Capitolo 6

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Entro nella camera di George spedita. Lui sta ancora ronfando sotto le coperte.
<<Sveglia signor Principe! Oggi è una bellissima giornata. C'è un sole meraviglioso, sembra quasi primavera>> dico spalancando le tende.
<<Mmh...che stai facendo?>> dice girandosi dall'altro lato.
<<Alzati, ti porto in un posto>>
<<Dove?>>
<<È una sorpresa. Ti aspetto fuori>> faccio per uscire, ma mi blocca.
<<Aspetta, io...>>
<<Vuoi che ti dia una mano a vestirti?>>
<<No...no, ce la faccio da solo. Grazie>>
<<Bene. Chiamami se hai bisogno>> mi fa il segno del pollice all'insù ed esco dalla stanza.

Mezz'ora dopo mi raggiunge vestito e pettinato.
<<È tutto apposto? La maglia è messa bene?>>
<<Sei perfetto. Aspettami qui, vado a prendere il cappotto.>>
Quando torno, lo vedo intento ad allacciarsi le scarpe, ma senza risultato.
Mi avvicino cauta e mi inginocchio davanti a lui.
<<Credo di aver bisogno di una mano>> dice lui arrossendo per l'imbarazzo.
<<Facciamo una cosa. Dammi le tue mani, ti guido io>> me le porge titubante e io le conduco verso i lacci delle scarpe.
<<Afferra questo lembo così e con l'altra mano gira intorno... Così, bravo>>
<<Ora stringi>> il nodo si stringe sulle nostre dita, incastrandole.
<<È più complicato di quanto immaginavo>> dice sbuffando.
<<No, ci vuole solo concentrazione. Ti ricordi come si fa un fiocco, no? Concentrati e prova da solo>> dico sbrogliando il nodo.
Si raddrizza, poi fa un respiro profondo e chiude gli occhi.
A quel punto afferra con decisione i lacci e comincia a creare il fiocco.
Rimango in silenzio finché non finisce.
<<Ho sbagliato anche stavolta, vero?>> dice notando il mio silenzio.
<<Sei stato bravissimo, George! Vedi che non è difficile?>>
<<Davvero? Ce l'ho fatta!>> dice slanciandosi verso di me. Mi abbraccia così forte da non riuscire a respirare. Rimango imbambolata a quel gesto. Non mi aspettavo avrebbe reagito così. Ma vederlo così felice per essere riuscito ad allacciarsi le scarpe mi rende orgogliosa, così mi lascio andare e lo stringo a mia volta.
<<Oh, scusami...>> si stacca visibilimente in imbarazzo.
<<Allora sei pronto?>>
<<Dipende da cosa hai intenzione di fare>>
<<Tu fidati di me>>.

Parcheggio la macchina davanti allo "Sweet Chocolate", un bar rinomato di Londra per i particolari dolcetti che creano. Per non parlare della location, è tutta arredata con i toni del rosa, dalle pareti ai divanetti. Anche il pavimento è rosa. È il mio posto preferito. L'ho scoperto quando mi sono trasferita qui.
<<Si può sapere dove mi hai portato?>>
<<Hai fame? Non so te, ma io sto morendo di fame!>>
<<Non è un po' presto per pranzare?>>
<<Infatti non dobbiamo pranzare>> afferro  il suo braccio e lo trascino verso l'ingresso.
Prende i suoi occhiali da sole e li indossa.
Mi fermo e glieli tolgo.
<<Ehi, che fai?>>
<<Non stare sempre nel buio. I tuoi occhi hanno bisogno di vedere la luce...e i colori>>
<<Ma ci sarà un sacco di gente...e poi non riesco a vedere nulla, se non una nebbia fitta>>
<<Attirerai di più l'attenzione se indossi gli occhiali da sole in un luogo al chiuso. Se vuoi sembrare una persona normale, allora comportati da persona normale>>
<<Io...non so se...>>
<<George, ti fidi di me?>>
<<Sì...Mi fido>> si arrende così gli prendo la mano e intreccio le dita alle sue. Questo gesto mi provoca un brivido lungo la schiena.
Varcata la soglia, un profumo di zucchero mi entra nelle radici facendomi brontolare lo stomaco.
Prendiamo subito posto e ci accomodiamo in uno dei divanetti rosa.
<<Dove siamo? C'è un odore di dolce... Una pasticceria?>>
<<Una specie...ci vengo spesso qui. Adoro le colazioni che propongono in questo locale.>>
Una cameriera con indosso un grembiule ovviamente rosa si avvicina al nostro tavolo.
<<Volete ordinare?>> alla sua voce George abbassa il viso cercando di nascondersi.
<<Prendiamo due fette del dolce della casa>>
<<Perfetto, gradite anche del caffè?>>
<<Sì grazie, con del latte di soia, per me>>
<<E per lei signore?>>
<<Lo stesso>> dice mantenendo la testa bassa.
<<Se temi di essere riconosciuto puoi stare tranquillo, non ti ho riconosciuto io quella mattina quando ti stavo per prendere sotto>>
<<Se mi avessi investito, a quest'ora sarei immobilizzato nel letto di un ospedale e tu probabilmente sarai sotto processo per tentato omicidio al Principe ereditario>>
<<Già... Infatti tu non lo sai, ma io sono un'infiltrata con lo scopo di far fuori il Principe ereditario>> lo stuzzico e un sorriso gli spunta da quelle labbra rosee e carnose.
<<Allora mi hai trascinato qui perché vuoi avvelenarmi come ha fatto la strega con Biancaneve?>>
<<Sì ti farò mordere una mela...però caramellata>> scoppia a ridere e così io con lui.
La cameriera ritorna portandoci le due fette di torta e i nostri caffè.
George ne beve un sorso aggrottando le sopracciglia.
<<Come fai a bere questa roba?>> dice allontanando la tazza.
<<L'hai preso anche tu. Credevo ti piacesse>>
<<Volevo prendere la stessa cosa tua...>>
<<Beh come lo bevi il caffè di solito? A me piace con il latte di soia>>
<<Amaro>>
<<Non mi dire! Non l'avrei mai detto>> sorride sotto i baffi.
<<Se vuoi te ne prendo uno>>
<<No, tranquilla. In effetti non è poi così male>> dice bevendone un altro po'.
<<Mai soffermarsi alla prima impressione.>>
Prendo con la forchetta un pezzo di torta e glielo avvicino alla bocca.
<<Ora assaggia e dimmi cosa senti>>
<<Sei sicura che non sia avvelenata?>>
Allontano la forchetta e me la porto alla bocca assaggiandone metà.
<<Ti assicuro che è una bomba>> dico con la bocca piena.
<<Ehi! Dammi qua>> mi afferra la mano e si porta alla bocca il resto del pezzo della torta.
Lo mastica molto lentamente leccandosi le labbra. Rimango imbambolata dal modo in cui mangia.
<<Ci sono dei lamponi... E della crema pasticcera. La pasta frolla è davvero deliziosa, cotta al punto giusto>>
<<Sì...deliziosa...>> sussurro senza smettere di fissare le sue labbra.
<<Però sento anche una nota d'arancia>>
<<È la crema pasticcera...è all'aroma di arancia>>
<<Esatto. È qualcosa di sublime... Non ho mai mangiato un dolce così buono>>
<<Nemmeno io...>>
<<Ma se mi hai detto che vieni spesso qui...>> a quella frase mi stacco dallo stato di trans in cui ero entrata e ritorno in me.
<<Sì, cioè, volevo dire che non avevo ancora assaggiato questo dolce...>> mento perché lo prendo quasi sempre.
<<Mmh... D'accordo>>
<<Hai dello zucchero sulle labbra>> dico cambiando discorso.
<<Oh, dove? Qui? L'ho tolto?>> dice pulendosi con le dita. Mi viene da sorridere vedendo un Principe usare la mano per pulirsi e non un tovagliolo.
Prendo il mio ancora immacolato e glielo passo delicatamente sul labbro superiore.
Al mio contatto si irrigidisce e sposta lo sguardo sul tovagliolo.
<<È...rosa?>>
<<Sì...riesci a vederlo?>> dico sorpresa.
<<Un pochino>>
<<Prova a guardarti intorno. Riesci a vedere qualcosa?>> fa come dico socchiudendo gli occhi per concentrarsi.
<<Non proprio... Da lontano mi è più difficile vedere le cose.>>
Prendo la mia tazza di caffè ormai vuota e gliel'avvicino agli occhi.
<<Di che colore è la tazza?>>
<<Rosa>>
<<E il tavolo?>> abbassa il viso fino ad essere a pochi centimetri dal tavolo.
<<Sempre rosa>>
<<Oddio, riesci a vedere!>> urlo un po' troppo per l'emozione che provo.
<<Shh... Abbassa la voce! Riesco a vedere qualcosa se lo metto vicino agli occhi, ma ovviamente non è nitido. C'è sempre quella nebbia fastidiosa che copre i dettagli>>
<<Quindi mi hai portato in un bar...tutto rosa?>> mi chiede sempre lui.
<<Esatto! È il mio posto preferito. Non è carino?>>
<<Sì... Direi che è proprio da te>> dice ridendo sotto i baffi.

La giornata trascorre tranquilla. Abbiamo passeggiato lungo il fiume, pranzato con un hot dog seduti su una panchina (si rifiutava di mangiare come un barbone, ma alla fine ho insistito e quando ha assaggiato il panino, si è convinto), infine l'ho accompagnato alla visita medica, ma non ha voluto che entrassi con lui, così ho atteso fuori tormentandomi le mani nella speranza di ricevere buone notizie. Sarebbe un miracolo se ritornasse a vedere come prima. Da quando lavoro per lui, prego ogni giorno affinché i suoi occhi ritornino a vedere la luce.


Gold in your eyesWhere stories live. Discover now