Uscita dal salotto Blair si ritrovò ad affrontare il fratello con una domestica alle sue spalle, «Dove vai? Mamma e papà sono appena arrivati.» disse guardandola con le sopracciglia corrugate. 

«Sto andando in camera mia», rispose irritata, con un'aria di superiorità che la faceva sembrare più grande dei suoi 17 anni. Il fratello, Damon, scosse la testa con disapprovazione, «Non puoi andartene ora, mamma e papà ci vogliono vedere insieme per conoscere bene Andrew.»

Blair sospirò irritata, con l'espressione arrabbiata, si rigirò per sedersi vicino al tavolo. Sapeva che alle parole dei genitori non poteva fare nulla.

Per farla irritare ancora di più mi avvicinai al tavolo e mi sedetti di fronte a lei, appoggiando i gomiti sul tavolo e guardandola con aria di sfida. Lei si limitò solo a guardarmi storto, con uno sguardo infuocato. 

La domestica entrò con un carrellino pieno di dolciumi e la moka del caffè fumante. Con voce timida mi chiese: «Cosa gradisce?» mentre mi guardava con un sorriso educato. 

La fissai, era davvero giovanissima, poteva avere sui 20 anni, ma le dissi con voce pacata: «Nulla, grazie.» Scossi la testa. Blair mi guardò alzando un sopracciglio, volendo dire qualcosa ma l'entrata dei suoi genitori e suo fratello la fecero ammutolire. Io invece mi alzai avvicinandomi alla signora Harrison e presentandomi, «Buon pomeriggio signora Harrison, lieto di conoscerla, sono Andrew Clark.» 

La signora Harrison mi sorrise, «Il piacere è mio, Andrew.» Suo marito mi guardò sorridendo, e appoggiò la mano sul fianco di sua moglie, «Andrew benvenuto qui in casa mia.» mi risedetti davanti a Blair dopo aver sorriso al signor Harrison, lei di conseguenza non smise mai di fulminarmi con i suoi occhi celesti. 




B L A I R 

Andrew aveva ottenuto il lavoro, una notizia che mi aveva lasciato un sapore amaro in bocca. Significava vederlo in giro per casa un po' troppo spesso, soprattutto ora che era stato assunto fino al ritorno di Paul, il nostro autista di famiglia assente per motivi di salute. 

Non avevo ascoltato per nulla e nemmeno ero intervenuta quando i miei e Damon stavano parlando con Andrew, poco mi importava, sono compiti da "adulti e maggiorenni". 

Stava firmando il contratto, con un sorriso beffardo, che non faceva altro che accrescere l'antipatia che provavo per lui. 

Mamma, papà e Damon uscirono poi dal salotto, dopo averlo salutato, lasciando da soli me e  Andrew.

Lui appoggiò i gomiti sul tavolo ridacchiando e disse: «Ci vedremo spesso piccola Blair.»

Alzai gli occhi al cielo, ormai era impossibile ignorarlo; le sue provocazioni stavano iniziando a diventare davvero insopportabili, «Smettila, sei così antipatico, Andrew!» dissi, la mia voce era carica di fastidio. 

Spinsi la sedia all'indietro e alzandomi, appoggiai i palmi della mano sul tavolo, mentre lo guardavo, in attesa di una sua risposta. «Per fortuna che lavorerai qui solo tre settimane!» esclamai finalmente, il mio tono era un misto di rabbia e nervosismo. 

Alzò le sopracciglio e sollevò le spalle, «Non hai ascoltato per nulla a quanto pare», aggiunse, sapendo già la risposta. «Cosa vorresti dire?», domandai preoccupata per l'eventualità di dover passare più tempo del previsto con lui. 

Mi porse il foglio ridacchiando, «Inizia ad abituarti alla mia presenza Blair, mi vedrai molto spesso», sospirò, incrociando le braccia al petto.

«Un anno?», domandai incredula, il solo pensiero di averlo in casa per tutto questo tempo mi dava i brividi. Andrew annuì, si alzò anche lui la sedia, avvicinandosi a me e riprendendosi il foglio. «Ci vediamo domani Blair.» sussurrò, all'orecchio. 

Wicked GameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora