Desideri

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Sono già due settimane che, ininterrottamente, Roma è piovosa e i gemelli non mettono naso fuori casa se non per andare a scuola e a calcio.

Simone è sceso per fare la spesa, mentre Manuel si è buttato in doccia prima di uscire con i colleghi di lavoro. Quella sera la cucina sarà il regno del corvino che, per alleviare la mancanza dell'altro papà, ha deciso di mettere su una cenetta a base di carbonara, con l'aiuto dei figli.

«Se la giocano!»

«Se la giocano, davvero?»

«Davvero, se la giocano» Jacopo lo sottolinea ancora «Me l'ha detto Asia che questi due Pokémon hanno proprietà diverse. Quello è leggendario e questo è speciale» spiega saccente «Gli speciali fanno parte dei leggendari, ma non si possono usare sempre. Però sono forti entrambi, capito?» «Più o meno. Prendo le carte e facciamo una partita?» «Prendi le carte».

Il primo round è vinto da Niccolò, il secondo invece se lo attesta Manuel che, uscito dal bagno, non ha perso tempo a giocare con i bambini.

«Secondo me papà è geloso se esci così bello» «Mhm. Sicurissimo!» le guance del maggiore si fanno lievemente rosse perché, dopo tutto quel tempo, accertarsi quotidianamente dell'amore di Simone per sé, rimane una grande vittoria.

«Papà sa che lo amo» afferma, poi si porta davanti allo specchio e allaccia i polsini della camicia blu notte che sta indossando «Non insinuate cose strane».

«E allora quando vi sposate?»

«Cosa

«L'anello, la chiesa, la festa. Un matrimonio papà» «Il vostro matrimonio! Eddai, perché non vi sposate» spruzzano euforia da tutti i pori per via di un'idea venuta pochi minuti addietro. La stessa che, in realtà, tutti hanno nel petto da un pezzo, ma dirla a voce fa quasi paura, mantenerla nel petto concede una lieve spensieratezza che concede ai giorni di procedere, quasi dovessero arrivare a quella meta lì.

La porta si apre, lasciando apparire Simone dietro ad essa, e il tentativo di Briciola di uscire fuori, lo fa capitombolare a terra con tanto di pacchetto di pastasciutta che rotola sotto al porticato di Villa Balestra.

Manuel direbbe una fandonia se ammettesse di non pensare più alle parole dei figli, tant'è che gli frullano in mente finché non sta per uscire.

«Sei bellissimo» Simone gli schiocca un bacio sulle labbra «Però ancora non ti sai sistemare il colletto alle camicie, vieni qua» ridacchia e, afferrato il polsino altrui, l'attira a sé, incastrandolo da le proprio gambe.

«Lo sai che non le sopporto ste robe» borbotta «Fosse stato per me, sarei andato in felpa» «Peggio ancora» inveisce il minore «In quel modo sei ancora più bello. Ti tengo d'occhio Ferro, attention» marca la parola in inglese facendo ridere il fidanzato.

«Ahia, m'hai beccato. Avevo proprio intenzione di scappare e non farmi trovare mai più» gli prende il volto tra le mani e, attentamente, ne bacia ogni centimetro «Vedi? Non ti sopporto proprio» «Vedo, vedo» ride sulle sue labbra, poi lo fa girare e sistema il lembo di tessuto spiegazzato.

Ora sì.

Manuel si avvicina ai figli, lasciando sulla testa di ognuno un bacio. Saluta nuovamente Simone e «Se avete bisogno, chiamate. Non mi ci vuole niente a rientrare» si premura di dire prima di uscire.

La cucina viene subito presa d'assalto da ciotole, mestoli e ingredienti vari, con sottofondo un cartone alla televisione.

Simone pare agitato, Niccolò e Jacopo lo notano dal tremolio delle sue mani, così come dall'essere stranamente taciturno, quindi non perdono tempo per venire a capo della situazione.

«Che c'hai papà?» «Sei un po' strano .. sei per caso stanco?»

«Stanco? No, no» prende posto su una sedia «Solo che .. uhm papà ha fatto una cosa prima» sospira «Cioè in realtà sono vari mesi che ci pensavo e — e dopo aver fatto la spesa sono andato in un posto ed ho comprato una cosa per papà» le guance gli si sono fatte rosse, le mani sudano un po' e, nonostante i pochi gradi esterni, quel maglione pare fin troppo pesante per fasciargli il corpo.

«Prendiamo un cane?» «Andate in vacanza?» le loro menti si sbizzarriscono, ma Simone continua a scuotere il capo, finché non fa cenno loro di seguirlo fino in camera.

Si siedono col sedere sul lettone e, attentamente, seguono i movimenti che Simone compie fino ad aprire davanti ai loro occhi una scatolina contenente due anelli.

«Oh porca miseria! Papà!» «Il matrimonio! Papà non ci credo!» si tirano su in piedi sul letto e prendono a saltellare felici «Quando vi sposate?» «Veniamo anche noi in vacanza con voi o ci lasciate coi nonni?» le domande cadono giù a fiumi, ma Simone non sa rispondere per via di un'ingente preoccupazione che i gemelli paiono cogliere.

«Perché hai la faccia triste?»

«Non sei felice che ti sposi con papà?»

Sospira ancora e «Sì, certo, ne sarei felice se lui mi dicesse di sì, ma ho paura che sia troppo presto o — oppure di sbagliare qualcosa» vorrei essere coraggioso come voi «Io lo so che papà mi vuole bene, ma non voglio mettergli pressione».

«Ma pure lui ti vuole sposare papà! Ce l'ha detto oggi, più o meno» Jacopo, che non sa tenersi un cecio in bocca, racconta quanto accaduto in sua assenza, facendo tornare il cuore di Simone un po' più leggero.

Quella sera si scandisce così, tra chiacchiere riguardanti il futuro grande giorno, mentre al tavolo si consuma una carbonara fatta da due piccoli chef.

Manuel rientra presto, sorridente di essere di nuovo alla base, ma trova tutti e tre appisolati sul divano. Simone sta nel mezzo e i gemelli dormicchiano uno sul braccio e l'altro sulla coscia; alla tv scorre Il re Leone e alle sue orecchie giunge la battuta sulle stelle dei grandi re che vegliano chi si trova ancora sulla Terra.

Lui non lo sa chi c'è sopra il tetto della sua casa, così come non può immaginarsi il corso della propria vita, tortuosa o piana che sia; sa solo che vuole viverla accanto a Simone, in compagni del suo figli, per mostrare loro quella molteplicità di puntini luminosi che, in un recente passato, hanno ascoltato la sua parola, avverando i suoi desideri.

Quella sera si sarebbe voluto ripetere, chiedendo di rimanere con loro tre per sempre, ma - forse - non era poi così necessario. Qualcun altro già ci aveva pensato e, con un po' di pazienza, ogni altro desiderio sarebbe diventato realtà.

Un Rullino di RicordiWhere stories live. Discover now