente che sei" sorride Dafne tirando fuori il libro di chimica organica, "ma non posso darti torto. Se quel poverino di Stefano sapesse...".

"Pensavo sapesse del tradimento" commento, sorpresa, e Dafne annuisce, il suo sguardo perso.

"Certo, del primo. E l'ha perdonato, ma non sa degli altri... Sei? Sette?".

"Gesù" sospiro scuotendo la testa e una ciocca di frangia che sto facendo crescere mi cade negli occhi, "che senso ha avere un fidanzato se tanto poi vai a letto con altri ragazzi?".

Invisible StringWhere stories live. Discover now