PROLOGO

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15 aprile 1998

Caro Diario,

Oggi a scuola io e Cassy abbiamo visto Kennet e Beatrix baciarsi negli spogliatoi della scuola... io non voglio giudicare Beatrix, però credo non sia affatto giusto mettere le corna al proprio ragazzo, soprattutto negli spogliatoi della squadra di football di cui lui fa parte.

Cioè, cavolo, almeno un po' di pudore...

A parte questo piccolo pettegolezzo che conferma le teorie di cui ti avevo già parlato, vorrei raccontarti una cosa molto più importante.

Eravamo in mensa a mangiare la solita poltiglia che ci servono tutti i giorni spacciandola per cibo (prima o poi li denuncio per intossicazione alimentare), quando a Cassy è venuto un forte giramento di testa e si è sentita male. Così l'ho immediatamente soccorsa e accanto a me si è affiancato un ragazzo...anzi che dico... Mi ha affiancato IL RAGAZZO!!!

Ha degli occhi di un celeste magnetico, e un sorriso che ti scioglie il cuore.

Mi ha aiutato a portare Cassy in infermeria e dopo ci siamo ritrovati a parlare di episodi imbarazzanti che ci sono successi.

È davvero molto simpatico e soprattutto dolce, sai però qual è il problema?

Non ci siamo detti i nomi... e ora non so quando lo rivedrò.

Ora mamma mi sta chiamando, devo andare a pranzare, ti tengo aggiornato però

Un bacio.

15 giugno 2023

Oggi il cielo è muto, non ci sono uccelli, non ci sono aerei, il vento ha smesso di soffiare, tutto tace.

La luna ha ormai lasciato spazio al sole caldo che ora splende nel cielo, illuminando il verde giardino a me sottostante, illumina la sedia a dondolo che usava mio padre tutti i giorni per leggere il giornale al mattino con la sua tazza di caffè caldo, illumina la casetta degli uccelli che abbiamo costruito insieme, illumina i fiori di cui si prendeva quotidianamente cura, perché diceva che, se non se ne fosse occupato, avrebbero sofferto proprio come soffriamo noi.

"se un giorno ti svegliassi e nel mondo non ci fosse più acqua non soffriresti?" mi diceva, mentre annaffiava i tulipani colorati a prima mattina. Sì, papà, soffrirei molto, ma forse meno di quanto sto soffrendo adesso sapendo che non puoi più prendertene cura tu, perché non puoi alzarti da quel maledetto letto, perché chissà con quale forza riesci ancora a darmi il buongiorno e a sorridermi...

Stringo la tazza di latte per cercare di calmare il mio istinto di rabbia a questi pensieri e continuo a contemplare il silenzio dalla mia finestra, prima che la città si svegli rumorosa, prima che le famiglie partano per andare al mare oppure in vacanza. Come tutte le mattine aspetto solo una cosa, che papà si svegli... spero tutti i giorni che lo faccia.

Un'altra notte insonne è finalmente giunta al termine, è il momento di alzarmi da questa sedia e di guardarmi per un momento allo specchio. Mi avvicino a quest'ultimo appoggiando la tazza di latte sulla scrivania e guardo il mio riflesso malconcio. I lunghi capelli biondi sono legati in una treccia ormai disfatta e le occhiaie sotto i miei occhi grigi rendono il mio aspetto ancor più trasandato.

Chiudo gli occhi, lascio andare un respiro profondo e poi lentamente li riapro, facendo in modo che un sorriso forzato solchi il mio volto.

"ce la puoi fare" mi dico, per poi girarmi e avvicinarmi alla porta aprendola cautamente.

Attraverso il lungo corridoio ancora avvolto nella penombra, finché non arrivo in cucina. Metto a scaldare il latte e prendo dalla credenza i cereali che piacciono tanto a papà versandoli in una tazza larga.

Afferro un vassoio e lo decoro con fazzoletti, un po' di cioccolata e, quando il latte è abbastanza caldo, lo verso nella tazza con i cereali ponendola per ultima sul vassoio.

Con estrema cautela cammino con il vassoio in mano cercando di non sbilanciarmi troppo, dirigendomi verso la camera da letto di papà.

Con il piede apro la porta che se ne stava socchiusa e mi lascio invadere dal buio che adorna la camera, per fortuna la conosco a memoria, cosa che mi consente di camminare fino al comodino e porvi il vassoio con la colazione sopra. Mi avvicino poi alle tende e con un movimento veloce le separo per poi premere il pulsante per aprire la tapparella, la quale lascia entrare gradualmente i raggi del sole nell'abitacolo.

<<buongiornoooo>> esclamo festosa avvicinandomi al letto dove mio padre sta lentamente aprendo gli occhi. Lo ammiro mentre si stropiccia gli occhi con una mano e si abitua cautamente alla luce che lo ha investito.

<<come hai dormito?>> gli chiedo dandogli un bacio sulla guancia, sentendo le labbra pizzicare leggermente per via dell'accenno di barba che lo caratterizza.

Finalmente apre per bene gli occhi e mi guarda con quel cielo azzurro che sono le sue iridi. <<buongiorno anche a te paperotta>> lo sento sussurrare con il tono di voce ancora parecchio assonnato.

<<quante volte ti devo dire che sono grande per quel soprannome>> dico ridendo, mentre afferro il vassoio e glielo poggio sul busto dopo avergli sistemato i cuscini dietro la schiena per permettergli di sedersi.

<<sarai anche cresciuta, ma cammini ancora con i piedi un po' storti>> ride lui accarezzandomi la guancia. Un forte senso di malinconia si fa spazio dentro di me, e cerco di reprimerlo il più possibile stringendo le coperte sotto di me.

Lo guardo gustarsi la sua semplice colazione aiutandolo nei momenti in cui la sua mano inizia a tremare troppo per reggere il cucchiaio, nel frattempo continuiamo a parlare di cose banali e all'apparenza futili, ma che per me diventano il discorso più interessante del mondo, perché coronano attimi che forse presto non avrò più.

Lettere dalla LunaWhere stories live. Discover now