Capitolo 9

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George

Sono passati due giorni da quando Anita se n'è andata. A volte mi dimentico che non è in casa e mi capita di chiamarla per aiutarmi a vestire o ad allacciare le scarpe. Sono due giorni che i giornalisti stanno invadendo i cancelli del palazzo. Vogliono chiedermi di lei. Mia madre e Charlotte hanno dichiarato più volte che non ho intenzione di rispondere alle loro stupide domande, ma ovviamente non si danno pace.
Sono due giorni che mi sento adirato con tutti, non sopporto nessuno, ma soprattutto sono fortemente risentito per quello che ho fatto. Per come l'ho trattata. L'ho lasciata andare anche se non era quello che volevo. Le ho detto che è solo una stupida badante e vorrei essermi tagliato la lingua per questo. Mi sento un mostro. Una persona senza anima né cuore.
Ma io non sono così! Quel dannato incidente mi ha rovinato la vita e io sto facendo di tutto per distruggerla ancora di più. Sto facendo del male a me e a chi mi sta intorno.
C'è stato un attimo in cui ho pensato di fermarla. In quell'attimo lei era girata di spalle, se ne stava andando. Io ho aperto gli occhi e Dio solo sa perché, sono riuscito a vedere i suoi capelli. Erano di un colore mai visto. Né castani né biondi. Ma un colore caldo che ricorda la cannella o il miele, non saprei descriverlo precisamente. Li ho visti svolazzare nel vento così morbidi, li avrei voluti toccare. È durato un attimo, ma in quell'attimo ho capito che stavo facendo un grosso errore. Ma il mio stupido orgoglio ha vinto e non ho avuto il coraggio di dirle che ho bisogno di lei e non solo come badante. Ho bisogno di lei perché anche se è invasiva, non mi tratta come un malato. Si è impegnata così tanto e io non ho fatto altro che denigrarla.

Mi sveglio di soprassalto con l'immagine dei suoi capelli nel vento impressa nella mente. Ogni notte sogno quel momento. Ogni notte mi tormenta nei sogni. Ogni notte urlo il suo nome sperando che venga ad abbracciarmi e a dirmi che non mi lascerà solo.
Mi asciugo il sudore dalla fronte e mi alzo dal letto. Non riesco a vedere la luce, quindi deduco sia ancora notte. Cerco di raggiungere la cucina per bere un bicchiere d'acqua ma vado a sbattere contro un mobile e qualcosa cade a terra frantumandosi, mi muovo per cercare cosa è caduto e quello che credo sia un pezzo di vetro mi graffia il piede provocandomi un dolore atroce.
<<Cristo!>> ringhio buttandomi a terra.
<<Vaffanculo!>> urlo con tutto il fiato che ho in corpo. Sono stanco di vivere così. Sono stanco di non poter fare una passeggiata senza essere preso sotto da una macchina. Sono stanco di dover chiedere aiuto. Sono stanco di stare da solo.
<<Principe George, sta bene?>> Lucy entra accendendo la luce, cosa che mi provoca un bruciore agli occhi.
<<Oh, santo cielo! Chiamo subito un dottore>>
<<Non mi serve un dottore! Aiutami ad alzarmi>>
<<Ma ha il piede ferito! Sta sanguinando>>
<<Non mi interessa un cazzo del mio piede che sanguina! Portami a palazzo, subito!>> ordino in preda all'ira.
La sento afferrarmi dai fianchi e mi appoggio a lei, il piede mi brucia, ma zoppicando mi lascio guidare.
Quando entriamo nella hall del palazzo, dico a Lucy di accompagnarmi nella stanza di Charlotte. Non mi interessa se è nel mondo dei sogni, ho bisogno di parlare con lei.
<<Siamo arrivati, vuole che provi a svegliarla?>> non le rispondo e spalanco la porta facendola sbattere.
<<Aiuto! Cosa volete da me? Andate via, vi prego>> mia sorella urla come una pazza sclerata.
<<Sta calma, sono io>>
<<Ma ti è dato di volta il cervello? Stavo sognando di essere su una spiaggia delle Hawaii con un cocktail in mano e tu piombi così nella mia camera nel cuore della notte? Stavo per morire d'infarto!>>
<<Mi dispiace aver interrotto i tuoi stupidi sogni, ma mi serve il tuo aiuto>>
<<Ok sto sognando ancora, questo non è reale. Tu vuoi il mio aiuto? Adesso? Non potevi aspettare domani mattina?>> dice sbuffando.
<<Ho bisogno che ti metti in contatto con Anita>> dico serio.
<<E perché mai? Per dirle che sei uno stronzo? Lo faccio volentieri, ma non adesso>>
<<Sono serio Charlotte! Ho bisogno che torni qui. Io...mi serve una badante...>>
<<Ah, ma di questo non ti devi preoccupare. Ho assunto una nuova domestica. È referenziata e cucina molto bene. Almeno così dice>>
<<Chi è?>> chiedo incredulo.
<<Si chiama Gertrude, ha origini francesi e ha 65 anni>>
<<Mi stai prendendo in giro>>
<<È ovvio! Vedessi la tua faccia>> dice scoppiando a ridere.
<<Oh my God! Che è successo al tuo piede?>>
<<Mi sono tagliato con qualcosa che ho fatto cadere. Vedi perché ho bisogno di lei? Non posso farcela da solo>>
<<Ah ora lo ammetti? Ora che sei solo ti accorgi di aver bisogno di lei?>>
<<Io... Ho sbagliato, va bene? Ma il punto è che mi serve la sua presenza. Ne ho davvero bisogno>>
<<Perché proprio lei? Non ti rendi conto di come ti sei comportato? Dubito fortemente che voglia tornare al tuo servizio. Aveva le lacrime agli occhi, George! Non ho mai visto una persona tenerci così tanto>>
<<Lei...è diversa. Lei è un uragano. A volte è insopportabile, ma io mi sento al sicuro quando sento la sua voce...>>
<<Lei ti piace! È questo il vero motivo per cui la rivuoi>> insinua con quella vocina che mi da sui nervi.
<<No! Non ho detto questo>>
<<Sei diventato tutto rosso! Sì, ti piace eccome!>> ride tutta euforica.
<<Cosa dici, non è vero! Mi piace...il suo modo di lavorare...>> mi affretto a dire.
<<Non avresti dovuto licenziarla allora!>>
<<È stata lei a licenziarsi, io non ho fatto niente>>
<<Sì, ma per colpa tua>> rimango in silenzio. Ha ragione, è solo colpa mia. Lei non ha fatto niente se non volermi aiutare.
<<George ascolta. Quella ragazza mi sembra davvero una brava persona. Fartela scappare è stata una pessima idea. Io credo fortemente che lei possa renderti una persona migliore, se solo tu glielo permettessi>>
<<Sarà meglio avvertire l'ufficio delle risorse umane affinché le mandano una e-mail...>>
<<Assolutamente no! Pensi che mandandole una e-mail cambierà idea? È un gesto da codardi, se mi permetti di dirlo>>
<<E cosa dovrei fare, scusa?>>
<<La rivuoi sì o no?>>
<<Sì>> rispondo sicuro.
<<Allora vai immediatamente in Italia e corri a riprenderla, fratellino!>> rimango scioccato dalla sua proposta, ma allo stesso tempo penso che sia l'unico modo per convincerla a tornare.
<<Charlotte, devo chiederti un altro favore>>
<<Qualunque cosa per te>>
<<Verresti con me?>>
<<Sicuro! Oddio andremo in Italia! Non vedo l'ora! Chiamo subito il pilota del nostro jet privato>> mentre Charlotte parla al telefono, chiamo Lucy che arriva in meno di un secondo.
<<Lucy, prepara le valigie. Partiamo per l'Italia>>.

Gold in your eyesWhere stories live. Discover now