ALL'OSSERVATORIO

1 0 0
                                    

Osservatorio Perkins, Ohio, pianeta Terra

All'osservatorio erano tutti in piedi a discutere in piccoli gruppetti da 3-4 persone. C'era un brusio di fondo che rimbombava per la sala principale dove c'era il telescopio e il LBtS.

«Scusate, mi sono sentito poco bene.» Disse il dott. Woodrow quando incrociò Massimo.
«Abbiamo trovato qualcosa di interessante.» Massimo non riusciva a trattenere l'emozione. «Un pianeta azzurro, con oceani, verde, nubi non dense o opprimenti. Stiamo aspettando la posizione giusta per zoomare.»
«Bene, manteniamo la calma, tornate ai vostri posti e tenete l'attenzione sugli schermi.» ordinò Alec.
«Gli scienziati sono in piedi da molto presto, avevano bisogno di un break.»
«Ok. Quanto manca alla finestra di osservazione?»
«Meno di un'ora. La visuale è coperta da un altro corpo, penso un pianeta gioviano.»
«Pensi? Non è questo quello che hai imparato a scuola mi pare.» In quei mesi avevano raggiunto un buon livello di confidenza. Ma bisognava stare attenti a non oltrepassare il limite, erano del resto colleghi di un lavoro alquanto importante, per questo non potevano distrarsi troppo. «Abbiamo bisogno di informazioni certe. Dobbiamo sapere tempi di rivoluzione, massa, ogni cosa sui pianeti che individuiamo. Anche quelli non adatti ma che fanno parte del sistema.»
«Giusto. Faccio subito rimettere tutti al proprio posto.» decretò Massimo.
«Come l'avete individuato?»
«Eravamo nella costellazione dell'orsa Minore. Stavamo mappando una serie di deboli stelle, quando dopo aver incrociato i dati delle informazioni orbitali in nostro possesso con alcune rilevazioni fatte con il laser, abbiamo individuato una massa in veloce movimento, un grosso asteroide. Questo ha attirato la nostra attenzione verso HW556. Sapevamo di un gigante gassoso, ma poi abbiamo scoperto un pianeta roccioso più piccolo nel momento in cui abbiamo interagito con l'asteroide...»
Mentre parlava, Alec notò uno scienziato seduto al terminale mentre tutti erano ancora in piedi. Sembrava indaffarato a effettuare calcoli piuttosto complessi.
Massimo continuò.
«.... asteroide, dal momento che ha un'orbita che incrocia quella del nostro pianeta.»
«Non potrebbe essere un problema?»
«No, il corpo celeste è piuttosto lontano dal pianeta. Dalla nostra prospettiva sembrano vicini, ma non lo sono. Stiamo effettuando i calcoli. Anzi, chiediamo a che punto è il Dott. Jake Hammett.»
Era quello seduto ancora a lavorare. Alec non era euforico come il resto del team. Chi attira l'attenzione è l'unica persona seria in un gruppo di amici che festa.
«I dati ai raggi X ci danno la situazione 21 anni fa, tanti sono gli anni luce di distanza dal sistema. Stavo facendo una simulazione in base ai dati in nostro possesso, che non sono ancora definitivi.» Il Dott. Hammett si interruppe.
«Continui.» Lo incoraggiò Alec.
«Forse è necessario più tempo, ma la mia simulazione dà un 89% di probabilità di collisione con il pianeta HW556c... in 21 anni dalla data di osservazione.»
«Cioè quest'anno? adesso?» Inconsapevolmente Massimo alzò la voce.
«Ripeto. Tra un paio di giorni avrò una percentuale più alta e dati più attendibili.»
Massimo guardò Alec. Avevano entrambi la mente vuota. Quello sguardo non significava «Pensi anche tu quello che sto pensando io?». Invece il Dott. Green diede una risposta a ciò che le loro menti non riuscivano a mettere a fuoco.
«Presumo che assisteremo al terribile spettacolo della fine di un mondo.»
Alec non credeva alle sue orecchie né alla realtà. Un potenziale pianeta stava per essere distrutto?
Impulsivamente dichiarò che la giornata era finita. Ordinò a tutti di andare a riposarsi e a distrarsi, e che avrebbero ripreso il lavoro il giorno dopo alle 12:00.
«Tu no.» Si riferì al dottor Jones «Io, lei e Massimo osserveremo il pianeta. Fate portare del tè o del caffè.»
«Benissimo. Vado solo un momento al bagno...» disse il dottor Jones.
«Il laser è già in posizione.» Rispose Massimo alla domanda di Alec non ancora fatta.
«Perfetto. Do un'occhiata ai dati intanto.»
Il monitor principale non era completamente buio: qualche bagliore riflesso mostrava un turbinio di nubi beige del gigante gassoso che stava eclissando il pianeta da osservare. Lo spettacolo si fece più interessante quando una piccola luna entrò nella visuale. «Eclisse dell'eclisse dell'eclisse.» pensò Alec.
I dati al computer davano numeri sulle orbite di tutto il sistema, distanze, inclinazioni, tempi di rivoluzione e rotazione, masse ecc.. Aveva nella mente un turbinio di pensieri ora Alec senza metterne a fuoco nessuno, guardava quei numeri e ne rimaneva ipnotizzato.
«Tutto ok? - chiese Massimo.
«Si certo.» Mentì Alec. Continuava a fissare i numeri e partecipò alla conversazione «Non ti sembra che ci siamo messi in qualcosa di più grande di noi?»
«Ovviamente è più grande di noi. Salvare la razza umana è una cosa da cartoni animati. Presi singolarmente siamo nullità. Ma tutti insieme e con il supporto tecnologico che abbiamo possiamo davvero fare qualcosa.»
«Sì, faremo qualcosa. Faremo qualcosa di grandioso, qualcosa di mai fatto prima. Ma non servirà a niente. Basta un piccolo colpo di tosse dell'universo per cancellarci dall'esistenza.»
«Vale la pena tentare, secondo me. Preferisci aspettare l'inevitabile e lasciarti morire lentamente?»
«E se ci stessimo sbagliando? E se la Terra non fosse spacciata?» disse Alec.
«Perché non dovrebbe? In questi mesi abbiamo visto che quasi tutti i pianeti non possono sopportare lo sfruttamento degli esseri ospitati. Prima o poi il progresso tecnologico e l'incremento demografico porta a questo.»
«Fare un passo indietro, convincere la popolazione e i governi che non ci sono altri pianeti in cui andare.... Tirar fuori il rospo insomma. Rendere pubbliche le nostre scoperte.»
«Manderemmo solo a monte il nostro lavoro. Alec, andiamo avanti, sento che troveremo quello che stiamo cercando.»
Alec pensò a Julia e dentro di sé disse "Io ho già trovato quello che sto cercando. Ma è irraggiungibile".
«Che senso ha l'evoluzione tecnologica se questa porta allo sfruttamento del pianeta fino a renderlo invivibile? Cioè, abbiamo raggiunto le capacità per spostare la razza umana su un altro pianeta al costo di aver distrutto un bellissimo mondo?» continuò il dottor Woodrow. «Non ha senso. E' come abbattere un albero per costruire una tettoia per l'ombra con il suo legno.»
«L'evoluzione è inevitabile. Arrestare la continua ricerca del perfetto e la possibile risoluzione di tutti i problemi non è una cosa che l'uomo può accettare. Non si può fermare la mente creativa dell'uomo.» dichiarò Massimo Fabbri. Nel nostro futuro c'è la conquista dell'universo, sacrificando tantissimi nostri fratelli e sorelle. Non abbiamo raggiunto però l'intelligenza necessaria per accettare questo.»
«Forse invece siamo TROPPO intelligenti per accettarlo! In nome della religione quanti musulmani si sono sacrificati suicidandosi in attentati terroristici? O, se vogliamo andare ancora più indietro nel tempo, quanti padri hanno accettato di sacrificare le proprie figlie agli dei pagani? E' tardi per avviare una nuova religione ed adorare il "dio pianeta della salvezza"! Ci hanno convinti dopo due millenni che Dio ci aveva donato il "paradiso terrestre" e adesso ci viene a dire: "Ok, questo l'avete consumato, per darvi un nuovo paradiso dovete sacrificare miliardi di voi"?»
«Per come sono messi questi miliardi di persone, basterebbe far girare su DayBreak un video per convincerli tutti...» sorrise sarcasticamente Massimo.
«Non sarà una fine gloriosa per loro, sarà lunga e sofferente, non in un secondo come farsi saltare con una cintura di tritolo.»
«Perché siamo così diversi Alec?»
«Perché siamo i prescelti.» disse il dottor Woodrow in modo altisonante.
«Perché abbiamo studiato. E abbiamo trovato risposte nell'universo. La gente comune ha smesso di studiare e ha trovato risposte sullo smartphone. Sbagliate, ma le ha trovate.»

Alec sospirò. Il gigante gassoso iniziava a uscire dal monitor per lasciar posto al loro pianeta roccioso. Prese i comandi e puntò il laser nello spicchio illuminato dalla stella. Diresse verso una zona equatoriale, dove c'era un misto di colori che andavano dall'azzurro acceso fino a sfumare al verde smeraldo. Si avvicinò e comparvero sullo schermo una miriade di isolette verde in mezzo ad un oceano blu. Sembravano degli atolli tipo Maldive prima di essere sommerse dall'oceano indiano. Avvicinandosi ancora ebbe conferma. C'era un continente completamente verde, rigoglioso di vegetazione, circondato da isole dalle spiagge bianchissime e folti alberi che ricordavano la jungla indiana.
Zoomò ancora per cercare tracce di vita. Tra la vegetazione ora apparivano delle piccole radure, al cui interno si vedeva un brulicare di attività, sicuramente animale. Sembravano fossero ad un comizio in piazza. Per i limiti imposti dal dispositivo, non riuscivano e non volevano per ora avvicinarsi ulteriormente rischiando il collasso del sistema, come accaduto per il pianeta di Julia. Allora si spostarono a "visitare" altre zone.
Sulle isole videro un altro tipo di attività vivente, in questo caso ebbero la certezza fossero animali, potevano essere una sorta di scimmie, dall'andamento che avevano quando si spostavano. Intorno alle isole c'erano barriere coralline sulle quali s'infrangevano le onde. Potevano anche scorgere il vento che muoveva le fronde degli alberi, e in quel momento assomigliavano tantissimo a palme.
Si spostò ora verso zone più a nord. C'era un grande continente che circondava tutto il polo nord, come il nostro Antartide quasi. Ma non era bianco di ghiaccio e neve. Sembrava che per qualche motivo le temperature non fossero basse come sulla Terra nelle medesime zone. Era meno verde del continente all'equatore, ma comunque qualche tipo di vegetazione era presente. Nella zona sud invece era tutto oceano.
«Ci sono molti più oceani che sulla Terra.» fece notare Massimo.
«Vista la situazione sugli altri pianeti, questo non ha ancora subito l'influenza della specie intelligente. O è un pianeta giovane, oppure un pianeta di seconda generazione che si è già scrollato di dosso le pulci.» pensò un po' perplesso Alec.
«Secondo me i poli si sono sciolti in seguito all'aumento della temperatura come sta avvenendo sulla Terra. Al contrario che nelle nostre simulazioni, le quali davano come risultato la desertificazione all'equatore, sembra che la temperatura si sia equamente distribuita, oppure hanno abbondanti piogge. Insomma, se questo è il futuro scenario della Terra, non mi sembra così male.»
«Potrebbe essere simile all'era dopo il cretaceo. Avranno subito un qualche cataclisma e i continenti potrebbero essersi inabissati. Cerchiamone! Di continenti sommersi. Per avvalorare la tua teoria.» accondiscese Alec.
Si spostarono nell'emisfero australe e zoomarono guardando da vicino il mare. Non trovarono prove evidenti, probabilmente il cataclisma era avvenuto molti millenni prima. Oppure Massimo si sbagliava e il pianeta aveva da sempre queste caratteristiche. Sarebbe stato una buona soluzione, ma con così poche terre emerse avrebbero dovuto trovare i loro spazi senza intaccare eccessivamente la fauna autoctona.
Ma c'era una spada di Damocle che incombeva sul destino del pianeta. Se il dottor Hammett avesse confermato i suoi calcoli, quella speranza sarebbe svanita ben presto.
I tre scienziati catalogarono le informazioni raccolte e si ritirarono per riposare come gli altri. 

Il sogno di JuliaWhere stories live. Discover now