Sedici

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"Detesto il freddo tanto quanto le persone che maltrattano le piante" Momo era tornata nella villa dopo mezz'ora spesa all'aperto per innaffiare le sue adorate bambine e si era rifugiata davanti alla stufa del salotto.

"Allora perché passi tanto tempo fuori casa e senza coprirti adeguatamente?" Jihyo, avendola sentita rientrare, si era decisa a raggiungerla subito.

"Perché ci tengo a far sapere a quelle creaturine che sono molto speciali per me" si era portata le mani gelate sui jeans "anche se a volte me ne pento perché finisco sempre con l'avere il sedere paragonabile ad un blocco di ghiaccio"

La rossa la stava guardando divertita "sei proprio buffa, una bambina nel corpo di una donna"

Il sorriso dell'amante della natura era sempre genuino in sua compagnia "ti piaccio anche per questo, vero?"

"Può darsi" prima di avvicinarsi a lei si era assicurata di indossare i suoi guanti, poi le aveva accarezzato le guance per trasmetterle un po' di calore "ma gradirei che la smettessi coi tuoi tentativi di ammalarti, dopo quello che ti è successo ho il terrore di vederti di nuovo in quelle condizioni"

"Ne vale la pena se poi ci sei tu a scaldarmi" non aveva esitato ad abbracciarla per farla avvicinare il più possibile, senza interrompere il contatto visivo "Jih, ho davvero bisogno di parlare con te"

"So già cosa vuoi dirmi" le aveva sistemato una ciocca di capelli dietro l'orecchio, delicatamente.

"Non mi riferisco soltanto alla nostra relazione" era stato semplice prenderle il polso per affermare la sua serietà "ho una richiesta da farti e la ritengo della massima importanza"

Jihyo era un po' tesa, una cosa che le capitava sempre quando non aveva tutto sotto controllo "va bene, ti ascolto"

La risposta della sua coetanea non era arrivata subito, infatti si era decisa a continuare il discorso soltanto dopo averla trascinata in camera sua "è molto semplice: vorrei che non indossassi i guanti quando siamo insieme. Mi sta bene se non te la senti di legarti a me come una fidanzata, ma sentirmi toccare il viso da quei cosi non mi è piaciuto per niente"

"Non credo di poterti accontentare"

"Perché? Non mi sembra di averti chiesto qualcosa di impossibile"

"È proprio quando sei vicina che devo tenere le mani al sicuro perché, anche se non fa piacere nemmeno a me, preferisco soffrire un po' al farti di nuovo del male"

"Ancora questo discorso assurdo" aveva abbassato la testa "ti ho già detto un miliardo di volte che non è successo niente di grave. Anzi, visto che siamo in vena di confidenze, la bruciatura che ho sul fianco è il mio tesoro più prezioso perché è l'unica cosa che mi è rimasta di te"

Lo sguardo della rossa era ricolmo di paura "non è tanto quello a farmi evitare di toccarti, è il pensiero di poter fare molto peggio. Se non sono riuscita a controllarmi durante un bacio non voglio nemmeno immaginare cosa potrebbe succedere in una situazione più coinvolgente"

La mora aveva fatto un passo in avanti e aveva lasciato agire il suo potere: un piccolo ma resistente laccio erboso aveva circondato la vita della sua amata, senza stringere "so che sei spaventata, ma ti assicuro che nessun tipo di scottatura potrebbe farmi soffrire tanto quanto sto facendo in questo periodo di distacco"

"Non ti stai nemmeno sforzando di capire il mio punto di vista" si era lasciata spostare dalla strana forma di vita che non voleva saperne di lasciarla.

"L'unica che non sta provando a capire l'altra sei soltanto tu perché se solo ti fossi fermata ad ascoltarmi avresti saputo che anch'io voglio bruciare per te" le stava accarezzando le braccia e si era fermata ai polsi, infilando lentamente le dita sotto ai guanti "voglio tutto di te, senza scudi o paure a trattenere quello che provi"

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