THAT SHIP HAS SAILED

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Avidi di soldi, fama e denaro. Tutte cose che ovviamente possedevano a bizzeffe. 


Parlare a Vulkan della mia famiglia avrebbe significato scendere in dettagli che avevo deciso di tenere fuori per non sprofondare in un loop senza ritorno.

Vulkan era stato l'unico uomo a cui avevo lasciato scavare sotto il mio ultimo strato di pelle, quello più vicino agli organi vitali. Conosceva a memoria il suono del mio cuore che aveva fatto ballare a ritmo con il suo. Vulkan comprendeva perfettamente il cadenzare dei miei respiri come il più bravo degli interpreti. Aveva imparato a distinguere i miei respiri a seconda che fossi in preda all'agitazione o all'eccitazione, soprattutto quest'ultima quando mi era accanto. Ed io sapevo che neanche la fantomatica relazione con Pinar avrebbe potuto placare la mia voglia di lui.

Uno strano gioco del destino mi aveva riportata ad Istanbul ed uno ancora più assurdo aveva fatto in modo che lui divenisse il mio capo.
Quante possibilità c'erano di rincontrarci in quel modo? Praticamente nessuna ed io avevo capito di non potermi opporre al fato.




Erano trascorse due settimane. Non l'avevo più cercato dopo quella volta, quella in cui avevo sbattuto la porta di casa sua rintanandomi per due giorni nella mia.

Mi aveva mandato un semplice messaggio per assicurarsi che io stessi bene e mi aveva meravigliato il fatto che non fosse corso a tormentarmi , per non avergli risposto.

Era cambiato, non c'erano dubbi.

Lo ero anche io.

Eppure eravamo sempre lì, ancorati l'uno all'altra, come attratti dal più potente dei magneti.
Scarlett aveva cercato di trascinarmi a qualche festa con i suoi amici, ma l'idea di rivedere anche solo Alp mi aveva fatta desistere.

Sapevo che non l'avrei rivisto fino a Novembre, me lo aveva comunicato Baris durante l'ultima riunione e questo avrebbe significato non rivederlo più. A dicembre sarei dovuta rientrare a New York come da accordi con Archie. Solo allora mi ero ricordata di essere bloccata, intrappolata da una firma apposta in calce ad un contratto, in un gioco di potere dal quale avrei voluto allontanarmi il più possibile.

Quell'accordo sarebbe stato la mia salvezza o forse sarebbe stato la mia condanna. L'ennesima aggiungerei. Ricordavo ancora quando le mie amichette di scuole si lamentavano della loro vita, implorando di fare a cambio con la mia. Eppure, quando vedevo il modo in cui i loro genitori le guardavano, il modo tenero e comprensivo con cui tenevano le loro mani. Quando notavo i sorrisi sui loro volti quando venivano a prenderle alla fine delle lezioni, ero io a voler scambiare anche un solo giorno della mia vita in casa Wilson, per capire come fosse essere amati da una mamma e da un papà. Cosa significasse accarezzare i capelli setosi della propria mamma e non sentirsi dire di stare attenta a non scompigliarli; o di salire sulle ginocchia del proprio padre e non vedersi allontanare in malo modo per il timore di aggrinzire il suo abito sartoriale da 10000 dollari.

Tutta quell' ossessione per i soldi e per il potere aveva finito per darmi alla testa. Avevo lottato per allontanarmi dal loro mondo e dai loro lavori decisamente più importanti di me. Mi sarei trasformata in una leonessa per impedire che mia figlia venisse risucchiata nella stessa tana arida in cui ero finita io. Purtroppo, Archie non faceva altro che ricordarmi quanto fosse simile a mio padre ed io non potevo permettermi di lasciare Charlotte nelle sue mani. Non l'avrei mai fatto.





<< Victoria sono arrivati i soci di Londra e Parigi, dovresti venire di sotto >> fu proprio Scarlett a ricordarmi di essere finalmente arrivati al giorno dell'inaugurazione del Kindy Luxury Hotel. Seguii la mia amica fino all'ascensore ed accolsi i nostri ospiti con un sorriso forzato.

TWICE - Like a stormWhere stories live. Discover now