CAPITOLO 3 - La caccia

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Lilith

La notte stessa la passai nella mia nuova camera. Al mattino, dopo la mia solita lettura, scesi al piano di sotto. Esme e Carlisle stavano cucinando dei pancakes. Io storsi il naso.
I vampiri non mangiano.
Poi mi resi conto del motivo. Edward e quella che presumo fosse Bella (l'odore di carne umana era forte) erano seduti al tavolo. Entrambi si voltarono verso di me. Edward, poi, si alzò e si diresse verso di me. Mi abbracciò velocemente.
«È bello rivederti», disse.
Io sorrisi, poi mi diressi verso Bella per presentarmi. Lei, con un mezzo sorriso, fece altrettanto.
«Pancakes pronti!», esclamò Esme, versandoli nel piatto di Bella. Io guardai la zia sorridendo. Era proprio calorosa come la ricordavo. Improvvisamente, sentii una specie di nodo alla gola. Eh sì, era arrivato anche il mio turno di fare colazione. Salutai ed uscii. Quella era proprio una bella zona per cacciare. Cominciai a correre, sempre più veloce, così tanto che l'occhio umano avrebbe fatto fatica a notarmi. Mi sentivo proprio bene. Presto giunsi ad un piccolo dirupo sotto il quale scorreva un fiume. Saltai e atterrai sulla parte opposta. Continuai a correre. Ad un certo punto, però, dovetti fermarmi. Ero arrivata ad una casa. Fuori, un gruppo di cinque ragazzi stava giocando a palla. Uno di loro, invece, li guardava abbracciato ad una ragazza. Non sapevo chi fossero, ma una puzza inconfondibile comincio a diffondersi nell'aria: cane bagnato. Storsi il naso. In breve tempo, il gruppo si accorse della mia presenza. Smisero di giocare e i loro sguardi pieni di visibile odio si posarono su di me. Uno di loro, però, mi fissava in modo diverso: più che inorridito, sembrava incuriosito. Ad un certo punto, un altro mi chiese chi fossi.
«Lilith...Cullen?», risposi in tono inequivocabilmente confuso. Non appena dissi il mio nome, il ragazzo  intento ad abbracciare la sua dolce metà liberò quest'ultima dalla propria presa e cominciò a dirigersi con passo veloce verso di me, l'astio nelle pupille.
«Sam...!», lo richiamavano gli altri. Io capii e corsi via. Nella strada di ritorno, riuscii a cacciare un cervo. Tornai a casa imbrattata di sangue. Non volevo vedere o parlare con nessuno, quindi entrai dalla finestra di camera mia, spiccando un salto di almeno quattro metri. Mi tolsi i vestiti sporchi di sangue, li gettai nel cesto dei panni sporchi ed entrai in doccia.

La rivincita in amore di Seth ClearwaterWhere stories live. Discover now