6. Tanto vado in vacanza

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Mia madre era fuori questione: lei pensava che il mio lavoro fosse troppo pericoloso, che la mia vita fosse troppo sopra le righe per una signorina, che i miei tatuaggi non mi avrebbero mai fatto trovare un marito, e ogni minuto che passavamo insieme, ogni lunghissimo secondo di convivenza, lei lo utilizzava per farmelo sapere. Ma cosa ne voleva capire lei? Per lei erano importanti le convenzioni sociali di un villaggio, quando lì fuori c'era l'Universo intero che la pensava in modo completamente diverso.

In tutti i pianeti conosciuti, compreso il pianeta Terra, lavorare all'interno di uno spazioporto era considerato un onore riservato a poche, preparatissime, persone: le qualifiche che era necessario ottenere per comunicare in modo efficace con gli alieni erano innumerevoli e necessitavano di lucidità, prontezza di spirito, capacità di controllo emozionale. Era un lavoro pericoloso? Forse per qualcuno che non era preparato, ma noi dello spazioporto lo eravamo, sicuramente più di quanto potesse esserlo una qualunque delle persone del paesino di mia madre.

La mia vita era troppo sopra le righe? Dove, esattamente? Mi alzavo, facevo colazione, andavo al lavoro, tornavo a casa. Non c'era niente di preoccupante, nella mia vita. Niente di eccitante (e questo era un problema).

I miei tatuaggi potevano essere un problema nella ricerca di un marito? No. Esistevano decine di pianeti dove i tatuaggi erano ben visti, considerati una bellezza, nonché simbolo di enorme resistenza fisica; innumerevoli specie aliene erano troppo sensibili al dolore per pensare anche solo di provare a farsi un tatuaggio, perciò guardavano le mie braccia con ammirazione; e poi, senza andare lontano, ad un sacco di ragazzi terrestri piacevano i tatuaggi.

Mia madre aveva delle idee senza senso e io non volevo sentirle ripetere ancora e ancora e ancora, perciò non potevo andare da lei.

C'erano i miei cugini, ma vivevano tutti lontanissimi dallo spazioporto (un problema non particolarmente importante, visto che usavo comunque una navetta iper-rapida per andare al lavoro ogni mattina), e per giunta non sapevano del mio lavoro... no, non mi andava di dover fare la spia che nasconde qualcosa di misterioso, avrebbero pensato che ero invischiata con la criminalità organizzata o qualcosa del genere.

Forse la cosa migliore che potevo fare era andare a stare in un albergo.

Fino ad ora non ne ho parlato molto, mi sono lamentata principalmente di quanto vengano pagati gli altri (ma vi sembra normale che Falco venisse pagato due miliardi ad intervento? Due miliardi? Ovvio che mi lamento, no?), ma come avrete capito il mo lavoro era uno di quelli per cui bisognava essere estremamente qualificati, quindi uno di quelli pagati bene.

Il mio appartamento si trovava nella zona più bella della città, con una vista mozzafiato, ed era grande, spazioso, elegante nonostante il guazzabuglio di oggetti prettamente di origine spaziale in mostra su tutte le mensole, sulle pareti, nelle vetrinette. Se siete persone di ceto medio, probabilmente avreste invidiato il mio appartamento.

Ecco l'elefante nella stanza: guadagnavo, senza contare gli straordinari, 139.992 dollari all'anno, ovvero 11.666 dollari al mese. In euro sono più o meno 12.450 al mese, che è più di quanto guadagna un chirurgo.

Insomma, sì, mi qualificavo come ricca. Non ricca abbastanza da poter comprare il biglietto di una crociera spaziale (quello è per le persone schifosamente ricche, tipo Falco), ma abbastanza da tenermi ancorata a quel lavoro difficilissimo, mentalmente stancante e ripetitivo. Ero avida.

Non avevo mai detto a mia madre quanti soldi facevo con il mio lavoro allo spazioporto.

Con tutti i soldi che avevo da parte, avrei potuto facilmente andare a stare in un hotel di lusso.

Estrassi lo smartphone dalla tasca sul retro dei miei pantaloni e cercai quali alberghi interessanti si trovassero in zona. Anzi, volendo avrei potuto vivere ancora più vicina allo spazioporto, per arrivare più in fretta al lavoro ogni mattina... certo, non avevo esattamente voglia di trasferirmi in Arabia Saudita, ma magari, per l'alberghino giusto...

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