Sgranai gli occhi, era una domanda stupida. Ripensandoci però, il ciclo mi sarebbe dovuto venire almeno una settimana fa.

-É in ritardo- dissi realizzando.
-Aria.. ascoltami, quando é stata l'ultima volta che hai avuto un rapporto-

Non risposi, la mia testa viaggiò subito alla sera del Gran Premio del Messico, o meglio, al post serata con Charles.

Proprio con lui avevo passato quella notte, e da quel che mi ricordo, eravamo troppo presi per pensare alle protezioni.

I muri crollarono, e si cominciarono a sentire delle voci da fuori, probabilmente la premiazione era conclusa.

E fu proprio in quel bagno in un posto abbandonato del paddock, che tutto ciò che mi ero costruita in venticinque anni, era crollato.

Lando mi prese le mani e mi avvicinò a se, e così poggiai la testa sulla sua spalla, realizzando il tutto.

-Non può essere... No Lando.. No per favore-

Scoppiai a piangere, non potevo essere incinta, soprattutto ora che i rapporti con il monegasco si erano raffreddati.

-Shh, va tutto bene, supereremo tutto insieme Aria te lo prometto-

Lando mi accarezzava i capelli, mentre le mie lacrime salate bagnavano la sua tuta che aveva ancora addosso dopo la gara.

-Aria non è sicuro, può essere anche solo un ritardo-
-Lo so Lan... ma per favore, non sono pronta-

Mi strinse a se, continuando a dirmi di stare tranquilla, ma non ero pronta.

-Ne parleremo con Carlos, e andrà lui a comprarti il test se vuoi, va bene?-

Annuii, e ci alzammo insieme. Con i pollici mi asciugò le lacrime dalle guance, e gettai la testa nell'incavo del suo collo.

Ci lasciammo un ultimo abbraccio, e poi propose di uscire ancora qualcuno si chiedeva dove fossimo, così ritornammo nella zona del pit lane.

-Eccovi! Pensavo foste morti-

Carlos sbucò da dietro alcuni meccanici Ferrari, venendo verso di me e il britannico.

-Si beh, ora siamo qui- dissi sorridendo.
-Va tutto bene? Avete delle facce- rise lo spagnolo.
-Beh, sta sera vediamoci, dovremmo parlare-
-Carlos non morire però- disse Lando.
-Chicos mi mettete paura però-
-Sta tranquillo-

Rimasi a parlare con i due, fino a quando non mi chiamò mio padre, giustamente.

Salutai i due e mi mossi a passo svelto verso il box Mercedes, per incontrare mio padre.

-Ciao pa dimmi-
-Va tutto bene? Sei pallida- disse accarezzandomi la guancia.
-Ah ehm, sì sì, cosa devi dirmi?-
-Sta sera festeggiamo, ci sarai?-
-Non so, sono molto stanca, forse rimarrò in camera-
-Va bene, riprenditi- mi sorrise per poi abbracciarmi.

~
-Chicos ma cosa mi state dicendo-
-Non é sicuro, my love, ma c'è una probabilità-

Eravamo in camera mia, io, Lando e Carlos, e gli avevamo appena detto la notizia, o almeno il pensiero.

-Aria ma.. tu cosa dici- chiese lo spagnolo scioccato.
-É un ragionamento plausibile, ma potrebbe essere una falsità, ecco perché volevamo chiederti...- mi fermai guardando Lando.
-Di andare a comprare il test- concluse il britannico al posto mio.

Lo spagnolo ci guardò a bocca aperta, e si voltò sedendosi sul letto, guardandoci con occhi sgranati a tutti e due.

Guardai Lando per capire qualche reazione nella faccia del britannico, e poi guardai lo spagnolo che spostava il suo sguardo da me al suo ragazzo.

-Di qualcosa per favore- chiesi.
-Cioè.. io? Quando? Quando dovrei andare?-
disse dopo essersi ripreso dalla trance.
-Anche ora, é tardi, nessuno potrà vederti- disse Lando spiegando.

L'aria nella stanza era tesa, e l'unica luce che illuminava quel quadrato era la luce sul comodino accanto il letto.

Le tende delle finestre venivano mosse dal leggero vento che passava da fuori, e c'era un silenzio.

Lando seduto su una poltroncina, si toccava i capelli speranzoso, io camminavo avanti e indietro per la stanza aspettando la risposta dello spagnolo.

-Ti copriremo, metterai occhiali da sole e cappello anche se é buio- continuò Lando cercando di convincere il maggiore.
-Va bene.. andrò-

Guardai Carlos e corsi ad abbracciarlo gettandomi su di lui, e lui ricambiò.

-Grazie grazie grazie-
-É il minimo A-

Lando ci raggiunse unendosi al nostro abbraccio, e ci stringemmo come non avevamo mai fatto.

Alla fine Carlos indossò gli occhiali da sole e un cappellino con la visiera nero, una felpa nera e un giubbotto, e uscì, mentre io e Lando rimanemmo in camera attendendo lo spagnolo.

Forgive me Where stories live. Discover now