Capitolo 5

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Al mio rientro nella stalla, trovo i vestiti che aveva addosso, buttati in giro per la sala. La porta della sua camera è chiusa. Raccolgo tutto e dopo averli ripiegati con cura, busso piano alla sua porta. Spero non mi aggredisca nuovamente.
Busso di nuovo, ma non risponde. Starà dormendo? Abbasso la maniglia, facendo piano. Non c'è, ma sento lo scrosciare dell'acqua provenire dal bagno.
Appoggio i vestiti sul letto e mi avvicino alla porta del bagno, tendendo l'orecchio.
Non sento più il rumore dell'acqua che scorre.
<<George, tutto bene? Se hai bisogno di qualcosa, sono in cucina>> nessuna risposta. Decido di entrare per accertarmi che stia bene.
Quando lo vedo sott'acqua dentro la vasca da bagno, corro verso di lui in preda al panico.
<<George! George! Oh mio dio, che cosa hai fatto?>> affondo le mani dentro l'acqua e lo tiro su con forza, ma a quel punto apre gli occhi e si divincola spaventato.
<<Che diavolo stai facendo? Perché sei entrata nel mio bagno?>>
<<Io... Tu... Come stai? Perchè eri sott'acqua? Credevo che...>>
<<Volevo farla finita? Credimi, non sono così depresso. Mi stavo solo rilassando>> dice tranquillo mettendosi a sedere.
Lo guardo sconvolta col cuore che batte all'impazzata per la paura.
<<Non posso vedere la tua faccia, ma ti sto immaginando a bocca aperta e con le sopracciglia aggrottate>> dice scoppiando a ridere.
<<Tu...tu...ma sei scemo? Mi sono spaventata a morte! Non azzardarti mai più a farmi uno scherzo del genere, hai capito?>> gli urlo arrabbiata.
Sono talmente scossa che faccio fatica a respirare. Il vapore dell'acqua calda non mi aiuta, sento che sto per avere un attacco di panico. Inizio a boccheggiare e a tremare.
<<Anita, stai bene?>> sento la sua voce ovattata. Poi lo sento muoversi nell'acqua, e le sue mani calde e bagnate raggiungono a tantoni il mio corpo tremante.
Cerca di scuotermi per le spalle, ma il respiro diventa sempre più corto.
Poi le sue mani salgono dal collo e mi afferrano il viso con forza.
<<Anita, guarda i miei occhi. Guardami! È tutto apposto. Respira. Non è successo niente>> per la prima volta vedo i suoi occhi. Sono di un nocciola caldo, con delle venature dorate. Non ho mai visto degli occhi così belli. Lui ovviamente guarda in un punto lontano.
<<Respira, va tutto bene. Sono qui con te>> la sua voce mi tranquillizza un po'. Il calore delle sue mani mi culla e finalmente riprendo a respirare regolarmente.
<<Ti senti meglio?>>
<<S-sì... Ho bisogno di aria>>
<<Dobbiamo uscire da qui. Ce la fai a raggiungere il mio letto? Io mi asciugo e vengo subito da te>>
<<Sto bene... Ma tu hai bisogno di una mano? Ti aiuto ad uscire dalla vasca>>
<<Anita, non sono invalido, ce la faccio. Non preoccuparti. Mettiti sul mio letto. Io arrivo subito>> faccio come dice e una volta seduta sul morbido letto mi sento molto meglio. Afferro il suo cuscino e annuso il suo profumo. Sa di pulito, di estate. Ricorda il mare.
<<Anita, sei qui?>> esce dal bagno con addosso una vestaglia.
<<Sì, sono qui>> segue la mia voce e si siede affianco a me.
<<Mi dispiace... Non volevo farti preoccupare>> dice visibilmente dispiaciuto.
<<Tranquillo, mi vengono spesso questi attacchi di panico>>
<<Davvero? Come mai, se posso sapere...>>
<<Preferisco non parlarne ora... Vado a preparare la cena>> mi alzo, ma la sua mano afferra la mia.
<<Ti chiedo scusa anche per prima. Non avrei dovuto aggredirti in quel modo>>
<<Non fa niente>> lascio andare la sua mano e mi dirigo verso la cucina.

Mentre io preparavo la cena, George è rimasto chiuso in camera. Non voglio disturbarlo, così mi ritiro in camera con il mio piatto di pasta e dopo aver mangiato, decido di uscire a prendere una boccata d'aria.
In questi giorni non ho potuto chiamare il mio ragazzo che è rimasto in Italia. Quindi compongo il suo numero e al terzo squillo mi risponde.
<<Amore! Tutto bene? Sei sparita, credevo ti avessero rapita>> dice ridendo come un bambino.
<<Ciao, scusa ho avuto molto da fare...>>
<<Allora come sta andando il lavoro a Buckingham Palace? Il Principe sordo muto ti rimprovera a suon di gesti?>> scoppia in una risata assordante che mi fa innervosire. Odio quando si comporta così.
<<È cieco, non sordo muto! E poi non sto a  Buckingham Palace, ma in una vecchia stalla adibita ad appartamento>>
<<Cosa? Credevo che avresti vissuto in mezzo al lusso e che ti trattassero da regina>>
<<Sono una badante, non una principessa. Ma non è questo il punto...>> dico sbuffando.
<<Che succede?>>
<<Non lo so... Io credo di non essere adatta in questo ruolo>>
<<Perché? Non fai le stesse cose che facevi con gli anziani malati di Alzheimer?>>
<<No, lui è diverso... Non si tratta della malattia. È che non so come comportarmi...>>
<<Scusa hai detto che è cieco, no? Beh non è difficile, devi solo accompagnarlo in giro, come farebbe un cane guida>>
<<Ahhh, lascia stare. Devo solo ambientarmi in questo nuovo posto. Andrà tutto bene>> dico cercando di convincere più me stessa.
<<Tesoro, tu sei forte, ce la farai! Comunque ora che so che è cieco e non sordo muto, sono più tranquillo. Almeno non può vedere quelle tette meravigliose che ti ritrovi>> scoppia di nuovo a ridere e giuro che lo strangolerei se fosse qui.
<<Ssh, ma che dici?>> un colpo di tosse alle mie spalle mi fa voltare di scatto. Lui è dietro di me con le braccia conserte che ride sotto i baffi. Merda! Avrà sentito tutto?
<<Luca devo andare adesso! Ci sentiamo>> chiudo la chiamata senza dare il tempo di rispondere.
<<Davvero hai delle tette meravigliose?>> Cristo! Non avrei dovuto mettere il vivavoce.
<<Cosa ci fai qui? Non sai che origliare le conversazioni altrui non è rispettoso?>>
<<Ero venuto a cercarti e non ho fatto a meno di ascoltare... Davvero simpatico il tuo fidanzato>>
<<Lui... A volte dice cose senza ragionare... Perdonalo>>
<<Ottima idea quella del cane guida, ma preferisco farmi guidare da te, almeno posso toccare la tua pelle profumata e non del pelo puzzolente>> fa un sorrisetto sghembo e non posso non sentirmi in completo disagio per aver ascoltato la conversazione con Luca.
<<Possiamo non parlare di lui, per favore? Ora dimmi cosa c'è?>>
<<Volevo solo sapere come stavi. In casa non c'eri, temevo fossi scappata>>
<<Non scappo, sta tranquillo. Non ti libererai di me tanto facilmente>> dico provocandolo.
<<Ti ho sentita mentre dicevi che non ti senti adatta per questo lavoro. Lo capisco se vuoi rinunciare e tornare nel tuo Paese e dal tuo ragazzo. So di essere un peso grande e grosso...>>
<<No, non dire così! Io non voglio tornare in Italia>>
<<Questa vita non fa per te. Non sei la prima a volersene andare>>
<<Perché? Prima di me c'era un'altra badante?>>
<<Ce ne sono state tante e tutte sono andate via dopo neanche una settimana. Sono un essere spregevole e merito di rimanere da solo>> dice assumendo un'espressione da duro.
<<Dici così perché non vuoi farti aiutare. Allontani tutti perché ti credi forte e potente. Sì, sarai pure l'uomo più potente del mondo, ma hai un problema e se non lasci che la gente ti aiuti, rischi di farti sopraffare e di trovare ostacoli insuperabili, che invece si posso superare eccome>>
<<Il vero problema è che tutti voi mi vedete come una persona fragile, incapace di fare le cose più semplici, ma non è così! Io non ho bisogno di una badante che mi faccia da mangiare e mi aiuti a vestire>>
<<E di cosa hai bisogno allora? Perchè mi hai assunta? Cosa vuoi da me?>> inizio a perdere la pazienza.
<<Voglio solo una persona con cui parlare! Voglio solo sentire una voce che mi dia tranquillità e serenità. Voglio solo... Compagnia! Voglio solamente questo... Chiedo tanto?>> dice arrendendosi.
Si toglie gli occhiali e si avvicina.
<<Voglio solo avere un amico che non mi giudichi...>> mi sussurra. Mi perdo in quegli occhi dorati e la rabbia svanisce in un istante.
<<Va bene. Sarò tua amica, se è questo che vuoi. Ma dovrai comportarti anche tu da tale. Non accetto più che mi urli e mi cacci quando cerco di darti una mano, intesi?>>
<<Affare fatto>> mi porge la sua mano e io gliela stringo forte. Io non mi arrendo mai, in qualsiasi situazione. Questa sarà la mia nuova sfida. Rendere il Principe George una persona migliore.

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