- Capitolo 7 -

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🖤 Khalida 🖤

Tormentata dai vari pensieri che mi frullavano per la testa, salutai Aiden con un cenno leggero e iniziai a camminare senza una meta precisa nei corridoi della Base, per poi fermarmi di botto riconoscendo dove il mio subconscio mi aveva portata: la Sala Armer, il mio posto preferito da quando ero piccola.
Al contrario di quello che il nome potrebbe suggerire, non si tratta solo di un magazzino per le armi, ma di una enorme stanza con alcune vetrate in stile gotico con svariate funzioni. Ad esempio, lì si svolgevano degli allenamenti che simulavano dei combattimenti aerei grazie a vari ponti sospesi per la stanza, dopotutto anche i giovani Dardenor dell'aria dovevano imparare a controllare e affinare i loro poteri, no?
Inoltre, quella stanza conteneva molte mappe dei vari territori di tutti i regni, arrotolate in maniera meticolosa insieme ad altri libri riportanti i fatti di cronaca più importanti degli ultimi cent'anni.
E poi c'era, ovviamente, la sezione delle armi. Una notevole sezione, devo dire.
Organizzata in modo quasi maniacale, si trovava in bella mostra un'ampia gamma di armi, da piccoli stiletti a mazzafrusti, spadoni e alabarde, tutte lucidate con cura.
Ogni guerriero della Base aveva delle proprie armi forgiate su misura, di solito quelle con cui aveva maggiore manualità, ma potevano capitare delle situazioni in cui poteva servire qualcosa di particolare.
In quel caso l'assortimento davanti me tornava molto utile.
Mi persi a guardare i dettagli delle vetrate, anche se li conoscevo già a memoria, e tentai di riordinare la matassa ingarbugliata che era la mia testa.
Mi era sembrato troppo semplice, sembrava quasi che il lupetto volesse farsi catturare.
Il piano ideato in fretta e furia da me e Aiden aveva funzionato alla grande, forse addirittura meglio di quanto avessimo sperato, grazie anche ad alcune piccole coincidenze che ci avevano permesso di guadagnare tempo.
Avevamo chiesto a una Dardenor della luce di nostra conoscenza di respingere, appunto, la luce in modo da rendersi invisibili alle guardie, poi neutralizzate da me, mentre dall' altra parte del Centro due piccoli uragani, cioè Lidia e Day, insieme a qualche altra loro conoscenza risalente ai tempi di quando eravamo in addestramento, stavano attuando un diversivo coi fiocchi: nelle vicinanze del Centro si trova, infatti, una vecchia fabbrica che produceva cosmetici e altre cose potenzialmente tossiche e infiammabili. Un Dardenor del fuoco poteva proteggere sé stesso e gli altri dalla furia del suo elemento e delle maschere antigas avrebbero fatto il resto.
Detto questo, lascio immaginare a voi cosa sia successo.
Tutte le guardie del perimetro est, da dove noi siamo poi usciti, erano a terra prima di poter pensare che ci fosse qualcosa di strano.
Perché quelli del Centro non hanno pensato che quel punto potesse essere a rischio?
Semplice: hanno fatto affidamento sul nostro onore, non ragionando sul fatto che anche noi siamo in grado di giocare un colpo basso, e che ovviamente la nube tossica si sarebbe propagata nuocendo anche ai civili, prima che una squadra di Dardenor riuscisse ad eliminarla.
Peccato che le nostre conoscenze fossero alcune tra le più brillanti e capaci della nostra generazione.
Io intanto sarei passata dal solito punto e avrei cercato all'esterno, mentre Aiden, ancora invisibile insieme a Lux (lo so, veniva quasi da ridere anche a me ogni volta che ci pensavo) frugava all'interno alla ricerca sia del nostro lupetto che di qualche dettaglio in più rispetto all'attacco.
Lux ha un carattere abbastanza chiuso e scontroso, ma se riesci a starle simpatica è veramente una ragazza d'oro.
E no, lo penso veramente, non solo perché ci aveva salvato accettando di farci questo favore.
Godetti ancora per un po' della vista di quella stanza magnifica, poi mi imposi di calmare i pensieri e tornare in camera per farmi una doccia.
Passeggiai con calma per i corridoi, fino a quando non vidi Orion, che in quel momento assomigliava veramente a un lupo ingabbiato, scortato com'era da sei guardie e catene ai polsi.
Aveva varie ferite sulle braccia, un livido sullo zigomo e sangue che usciva dal naso, e nonostante ciò trasudava orgoglio e potere.
Quando mi notò mi riservò un ghigno e sputò vicino ai miei stivali, aspettando una mia reazione che non arrivò mai.
Non mi abbasso a quel livello, lupetto, dovresti saperlo.
E adesso potevo dire tanti saluti alla tranquillità che mi ero prefissata per quel pomeriggio.
Avevo bisogno di scoprire di più.

~

🐺 Orion 🐺

Non sapevo bene cosa pensare.
Insomma, i loro sicari migliori erano riusciti a prendermi come se fossi un bambinetto non addestrato e per farlo ci doveva essere un minimo di ragionamento dietro, eppure appena arrivammo nella celebre Sala Bronzea mi era sembrato di percepire un grosso stupore da parte delle persone che ora erano davanti a me.
Le stesse che ora stavano esibendo la loro migliore faccia da poker, mentre aspettavano che l'Ombra e l'altra figura, che solo ora avevo riconosciuto essere colui che veniva chiamato il Lord di Ghiaccio, uscissero dalla sala.
Una volta sentita la porta chiudersi, riportai lo sguardo sui Consiglieri: tralasciando il dettaglio di non sapere se ne sarei uscito vivo o meno, questa era un'opportunità per raccogliere informazioni, e non me la sarei fatta sfuggire.
Vedevo sguardi intimoriti, sprezzanti, annoiati e decisi, ma più di tutto mi incuriosiva quello della donna seduta al centro del cerchio: lo avrei definito impassibile, ma non era vero, visto che potevo scorgerci una sorta di risentimento, o di odio se vogliamo.
E da persona sprezzante del pericolo che sono, tutto ciò non mi spaventava, ma mi affollava la mente di domande: È di sicuro la madre dell'Ombra, la somiglianza è evidente, ma che tra i Consiglieri ci sia anche il padre?
No, non sembra che ci sia nessuno con un minimo di somiglianza...
Sanno già tutto del nostro piano d'attacco o mi hanno preso proprio per scoprire qualcosa di più?
Continuai a formulare ipotesi, e a restituire lo sguardo di fuoco alla donna fino a quando l'uomo che mi teneva sotto tiro con la pistola, un bel gioiellino devo dire, iniziò a camminare verso di me fino a quando non ce l'avessi puntata alla tempia.
Forse non sapeva che il metallo è un buon conduttore...
La voglia di fargli provare l'elettroshock era tanta, ma più di tutto volevo ottenere informazioni, per cui stetti buono e feci finta di non poter slegare i miseri nodi che sempre lui aveva fatto intorno ai miei polsi.
Intanto si erano levati parecchi mormorii da parte delle guardie che avevano preso posto lungo tutto il perimetro della Sala, a quanto pare non a conoscenza di ciò che era accaduto, ma bastò un singolo sguardo glaciale da parte dell'Ombra senior per far ripiombare la stanza nel silenzio.
"Direi che la dimostrazione di superiorità è durata abbastanza, Kasper. Metti giù il giocattolino e se vuoi fare qualcosa, prendi un pugnale. Ci serve vivo" commentò lapidaria verso il Consigliere che come un soldatino si affrettò a svolgere quanto richiesto.
Come se mi servisse l'ennesima conferma di chi comandava realmente lì dentro, nessun altro fiatò per il tono rude con cui si era rivolta a un suo pari.
"Ora, credo che non serva spiegarti la tua posizione per spingerti a collaborare, vero Lupo?" commentò poi rivolta al sottoscritto, la minaccia di violenza che brillava chiara come la lama del pugnale di Kasper.
"E io ripeto che non ho alcuna intenzione di rispondere, non mi avete ascoltato prima?" replicai con un ringhio.
Non proprio la più accomodante delle risposte, lo sapevo, per cui ero preparato al pugno che arrivò in risposta.
"Kasper, giuro che quando mi libero ti ritornerò il conto con gli interessi" pensai mentre sentivo il naso iniziare a sanguinare per colpa dell'anello d'oro che portava al dito, ma non mi mossi e non lasciai trapelare nessuna emozione.
Come se un po' di dolore fosse sufficiente a farmi cantare come un uccellino.
"Suppongo che spetti a me farti cambiare idea allora.
Ti va di fare un gioco? Accumuli punti se dai la risposta giusta, ma teniamo il conto di ogni risposta sbagliata.
Allora iniziamo...quali sono le intenzioni di Ketax?
Quanti uomini avete programmato di mettere in campo?"
"Bene, allora hanno bisogno di me, non sanno ancora nulla, solo che programmiamo di attaccarli" pensai con feroce soddisfazione, ma non risposi, mi limitai a sorriderle con arroganza.
Alla mia reazione, lei sospirò e fece un cenno a Kasper, che si premurò con piacere ad esaudire la richiesta: mi si avvicinò e col pugnale tracciò due tagli, uno per ogni domanda a cui non avevo dato risposta.
Questo gioco continuò ancora per un bel po', fino a quando anche lei non gettò la spugna e decise che per essere il primo interrogatorio poteva bastare.
"Cari Consiglieri, siamo a 1 a 0 per Ketax.
Dovrete sforzarvi un po' di più, il tempo non è dalla vostra parte ormai" meditai mentre mi ammanettavano e mi scortavano fuori dalla Sala Bronzea.

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⏰ Last updated: Mar 02 ⏰

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