Capitolo 8

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Non riesco ancora a crederci. Sto per prendere l'aereo che mi riporterà in Italia.
Ormai niente mi trattiene in questa città.
George mi ha lasciata andare. Non mi ha chiesto di rimanere. Non mi ha fermato.
Ha ragione lui. Non sono nessuno per decidere della sua vita.
Non avrei mai creduto che in così poco tempo mi prendessi a cuore la sua situazione. Insomma lui è il Principe. Ma io chi sono per lui?

Atterro nell'aeroporto di Milano intorno alle 12:00. Ad attendermi con le braccia aperte e un sorriso a trentadue denti c'è il mio fidanzato.
Sento un groppo in gola e non è per il fatto che mi è mancato.
Mi abbraccia forte e io rimango immobile.
Le sue braccia non mi danno quel calore che vorrei.
<<Tesoro, finalmente sei tornata. Non so per quanto ancora avrei resistito sapendoti insieme a quel principino mezzo cieco>> sento la rabbia montare e mi stacco dal suo abbraccio.
<<Smettila di dire sciocchezze. Sono stanca, portami a casa>> ovviamente non gli ho raccontato i veri motivi per cui ho lasciato il lavoro. Lui non capirebbe.

Mentre disfo la valigia, l'occhio mi cade su un oggetto che riconosco subito. I suoi occhiali da sole. Che ci facevano dentro la mia valigia? Poi vedo che in mezzo alle stecche c'è un biglietto ripiegato. Prendo gli occhiali, c'è un graffio lungo la lente, ma non sono rotti. Sfilo il biglietto e con il cuore in gola lo apro.
"Hai detto che mi devo comportare da persona normale. Lo farò cominciando da questi. Non li indosserò più. Non rimarrò più nel buio per paura di mostrarmi al mondo.
Farò un passo alla volta per migliorare, te lo prometto, Anita. Ti prego, perdonami. George".
Le lacrime che ho trattenuto per tutto il viaggio riaffiorano e scendono giù copiosamente sulle mie guance.
Stringo gli occhiali provando odio per me stessa. Sì, odio per non essere riuscita ad aiutarlo. Odio per avergli promesso che gli sarei stata affianco. Odio per averlo abbandonato. Queste parole mi mettono ancora più in confusione. Perché dice di voler migliorare se ha detto chiaramente che non vuole l'aiuto di nessuno? Questo gesto cosa significa? Guardo il biglietto, è scritto a mano e la calligrafia è ben curata. Non può averlo scritto lui. Forse è stata Charlotte. Decido di lasciar perdere e di non pensarci più, infondo non posso fare più niente. Ripongo gli occhiali e il biglietto in un cassetto, poi mi dirigo in cucina.
Luca sta cucinando qualcosa, così decido di dargli una mano.
Mangiamo restando in silenzio. Si sente solo il vociare del televisore.
"INCREDIBILE SCOOP! Il Principe ereditario George Dankworth è stato avvistato in compagnia di una giovane donna. Non si sa ancora di chi si tratti, ma sembra essere molto in intimità con il Principe...>> alzo di scatto la testa e quello che vedo mi fa andare di traverso il polpettone che stavo mangiando.
C'è una foto scattata da qualcuno non molto distante da noi, che riprende me e George al bar rosa, mentre gli pulisco le labbra con il tovagliolo. In effetti nella foto sembriamo molto vicini e la cosa mi mette a disagio.
<<Ehi, ma quella non sei tu? Che diavolo state facendo?>> dice Luca nervoso guardando ripetutamente il televisore e me.
<<Io...niente! Sarà stato qualche stupido paparazzo. Stavo solo facendo il mio lavoro>> mi giustico abbassando lo sguardo.
<<Pulendogli la faccia? Cos'è un bambino? Ma poi guarda che faccia da pesce lesso!>> dice mettendosi a ridere. Ora basta, non ne posso più di sentirlo prenderlo in giro in questo modo.
<<Ma ti rendi conto di quello che dici? È una persona disabile, è normale che lo debba aiutare>>
<<Le mani gli funzionano Anita. Non capisco perché ci tieni così tanto a voler aiutare un pappamolle viziato. Ne avrà a quantità di badanti. Tu non fai per lui>>
<<Questo non è vero! E smettila di insultarlo!>> gli urlo addosso.
<<Ma che cazzo ti prende, eh? Non sei tu che hai lasciato il lavoro? Sei tornata, che cosa ti importa ancora?>>
<<Tu non capisci...>>
<<Io non capisco? Mi sembra che i giornali dicano chiaramente come stanno le cose. Perché te ne sei andata, eh? Dimmi la verità>> dice assumendo uno sguardo inquisitore.
<<Di che cosa mi stai accusando?>>
<<Anita, per favore, non fare la santarellina. L'avevo capito sai. Non ci credo che al Principe servisse una badante. Come ho detto prima, sono gli occhi a non funzionare, ma le mani le saprà usare eccome, non è così?>> mi viene da vomitare nel sentire quelle parole. Come può pensare che io abbia... Dio, che essere spregevole! Come ho fatto a stare insieme ad un uomo che pensa questo di me?
Presa dalla rabbia gli tiro un ceffone in pieno volto. Si copre la guancia con la mano e quello che fa subito dopo è mettersi a ridere. In modo spaventoso. Non l'ho mai visto così.
<<Sparisci da casa mia! Non voglio più vederti>> dico mantenendo la calma.
<<Sei una povera illusa. Il lusso ti ha già dato alla testa. O forse dovrei dire il cazzo d'oro del Principe>> ride ancora più forte facendomi infuriare a tal punto che lo ammazzerei con la prima cosa che capita.
<<Fuori ho detto! Vattene, è finita! Mi fai schifo>> dico urlando con tutto il fiato che ho in corpo.
Si alza guardandomi con disprezzo. Mi sembra di non averlo mai conosciuto veramente. Adesso lo vedo per quello che è: un animale.
<<Te ne pentirai. Quell'uomo è solo un approfittatore>> se ne va sbattendo la porta. Cado a terra tremante e con l'affanno. Calmati Anita, è tutto finito. Penso alla fotografia. A quel momento così dolce. Alle sue labbra. Il mio cellulare comincia a vibrare insistentemente. Una decina di notifiche e messaggi da parte delle mie amiche e di mia sorella. Stanno tutte chiedendo se sono davvero io la ragazza della foto. Lancio il cellulare sul divano e spengo il televisore. Che cavolo ho fatto? Ho creato un casino e ora è George a pagarne le conseguenze.

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